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io sono il vuoto
io sono la casa
io sono lo scoglio
su cui batte l’acqua
io sono la pozzanghera
scivolosa di alghe
io sono il tuo primo cassetto
il tuo blocchetto di ricevute
aperto
il giorno esatto dell’ultima
. piega
di calcina piovutaci dentro
di un mazzetto di chiavi
. uguali tutte per aprire
il primo cassetto
io sono il tuo primo ripiano
nella cabina armadio
dove c’è il diario che ha
legato e diviso e separato
. sorella e fratello
. sovrumana ragione
perderò anche forse quello
io sono il tuo costume blu
madreperla sospeso
sul participio prestato
giace piegato nell’armadio
per questo presente anno prossimo
. da portare
io sono la casa vuota
la casa dei ricordi
la me minore non accompagnato
la me minore
che perde terreno
la casa del ripiano
non è la casa dei ricordi
ma il diario le lega
finché il mercato edilizio
non riprende la corsa
allora sarò la tua casa
. abbandonata sarò una casa
che guarda allo specchio
. ovale
un buco che attraversi lo sguardo
che stenta a capire come la carne
. continui la strada
e il cuore a battere
e il cervello questo cervello
. a pensarti
e gli arti a muoversi
nella fatica di portare quel buco
senza più casa
senza diario
. senza essere
. vibrato dall’ultima lettera
dell’alfabeto
che non ho cancellato
.
2
oppio e morfina il nutrimento e
soluzione fisiologica
chi ti cambia adesso chi ti lava
una mano altra
una mano che non ricordavo
sepolta nel passato remoto
venuta dai recessi lontani
dei tuoi agropastorali
ti nutrono grandi libellule posate
. alle vene
sogni libellule
forse sei sottile e colorata
. come ali
mentre sogni forse la toscana
o il trentino
o tuo fratello piccoli
quando tutto era in essere
prima di questo
dei matrimoni
prima della prima generazione
sogni di fare una doccia
e lavare accuratamente
con piacere
quel percorso deviato
innestato sotto il getto
sogni una zuppa di pesce
o le crespelle
. ora che
al dolore ci pensano
. le libellule
.
3
c’è stata clemenza
nel tuo volare via
afferrate le libellule a cavalcioni
come non hai osato mai
hai deciso per il meglio
c’è molta più bellezza nel traslucido
di quelle ali
molto più mare
che nel letto e nelle cose
che non riuscivi a fare
nella febbre nella dieta
fuori luogo da mangiare
molta più bellezza da guardare
mentre traspari nel blu del cielo
dove la linea tra cielo e mare
scompare
.
10
mi rendo reliquia
intrecciando i capelli ai tuoi
nella spazzola non ripulita
le dita sulle dita che hanno
vissuto i tuoi capelli in decenni
mi rendi reliquia
transustanziazione attraverso
plastica e legno
nella mia mano
nei miei capelli da lavare
tingere scaldare in forma
d’uscita ufficiale
la reliquia che non si appende
al collo
che non si spilla al reggiseno
che non posa più sul tuo comodino
posa ora nel bagno
che non hai visto
una mia vita che non conosci
l’appoggio il legno sul palmo
capelli in controluce
un’ostia offerta un’anima
. ovale
.
14
potevi lasciarlo qualcosa di scritto
. una voce che dice
. né tu né tua madre
eppure ne avete viste di lotte
le lame si affilano da sole
appuntite si lasciano scorgere
tra un cespuglio e l’altro di rosmarino
. quando è forte la luce
usciranno un giorno
e verranno impugnate
e costeranno non sangue
ma rancore e orgoglio
. neppure antichi
.
20
non c’è lamento
non ci può essere in questo vuoto
di affetti
quando sei rimasta orfana di madre
il giorno all’ospedale
arrivata in tempo
per la chiamata a morto
è sempre una spola
tra la vita e l’aeroporto
e poi il giorno
che ti ho aiutata a vestirla
i collants corti
la gonna stretta i tratti gonfi
ci è scappata
qualche macabra risata
. tua madre
. mia nonna
si spezzano i fili
tra un sospiro e l’altro
e la vita è proseguita
passando la morte in secondo piano
solo un’altra soglia da varcare
e non posso più sapere quanto
la mia assenza abbia pesato
.
21
mi chiedo come ricordarti
se col viso delle fotografie
o il volto che ti ha rimodellato
il primo viaggio di dovere
c’è un che di astio per
i sopravvissuti
nel nido urbano e nero
dei miei sentimenti
e una dieta
. a prova d’atleta
che a te non hanno dato
lo sapevi dì che lo sapevi
il tuo volto finale
l’avrei immortalato
ad esserci stata
l’avrei immortalato e messo
sul comodino
a ricordare noi donne
il parlare il mio ozio
il sonno improvviso
la tua voglia di fare
e che non riuscivi
la vorrei sul comodino
plasmata di vita
non le foto del loculo
da cimitero con l’ennesimo sorriso
sano nei denti nelle guance
c’è una bellezza
che a coglierla
. fa male
.
Eliana D. Langiu è nata a Torino, dove vive e lavora. Comincia a pubblicare con Manifattura TorinoPoesia, Polaroid e Polaroid – secondo album (Torino, 2008 e 2010). È stata tradotta in Inglese e in francese, traducendo a sua volta dall’inglese la raccolta Il rumore della pioggia nel Michigan di Mariela Griffor. Nel 2014 una selezione delle due raccolte Polaroid, con testo a fronte, è pubblicata negli Stati Uniti, a Detroit, dalla Marick Press Ed.
Nel 2013 alcune poesie di Silloge del Disonore (Galassia Arte) sono uscite nel nr. 284 (luglio-agosto) di “Poesia” (Crocetti) come anticipazione della medesima raccolta. Da quest’ultimo lavoro è stata tratta la Performance per due Voci e Theremin – Dei versi del Disonore.

