ArchiVolti #3: Nanni Angeli, La ‘janna a Lianti

Non sono rari gli studi sull’architettura “tradizionale”. Spesso hanno un fine semplicemente documentario per tracciare un “inventario” della memoria a fini conservativi museali. Altri tipi di ricerche invece tendono a riscoprire la dimensione dell’edilizia “rurale” per recuperare quegli aspetti architettonici che si sono sviluppati nell’ambito di strutture sociali ben definite attraverso usi, comportamenti, relazioni e (forzatamente) linguaggi, ma il più delle volte rimangono legati a un limitato contesto regionale etnografico e risulta impossibile arrivare alla definizione di un “corpus” che sia base per una riprogettazione anche normativa nell’ambito della ricerca paesaggistica. Nel 1979 esce per la CLUP edizioni “La costruzione del territorio, uno studio sul Canton Ticino”, un importante testo a cura di Aldo Rossi, Eraldo Consolascio e Max Bosshard in cui si evidenzia l’importanza della conoscenza del patrimonio storico-architettonico al fine di preservare le peculiarità di un territorio storicamente costruito. Lo studio in questione partiva da una ricerca della Scuola Politecnica Federale di Zurigo che applicava diverse metodologie tra cui quella dell’inventario del “Heimatschutz”, al fine di salvaguardare i cosiddetti “Landschaftsbilder” (quadri paesaggistici). Il testo, che analizza le abitazioni rurali e di montagna dell’Engadina nel loro essere struttura urbana complessa, rivela via via la necessità di andare oltre la conservazione “mnemonica” del paesaggio e approfondisce così le evoluzioni tipologiche di un paesaggio che si modifica attraverso dinamiche ben più complesse. Quaranta anni dopo ancora si sente fortemente la necessità di ricerche strutturate sul sistema paesistico e non mancano esperienze di ricerca, analisi, mappatura o addirittura laboratoriale (il caso dell’associazione Lhi Mestres che si occupa del recupero della tradizione costruttiva rurale dell’alta Val Varaita). Uno studio che merita sicuramente una sua valorizzazione (oltre il fine documentaristico etnografico) è quello portato avanti da Nanni Angeli, fotografo sardo che tra il 2010 e il 2011 si è occupato di una ricerca sulla struttura dello Stazzo, unità abitativa rurale e cellula socio-economica della società contadina gallurese fino alla prima metà degli anni 60, al fine di mostrarne ancora la sua originalità e interesse, pur avendo perso, in molti casi, la propria funzione originaria. Il lavoro di Nanni Angeli, La ‘janna a lianti (La porta a levante) è un racconto fotografico che entra nelle dinamiche evolutive di una società che ha adeguato la funzione della struttura da luogo tradizionalmente abitativo a casa di sosta temporanea (pastorizia per esempio) o villeggiatura. La narrazione non è solo tipologica, quindi, anche se, come viene scritto sul sito, la ricerca era mirata alla realizzazione di un corpus di immagini di elevata qualità artistica e documentaria, da destinare al Centro Regionale del Catalogo, finanziata dalla Regione Autonoma della Sardegna, a cura dell’I.S.R.E (Istituto Superiore Regionale Etnografico della Sardegna. La visuale proposta non si limita alla catalogazione o alla visione del contesto paesistico col rischio, appunto, di non uscire dal principio dei “Landsschaftsbilder“. L’occhio del fotografo è già inserito in un possibile futuro e si adatta a un contesto già forzatamente globalizzato le cui tracce o possibili stimoli evolutivi si evidenziano nella puntualizzazione degli oggetti, degli spazi relazionali, della gestualità. Lo Stazzo diventa quindi simbolo della possibilità di una memoria di evolversi, crescere e adattarsi a una diversa organizzazione economica e sociale. La ‘Janna a lianti è il carattere tipologico “comune”, la porta sita sempre nella zona non esposta ai venti dominanti e l’accento su questo aspetto è la definizione di un punto di partenza ri-progettuale che è l’adattamento al paesaggio; la ricerca fotografica si sviluppa poi in una narrazione contestuale dove oggetti e spazi si definiscono anche attraverso relazioni linguistiche e non per questo rimangono “vincoli” ma si inseriscono in una possibilità di adattamento perchè come nella poesia di F. Ponge, gli oggetti che Angeli ci mostra non solo solo “strumenti” in quanto soggetti a uno sguardo funzionale, ma sono parte integrante dell’abitare.

© Iacopo Ninni

Immagine: Stazzu Petra d’Arana. Particolare della cucina economica © Nanni Angeli


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