Teenage Suicide (cocktail party 1989)
di Vincenzo Bagnoli
V.:—–«18.00: diametro che taglia il giorno.
——–A destra il bene, a sinistra il male…
——–male sinistro qui dentro di noi?
——–Devo scrutare il tempo futuro».
–
Che cosa ti rimproveri, Violetta?
Cosa ritieni di dover sembrare?
–
V.:—–«Cavallo di coppe, un matrimonio
——–di manifesti staccati ci unisce ,
——–mentre il re rovesciato avvilisce
——–nel giorno squallido di cristo re.
——–Spade affilate che ci trafiggono,
——–sempre in attesa, coi nervi tesi,
——–di una tempesta, di un rischio sul mare,
——–in questo tempo che poi ci sbiadisce
——–con le Ombre marine della sera,
——–in questa vita senza più gioco….
——–Perché la Morte è un bassista pazzo,
——–e batte un ritmo che è spesso in levare
——–su giri armonici a me sconosciuti…
——–e io qui a chiedermi colma d’angosce:
——–come, oh, come? e dove, e quando?
——–e quanti anni quassù aspettando,
——–sotto il pianto di notti senza stelle…»
–
Intanto Kane si stava preparando
a cominciare, con pessimi auspici:
strade confuse da fare, stanchezza,
e pochi gli obiettivi alla portata.
–
K.:—–«Sotto quell’arco un viaggiatore stanco
——–cammina, ma fino a quando non so…
——–germe di sole piantato in una
——–sera d’equinozio, sotto la luna:
——–brillava stranamente l’orizzonte,
——–schiudendo promesse lontane e note,
——–sempre in sospeso e sempre mancate…
——–nel segno di stelle ormai tramontate.
——–Fante di spade davanti all’ignoto,
——–poi cavaliere per una regina,
——–sempre sospeso e al bivio di vie…
——–Ma chi ha detto che sia quest’avventura
——–da mazzo di tarocchi la mia vita?
——–E che la mia fibra tremi e sia scossa
——–da un’azzurra Madonna celestiale
——–e dalle sue trafitture del cuore?
——–O che un bel carosello d’amore
——–settecentesco estingua il mio bisogno?
——–O che il mio viaggio sia solo un romance
——–intriso di provincia e démodé?
——–la mia ricerca mi spinge lontano….»
–
Violetta si dispera, invece; dice
che tutto, proprio tutto, muore e cade,
decade e finisce sempre in pezzi,
e poi non resta nulla da vedere.
I giochi sono fatti. In fondo è vero:
Dio è morto e il suo atarattico fantasma
si annida tra gli spettri insensati
di sterili meline a centrocampo,
un’inutilità che si trascina
dietro a ogni pena, ad ogni grigiore
che dà tormento e angoscia Violetta.
–
V.:—–«Morte, oh, Morte! Vieni! Dove sei?
——–Vieni e prendici sopra ad un autobus,
——–mentre pensiamo a cosa faremo
——–Vieni con me, ho due biglietti
——–e sono solo (oh, tanto solo:
——–questo non detto però ad alta voce).
——–E non là fuori, non là sull’asfalto
——–(freddi rottami di vetro e metallo),
——–mi raccomando, se no nel sospiro
——–sul marciapiedi, là sull’altro lato,
——–solo dopo che avremo attraversato
——–col verde, sulle strisce, in sicurezza.
——–Oppure prendici nel primo sonno
——–e prima che sogniamo, facci fuori!
——–Coglici davanti ai televisori
——–e nel silenzio dei nostri palazzi,
——–facendo piano, con gran discrezione…
——–Ecco chi sempre paziente ci attende
——–mentre indugiamo, fino ad ora tarda,
——–noi che attendiamo e siamo attesi,
——–tristi poeti languidi e sognanti
——–sotto a un romantico chiaro di luna;
——–noi cerchiamo con occhi angustiati,
——–mentre gli occhi non visti (che cerchiamo)
——–restano come un senso bruciante
——–sopra alla nostra pelle: sono il vuoto,
——–sono gli occhi sognati e non trovati
——–dai nostri occhi inquieti. Inquietanti,
——–sono questi gli occhi che incontriamo,
——–sono gli occhi sereni della morte
——–che ci attende tranquilla, senza fretta
——–e brucia i nostri occhi trepidanti
——–mentre cerchiamo un’ispirazione»
–
Violetta, vedi che è proprio la fretta
il vero guaio dei nervi malati:
puoi sempre prendere in farmacia
qualche analgesico o l’aspirina,
ma noi sappiamo che quello che cerchi
è roba forte e pericolosa…
—L’ispirazione© è una pratica lenta,
—un esercizio di respirazione:
—ad occhi chiusi O bene Aperti
—(a questo fine non fa differenza)
—bisogna eseguire un movimento
—tra il diaframma e gli intercostali
—ampliando il vuoto Al proprio Interno.
—Avvertenze E controindicazioni:
—non sono note le interazioni
—con altri farmaci ma si consiglia
—di non assumere assieme ad alcolici
—o grandi verità esistenziali
—(si raccomanda poi di far seguire
—comunque una profonda espirazione)
Ma, avendo tutti gli altri conforts,
a questo possiamo pur rinunciare:
pensa a trovare un abito adatto.
–
V.:—–«Madama morte, gentile chanteuse,
——–si fa baciare la mano galante
——–da tutti gli ospiti intervenuti;
——–tutti i poeti saranno invitati,
——–tutti vestiti allo stesso modo,
——–naturalmente in completo nero,
——–pallidi, rigidi e silenziosi».
K.:—–«Così uguali fra loro, identici,
——–dietro alla stessa tediosa facciata,
——–dietro a finestre uguali fra loro,
——–anche se poste a piani diversi
——–(spesso si parlano in ascensore).
——–Quando le lingue poi si scioglieranno,
——–Iperione, il vecchio anarca,
——–dedicherà qualche frase solenne».
–
V.:—–«Bellissimi epigrafici epigrammi
——–a tutti gli alti spiriti presenti:
——–capirsi al volo è il dono dell’artista
——–e nobilmente parlare di cose
——–belle e difficili, ed importanti,
——–muovendo appena le labbra aggraziate
——–ed atteggiate in fondo al silenzio…»
–
K.:—–«Ma gli occhi esprimono diversamente
——–segreto panico, muto terrore,
——–le bocche selvagge del silenzio;
——–e fra le nebbie di parole vane
——–e senza rima cretina o convulsa
——–si affaccia il torbido sguardo del niente
——–(nel limbo solo frammenti di nulla)»
–
Giocoliere dalla risata isterica,
hai divorato gli angeli di fuoco,
pugni di nuvole serrati in gola,
e fulmini le stelle ad una ad una.
Hai già varato la nave che veleggia
lungo lo sguardo, sopra la nebbia
del corpo, nei sargassi delle voci
e attorno alle secche della sera.
Come pantera solitaria in fuga
lungo i campi di terre straniere
il desiderio avvizzisce e muore,
accartocciato in un singhiozzo.
La tenebra ti dilegua in mondo
d’immagini vitree come parole,
guizzo di fiamma fermata che dura,
che dura sempre uguale a sé stessa.
Piangi, Violetta: piangi per l’angoscia,
in questo cocktail party avvelenato,
che tutto il tuo dolore, i sentimenti,
quello che senti non sembra aver senso,
se non banale: è senza interesse
e passerà non visto da nessuno,
un pianto che la pioggia lava via.
–
V.:—–«Oh, vorrei avere una lapide in marmo…»
–
…e invece è polistirolo espanso
abbandonato in riva al mare.
Intanto il vento arabesca piano
e non scompiglia i capelli di Kane,
sorpreso al confine dell’ultima sponda.
–
K.:—–«…era davvero un pensiero migliore
——–ristare, non guardare oltre, sognare?
——–E se poi mi svegliassi da quei sogni,
——–cosa potrei ritrovare oltre il buio
——–vuoto e il silenzio che ferma il respiro?
——–Il mio destino è un solco più profondo
——–il tempo mi divora ogni minuto
——–mi spinge come un fiume inarrestabile
——–sempre avanti in modo veemente,
——–destino che avvolge nella corrente
——–mi porta scorrendo verso l’estremo
——–bordo del mare, il fiume circolare
——–i cui flutti non scorrono più oltre
——–(e non portano nulla più lontano,
——–come la maretta lieve e distante
——–del verde mare Adriatico oscillante),
——–ma ci delimita in questo cerchio.
——–E io sono condotto via, lontano,
——–dalla portata immane del destino
——–dall’alveo gigantesco e scavato
——–da secoli di storia e da millenni,
——–da un fluire insensibile e costante
——–di ricordi, di tempo e di memoria
——–che sedimenta in strati sul fondale.
——–E anch’io sono antico come lui,
——–come un immenso fiume siberiano
——–(freddo, lontano, nebbioso e pallido
——–grigio colore di alba orientale),
——–che attraverso a steppe sconfinate
——–allo sterile permafrost gelato
——–alla desolazione del passato
——–silenzioso scorrendo uniforme,
——–sfocia infine nel mare glaciale
——–solo, eppure molteplice e vario
——–perché trascina in tonnellate d’acqua
——–ere geologiche di erosione.
——–E io qua ai confini dell’ultima terra,
——–guardando al freddo oceano inesplorato
——–trascorro e m’ingrigisco (mi consumo).
——–E in questa consunzione silenziosa
——–mi alluviono di tutti i detriti
——–travolti e trascinati da quell’acqua
——–pesante, che si intorbida e si oscura
——–e corre senza sosta dentro il mare,
——–oltre quest’ultimo lembo di terra
——–dove morire ghiacciati a 2 km dal polo,
——–sotto le bianche insegne del nord
——–dove infine si ferma la corrente».
–
Kane sulla spiaggia deserta
soltanto questo poteva pensare:
andare lontano all’orizzonte
–
K.:—–«Ailleurs, bien loin d’ici, trop tard, jamais,
——–via, travolto da un vento di tempesta,
——–attraversando questo abisso amaro,
——–nasce una cronografia più vasta
——–dalle scintille accese sulle onde
——–della notte, nel mare del futuro.
——–un altro calendario di esistenze
——–invade i miei sensi, li ottunde,
——–cancella orologi e almanacchi
—————-e cambia ad ogni istante,
—————-marea senza colore,
—————-fiumana senza storia».
–
Un grigio mare opalino di ferro
senza né forma o figura, un sogno
opaco di gabbiani al tramonto;
la luce senza toni si fa onda,
ma senza movimento, increspatura
appena sulla pelle e vibrazione.
Così è la vita, l’amore che scorre
sottoterra e mescola le acque
al triste fiume oceano circolare:
è fame senza morsi né dolore,
è istinto di volare da posati,
è sete di esistenza che non brucia;
nervo che trova una sua saldezza,
la misura del ritmo che accompagna
persino nella sosta e nell’indugio;
un vigile silenzio intenso e grigio
(accettare andare avanti durare).
7 risposte a “Un poemetto inedito di Vincenzo Bagnoli”
…e questo poemetto è già “nervo che trova una sua saldezza,/ la misura del ritmo che accompagna / persino nella sosta e nell’indugio”, segno dell’estrema consapevolezza di una scrittura che muove dall’armamentario lirico più becero dei “tristi poeti sognanti languidi” verso un orizzonte che non ha nulla da invidiare alle più lucidi dissezione di ciò che esiste, nella scrittura – [grazie]
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e devo aggiungere che è dedicato a Simona Vinci e Vittoriano Masciullo
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ah! vado subito a rileggerlo anche nel libro – oltre ai tarocchi intessuti in questi versi – dal Folle, alla Morte, alle carte delle corte e quel terribile dieci di spade, ma anche secondo me un Appeso da qualche parte – mi rimanda tantissimo, come in un dialogo, a Itti e Senia di Michelstaedter .- lì erano i figli del mare in odor di suicidio per tornare a un mondo accogliente e perduto. Questa però è una risposta che resiste e non si arrende. (Francesca)
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cioè vado a rileggermi anche deep sky sono sicura di trovarci dei rimandi familiari! caos come sempre.
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in effetti c’era proprio Michelstadter dietro, anche se non me lo ricordavo :-)
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gran classe
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L’ha ribloggato su RIDONDANZE.
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