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Diglielo con lo stridio delle rondini che siamo ovunque: ‘I nomi’ di Laura Pugno (a cura di Annachiara Atzei)

Quella di Laura Pugno è una poesia circolare. Parte dalla ricerca del proprio io per ritornare all’io ancor più carica di significato. Il dispositivo attraverso il quale ciò avviene è la nominazione e, non a caso, I nomi è il titolo dell’ultima raccolta dell’autrice edita per La nave di Teseo. Intorno agli interrogativi che riguardano una condizione soggettiva, si sviluppa una capacità creativa quasi metafisica che passa per l’altro da sé e, grazie all’uso del nome, riscopre una radice precisa e trova appagamento e risposte.
Il cuore del suo lavoro è nel tu, non solo con accezione affettiva ed emotiva, ma anche come tappa necessaria di ricostruzione dell’identità. Una mente desiderosa di presenza e appartenenza lo invoca e gli dà vita cominciando un dialogo capace di portare alla luce ciò che prima era ineffabile. Nel percorso verso l’intimità più profonda, il tu cambia pelle: perde il significato di cosa lontana e diventa forma del mondo. Nel rivelarsi, uscendo dal “bosco dove si nasconde ciò che non ha nome”, cancella il concetto di tempo e spazio, elimina la causa e l’effetto e inizia a coincidere con tutto ciò che esiste, con l’immanente e il trascendente: “nessuna differenza/ tra il tuo corpo/ e il corpo d’acqua e il corpo del sole/ il corpo e la lingua pensato e pensabile,/ il tuo,/ alfabeto catalogo dei gesti,/ il tocco sulle guance,/ il bacio sulla fronte sulla bocca” si legge in un verso da cui traspare che il distacco dato dalla morte, dal non detto o, talvolta, dal rifiuto, è del tutto annullato.
Questo cammino intriso di attesa è una rivoluzione di senso e di sentimenti. Intercettando le direzioni molteplici del pensiero umano, Cristina Campo scriveva che “nessun sentimento o pensiero regge a lungo isolato ma ciascuno si capovolge rapidamente nel suo opposto. Così la privazione è subito nutrimento, la volontà consenso, il dolore sentimento compiuto della presenza”. Così fa Laura Pugno che, nel ritrovare l’io nel tu e accogliendolo, lascia che le sensazioni mutino e che dentro di sé trovi luogo un’altra idea dell’esistenza.
Ciò che rende possibile questa operazione è la potenza dei nomi che funzionano come dispositivo di conoscenza e di relazione e consentono all’altro di farsi strada nel cuore. I nomi sono parole prime attorno alle quali la scrittrice costruisce un universo. Hanno carattere ontologico. A loro attribuisce capacità generatrice o, addirittura, di destino. Se la perdita è una crepa buia e la memoria un limbo malinconico, la poetessa scrive come se non volesse separarsi dalle cose e, con i suoi testi, lascia che penetrino in lei per sempre.

Ne L’Aleph, Borges va in estasi davanti al quadro dell’amata Beatriz Viterbo appeso alla parete della casa di Via Garay dove vive il cugino Carlos Argentino Daneri, e scivola nella sua immagine e nel suo nome quasi come se volesse afferrarne il segreto. In questo libro, Pugno, con la stessa disperata tenerezza ritrova il valore più profondo di nomi a lei cari – quelli di Anna e Maria, le donne della sua famiglia – e così di tutti i nomi e del suo, in un Aleph personale in cui ogni cosa sta insieme contemporaneamente: il tu e l’io, il mondo intero e ogni sua parte, la sabbia e l’erba, il corpo e la lingua, la luce del sole e l’ardore del fuoco, il silenzio e la parola. “Le parole sono il nome d’amore e gli altri nomi del mondo”, dice l’autrice, dalla cui penna la scrittura fiorisce magistralmente ogni volta. La consapevolezza non è mai casuale, e la consapevolezza di amare può essere l’esito di una ricerca del dire, del trovare la parola esatta che collimi con il sentimento. Come modi del visibile e dell’invisibile, i nomi sono tutto l’esistere e svelano il meccanismo dell’amore.

Di Annachiara Atzei


Cinque poesie da I nomi (La nave di Teseo, 2023)

La mente crea
il tu dalle menti e dai corpi,
il tuo,
i tuoi,

il tu che è il bosco dove si nasconde
quello che non ha nome
ed è detto
luce, stella, con intermittente
il suo – perduto, perduto –
codice Morse.

La sola lingua che conosci
la forma che conosci come amore,
in uno,

assoluto,
assoluto.

Così ti parla, mente corpo
tra menti e corpi, e le parole –
ogni tua parola –
sono il nome d’amore e gli altri nomi del mondo.
*

Dillo allora,
diglielo con lo stridio delle rondini
che siamo ovunque,
non esiste distanza,
quello che dicevano gli uomini della divinità.

L’umano del divino,
o delle anime dei morti.

Come il pensiero di te
appaiono all’alba e al tramonto:
il luogo comune,
la prima e ultima cosa. In realtà
il primo e ultimo movimento della luce
e il luogo della luce,

o giorno,
o notte.

Non esiste distanza, le rondini dicono questo
– diglielo –
ed è detto a te.

*

Il dio solare è il dio,
dici alla fine,
la fine inizio e inizio,
inizio e tempo

tutti gli stormi, branchi,
diventati falchi,
Anna, o

Maria muore
in questo inizio, ed è il suo nome
ogni nome

scritto sul corpo col sale del corpo
perché la ferita bruci:

i nomi sono nomi, non dire
cancellati nell’erba, la sabbia
di’: l’erba, la sabbia,

tu sei acqua di mare, Maria
una vita minuscola, e la tua.
*

Il fuoco dentro la cosa – la
pietra – appena visibile
in un colore dorato, il tuo
colore oro, il tuo nome
che è il sole: ti dice anche

che solo verrà fuori al tatto,
che il fuoco è toccare essere toccati

e che la parola è tua – occupando
ora quella posizione, il tu,
il bianco degli scacchi,
muove per primo – sei tu
che metti la parola nelle cose,
la vedi visibile
o nel piccolo o nel grande animale
che la parola apre albero aperto al fulmine.
*

Che tutta la poesia d’amore è poesia in poesia

che non esiste altra lingua per dire
parola pensiero parola mondo sarà anche solo
lallazione lallare il mondo con una parola
che è solo di cose prime parole prime

e quindi nomi,
e il potere che non è potere
che il corpo che è danneggiato non rialzerà,

che è solo che i mondi possibili, lasciarli vedere
come veri perché sono veri, paesaggio che scorre

come ora che la Terra ti appare dall’alto in aereo
bellissimo fondale del mare,

e il mare brucia ovunque, arde di ardora

vedi questo con la mente

tutto il mare in alta fiamma
in luce che è dovunque dove sei –

Una replica a “Diglielo con lo stridio delle rondini che siamo ovunque: ‘I nomi’ di Laura Pugno (a cura di Annachiara Atzei)”

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