Marina I. Cvetaeva – poesie da riscoprire (terza puntata)(post di natàlia castaldi)

I versi crescono come le stelle e come le rose,
come la bellezza - inutile in famiglia.
E, alle corone e alle apoteosi -
solo una risposta: "Di dove questo mi viene?"
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Noi dormiamo, ed ecco, oltre le lastre di pietra,
il celeste ospite, in quattro petali.
Mondo, cerca di capire! Il poeta - nel sonno - scopre
la legge della stella e la formula del fiore.
(14 agosto 1918)
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La spensieratezza è un caro peccato,
caro compagno di strada e nemico mio caro!
Tu negli occhi m'hai spruzzato il riso
e la mazurca mi hai spruzzato nelle vene.
Poiché mi hai insegnato a non serbare l'anello,
con chiunque la vita mi sposasse.
A cominciare alla ventura - dalla fine,
e a finire - ancor prima di cominciare.
A essere come uno stelo, ad essere come l'acciaio.
Nella vita, in cui così poco possiamo,
a curare la tristezza con la cioccolata
e a ridere in faccia ai passanti.

(1918)
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All'Achmatova
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Non puoi restare indietro. Io sono il galeotto.
Tu sei la scorta. Un solo destino.
E un comune foglio di via ci è dato
nel vuoto senza contenuto.
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La mia indole è tranquilla!
Ma sono chiari i miei occhi!
Lasciami dunque, mia scorta,
fare due passi fino a quel pino!

(26 giugno 1916)
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Un bianco sole e basse, basse nubi,
lungo gli orti - dietro il muro bianco - un cimitero.
E sulla sabbia file di spauracchi di paglia
sotto le traverse a statura d'uomo.
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E, penzolandomi oltre i paletti dello steccato,
vedo: strade, alberi, soldati sbandati.
Una vecchia contadina, cosparso di sale grosso
mastica e mastica un tozzo di pane nero...
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Come hanno potuto incollerirci queste nere capanne,
Signore! e perché a tanti mitragliare il petto?
Passa un treno e ulula, e si mettono a ululare i soldati,
e leva polvere, leva polvere la strada che indietreggia...
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- No, Morire! Meglio non essere mai nati,
che questo lamentoso, penoso, carcerario ululato
per le belle dalle nere ciglia. - Ah, e pure cantano
adesso i soldati!? Oh, Signore, Dio mio!

(3 luglio 1916)
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Un mondiale nomadismo è cominciato nel buio:
sono gli alberi che vagano sulla terra notturna.
Sono i grappoli che fermentano in vino dorato,
sono le stelle che di casa in casa peregrinano,
sono i fiumi che il cammino cominciano a ritroso!
E io ho voglia di venire da te sul petto - a dormire.

(14 gennaio 1917)

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traduzioni a cura di Pietro A. Zveteremich
(Marina I. Cvetaeva - Poesie - I classici Feltrinelli)
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Poesie da riscoprire:
Wilcock (prima parte)
Wilcock (seconda puntata)

7 risposte a “Marina I. Cvetaeva – poesie da riscoprire (terza puntata)(post di natàlia castaldi)”

  1. Una delle mie poetesse preferite che seguo da tempo nei cammini tra i fiori e i voli tra le stelle… grazie per questa selezione, un post che rinfresca il weekend…

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  2. Rimango sempre più convinto e felice di esser entrato in questo sito per la prima volta e non lo mollerò più; è interessante questo fiore di selezione, sia per la presentazione sia per i poeti presentati.
    La poesia russa (al pari di quella inglese) gode di uno status letterario di alto livello, ma se è vero che da una parte hanno raggiunto questa grandezza per un’ossessione onnipresente per la parola poetica, è anche vero che in Italia ci sono stati grandi traduttori per passione che li hanno fatti scoprire al lettore e di cui Natalia ci dona un assaggio grazie alla traduzione di Zveteremich: architetti della parola come Renato Poggioli, Remo Faccani, Angelo Maria Ripellino, Michele Colucci, Giovanni Buttafava (traduttore di Brodskij nonché amico di Nanni Moretti) si sono appassionati e hanno riversato questo amore nella traduzione.
    Grazie a Natalia, ora e sempre ;-)

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