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Da corpo a corpo. Incontro-performance oltre la violenza

di Anna Franceschini e Roberta Sireno

[Il 25 novembre, a Sasso Marconi (Sasso Marconi, Sala Mostre Renato Giorgi, Via Del Mercato 13), in occasione della giornata contro la violenza sulle donne, si terrà il consueto appuntamento organizzato dall’associazione culturale Le voci della luna. In questa evenienza diversi artisti saranno chiamati a intervenire. Si pubblica qui la descrizione dell’incontro-performance ideato da Anna Franceschini e Roberta Sireno (associazione ComPari) che avrà luogo alle ore 19.30.]

corpo a corpo

La fantasia ci offre l’opportunità di immaginare noi e gli altri in maniera diversa; essa fa sì che il possibile ecceda il reale, indicandoci un altrove e, qualora sia incarnato, offrendogli una casa.
(Judith Butler)

Organizzare un evento per il 25 Novembre, data in cui ricorre la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, è un processo difficile e delicato perché si rischia spesso di  offrire un’immagine stereotipata e neutralizzante sulla violenza di genere. In particolare si vuole evitare di illustrare una situazione di violenza che ruoti intorno al vittimismo femminile per non cadere in pericolose contrapposizioni che vedono solitamente la donna subalterna a un uomo che è il suo carnefice. Facciamo riferimento a spot di sensibilizzazione riguardo a tale tematica, che rappresentano la donna con evidenti ematomi in pieno volto e dall’aria impaurita. Non si vuole negare alla vittima di esserlo, ma vorremmo poterci allontanare da una rappresentazione del femminile debole e remissiva, come se potesse per natura essere oggetto di sopruso, e rivendicare un femminile che possa affermarsi ed essere presentato come già ad un passo dalla propria acquisizione di libertà e affermazione di sé.
Vogliamo altresì evitare di irrompere nel luogo angusto, angosciante della violenza come osservatori distanti che turbano uno spazio già ampiamente invaso e calpestato con immagini, morbosi racconti, elencazioni e numeri della violenza. Un voyeurismo invasivo e spietato che sembra quasi provare patologico godimento nel mettere a fuoco da tutte le angolazioni, nei fatti e nei corpi martoriati, le scene, violentando ulteriormente.

Al di là delle mistificazioni e degli idealismi, si vuole focalizzare l’attenzione sulla materialità dei corpi, sulla vulnerabilità dei corpi e sulle differenze tra i corpi. L’idea è, dunque, organizzare una performance dei corpi che mostri una pratica della negazione, e quindi, all’opposto dell’autodeterminazione, che però riguardi tutti, uomini e donne, senza dimenticare la comunità LGBT. Ogni parte del corpo presenta uno svuotamento di significato, una confusione di senso, un malfunzionamento doloroso e incespicante. È necessario rifare il proprio tempo, tornare indietro al tempo perduto e ricostruire i sensi e i significati che ci affermano come individui liberi. Questo è il compito di ognuno di noi, a partire da un’esperienza dolorosa di violenza come esperienza conoscitiva. Non serve creare luoghi di isolamento e protezione mentali, dove lasciare agire indisturbata la violenza: il corpo va ricreato, rappresentato ed illustrato in un’atmosfera ‘empatizzante’ che coinvolga tutti.
Organizzeremo un evento performativo con alcuni giovani, mettendo in scena, quindi, diverse parti del corpo, da una mano a una bocca a una gamba, per vedere come esse rispondono a determinate forze della negazione e come esse, soprattutto, elaborano una sorta di mobilitazione o resistenza creativa al di là delle cornici restrittive del dominio e della limitazione eteronormativa. Questi corpi, posti l’uno accanto all’altro e di fronte ad un pubblico di ascoltatori in uno spazio intimo, attivo e produttivo di nuovi significati, vogliono trasmettere una percezione non negativa, ma viva e vitale in un’atmosfera collettiva, coinvolgente e solidale. Sono anche forme di dissidenze contro i differenti meccanismi dell’oppressione e dell’invasione, da quelli politici, sociali a quelli più quotidiani e subdoli: il tentativo di questa performance, che organizziamo per il 25 Novembre a Sasso Marconi, è adottare una pratica della fantasia che si muova verso una visione più estesa, trasversale e vitalista dei corpi, facendo esplodere categorie mentali, sociali e sessuali. Si vuole rispondere, dunque, alla violenza di genere con situazioni performative che esprimono interconnessioni e proliferazioni vitalistiche, enunciando nuovi soggetti che superano il regime di controllo e di produzione del genere e della sessualità: questi nuovi corpi, questi nuovi soggetti tenteranno di inventare altre forme di presenza, che siano plurali, affermative, sincroniche, trasposte e fluide.


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