L’individuo superfluo (LietoColle 2022), concetto astratto e molto wi-fi, di Francesco Tripaldi, non è poi così superfluo perché la rete, che nella sua accezione concreta più comune richiama al significato/funzione di cattura, è anche un non-luogo.
E, in ognuna delle sue ipotetiche maglie, insidia e lusinga si annodano al tuo collo.
La rete poetica qui si traduce in una scrittura al neon, e lampeggia. Questo lampeggiare esteso ha a che fare con l’essenza di ciò che siamo diventati, di ciò che la storia, per come ce l’hanno raccontata, ci ha insegnato. Siamo il reflusso un po’ acido di questo presente diventato un algoritmo, incasellato in quelle immagini ‘solo strisce pedonali’: si accede a qualsiasi cosa cliccando il tasto giusto, cliccando la pancia della persona giusta.
Dall’interfaccia grafica, all’interfaccia emotiva il passo è breve; breve perché la tecnologia è uno strumento apparentemente facile da maneggiare, ma più complesso da gestire: ha un rapporto con la realtà che plasma il vero. È il filtro dei filtri. Ma non significa che tutto questo, oggi, non possa tradursi (anche) in poesia.
D’altra parte c’è ormai qualcosa di molto tech che determina un’emozione o un’aspettativa, la spunta blu, le mail non lette, Dio che è in errore: “In principio era il Bit”.
E in una logica di questo tipo chi è vittima? Chi è complice? Controlla le notifiche nel frattempo.
-Giulia Bocchio

‘GLITCH’ DI SISTEMA
La statistica non considera
gli amori dissennati,
i cigni neri o sé stessa
quando la interroghi
con seducenti questioni
da alcolista freelance.
Se lo facesse,
l’aspettativa adattiva
tradirebbe il risultato della ricerca,
un glitch nei libri dell’Apocalisse
rivelerebbe
la peluria sull’avambraccio della Vergine,
i conti offshore degli arcangeli,
l’identità della madre surrogata del nuovo Messia.
Piani millenari compromessi
dall’idea stessa di probabilità.
Meglio non chiedersi nulla,
abbracciare il destino
con lo spirito del kamikaze
e guardare il mondo
attraverso
i misteriosi occhi rossi
dei conigli.
*
L’EFFETTO ‘DUNNING-KRUGER’
DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
In una stanza piena di fiori che muoiono
Siri mi riferisce che dall’analisi del tasso di umidità,
dalla composizione minerale del terreno,
dall’irradiazione solare,
si evince chiaramente che io non abbia il pollice verde.
Io le rispondo che probabilmente ha ragione,
il mio dito più sviluppato è sempre stato il medio.
Volevo solo migliorare la user experience di ciò che l’uomo chiama vita,
mi dice.
Definisci vita, allora.
La vita è ciò che cercate su Google.
Ok Siri, allora dimmi cos’è l’effetto Dunning-Kruger.
Certo. L’effetto Dunning-Kruger
è una distorsione cognitiva a causa della quale
individui poco esperti in un campo tendono
a sopravvalutare le proprie abilità auto-valutandosi, a torto,
esperti in quel campo.
Appunto Siri.
Dimmi cos’è la vita in una stanza piena di fiori che muoiono.
La vita in una stanza piena di fiori che muoiono
è l’estasi di fronte ad una marina di Turner,
le lance di un blazer sartoriale,
l’illusione della fuga di chi corre sul posto
pensando di non consumare la suola delle scarpe,
la fermentazione del mosto,
sfidare la sorte con pensieri ipotetici di terzo tipo,
vincere il razzismo degli algoritmi
e come Leonida alle Termopili,
riscrivere il mito.
Non male Siri, ma non penso sia esattamente così.
Per me la vita in una stanza piena di fiori che muoiono
è fallire in maniera spettacolare,
solo noi uomini lo sappiamo fare.
*
E-POCA
Se cerchi nel web
il web cerca dentro di te;
senza nemmeno faticare tanto.
L’e-pica della pirateria informatica:
segreti industriali,
cordoni ombelicali digitali,
ricette per biscotti in linguaggio binario.
L’aspetto coloniale di una faccenda post imperialista
è il nostro vivere di esigenze improcrastinabili,
di amori a grandi linee.
Questione di evoluzione convergente.
Come certe fragole
siamo rossi solo in superficie.
Un cupio dissolvi
di corpi celesti e beta bloccanti.
*
L’INDIVIDUO SUPERFLUO
(come hackerare la democrazia)
Da questo sedicesimo piano, il centro città sembra
un altare ai piedi del quale abbiamo sacrificato la
sopravvivenza del genere umano. I database del
governo sono zeppi di alibi con cui è stata giustificata ogni devastazione.
Un crocefisso al neon sbilenco trafigge le nubi
all’orizzonte. Quel crocefisso segna il punto in cui
hanno trovato il cadavere di Dio: morto di overdose
sul pavimento di uno strip club di periferia.
Dicono avesse ancora la bocca un po’ sporca di salsa
cocktail.
Un tempo era la Divinità, il titolare del trattamen-
to dei nostri dati personali, inclusi: voti, preghiere,
fioretti, sacramenti, confessioni, ex voto, ed ogni
altra forma di devozione ed idolatria; tutti conser-
vati in sconfinati data center sotto la Città del
Vaticano.
Tuttavia, se la fede e la speranza avessero significa-
to davvero qualcosa nel 21esimo secolo ci avrebbe-
ro fatto firmare un’informativa privacy per il regno
dei cieli, ma Amazon Web Services è parso più tra-
sparente ed affidabile.
Laggiù, tra i resti del vecchio mondo, truppe di ratti
tre occhi devastano i seminterrati dei grattacieli,
venti di gas blu – diossina spazzano isolati infestati
di cellophane che produce convulsi fruscii
intrappolando lepri glabre e antilopi dalle corna come
antenne ad elica. I parcheggi dei centri commerciali,
un tempo ampi e rassicuranti,
sono squarciati da esalazioni di fosforo provenienti dal sottosuolo.
L’uomo produce letteralmente solo sterco.
Ci hai mai pensato, cara mia?
Hai mai pensato che la legalità è solo una questione di potere.
Il potere determina ciò che è giusto e ciò che è sbagliato,
non il contrario.
Sembra assurdo ma anche la schiavitù è stata legale.
Probabilmente lo è anche oggi in forme
forse ancora più ipocrite e subdole.
Il modello di business più scalabile dell’economia
moderna è ancora composto essenzialmente da
forme di schiavitù e se, nella storia dell’uomo, l’istituto della schiavitù è stato più volte abolito, demonizzato e rinnegato, il commercio degli schiavi
non lo è stato mai.
Verdùn, nella nuova Francia, la fabbrica di eunuchi
provenienti dalla nuova Polonia, i bambini Restavek sull’isola di Haiti,
ora sommersa, la vecchia
Italia: clitoride d’Europa; sono solo alcuni esempi.
Un uomo non è destinato ad usare un altro uomo
come un fine – diceva San Tommaso –
ma certamente è possibile affermare che gli uomini utilizzino
comunemente altri uomini come mezzo.
(…)
Testi tratti da L’individuo superfluo, di F. Tripaldi
Francesco Tripaldi (Tricarico, 1986) è un avvocato specializzato in materia di protezione dei dati personali. Vive tra Milano e Bologna. Nel 2019 pubblica la sua prima raccolta di poesia Il machine learning e la notte stellata (Collana Gialla – LietoColleEditore). Nel 2020 compone i testi delle canzoni Gargoyles, Livido e Mantra per il progetto musicale “Nikita”.
Suoi lavori sono apparsi in varie riviste e antologie. Tra questi: Viaggi di Versi, Pagine Editore in Antologia Poeti e Poesia 2012; Dio non ci assolverà in una mattina poco digeribile, in I racconti dello scontrino, Bohumil Edizioni, 2012. Autogrill interstellare è presente in «Il Segnale» n. 104/2016; I 34 passaggi per creare un’esplosione è presente in Cerco poesia anche dove non c’è, Edizioni Fernandel, 2019; E-Poca, Social Engineering, Dinamica Asociale e Poesia artificiale sono presenti in Generazioni di poesia sulla rete, edizioni puntoacapo, 2021.