Facebook: libertà di pensiero o di censura? Un fatto. (post di Natàlia Castaldi)
Facebook, ovvero il grande fratello a portata di click …
Gente comune, probabili o futuri assassini, movimenti politici e civili, fascisti, anarchici, comunisti, ballerine e veline, escort e puttane, fedifraghi di ogni sesso, età, religione, Chiesa, Stato, servizi segreti, artisti ed aspiranti tali, frustrati, intellettuali, editori, mamme, papà, nonni, scrittori, cantanti, musicisti, accattoni … e poeti: insomma, di tutto un “pot”.
Ma a quale fine, scopo e costo?
Il pregio principale è quello di poter fare rete in tempo reale, ogni notizia corre sul filo dei secondi e raggiunge chiunque, si creano contatti utili, amicizie, legami, insomma una mecca per lo scambio di opinioni e per la diffusione di contenuti con la possibilità di “link a rimando”.
Il grande gioco dell’informazione a basso costo – si vorrebbe dire a costo zero, ma preferisco dire a basso (? – sic!) costo, giacché il prezzo da pagare è alto e salato: la nostra stessa dignità, intimità, esistenza … -, ma non sono qui a fare discorsi morali, non vedo come potrei(!?), del resto ritengo che qualunque strumento sia buono o cattivo in base all’uso che se ne fa, quindi solo e direttamente in relazione alla stupidità o perversione, intelligenza o onestà, di chi ne usufruisce. Dunque, sorvolando l’innumerevole lista di pregi e difetti dei social network, che non mi interessa affatto fare, entro nel particolare raccontandovi l’accaduto.
IL FATTO
Nei giorni scorsi (circa due settimane fa) qualcuno ha segnalato come “offensivi” alla redazione di Facebook tutti i link delle Edizioni Smasher, con il conseguente risultato che nessun utente su tale piattaforma possa più linkare, diffondere, pubblicizzare contenuti, che rimandino al sito della suddetta Casa Editrice.
Le Edizioni Smasher e i suoi autori si sentono profondamente danneggiati e offesi da quello che ritengono un attacco giustificabile solo con la piena e consapevole volontà di danneggiare il lavoro da essi svolto, ed hanno, pertanto, ripetutamente segnalato l’ingiustizia e l’infondatezza di tale segnalazione allo Staff di Facebook, senza ottenere alcuna risposta.
Insomma, la solerte Redazione di facebook si prende la briga di accogliere indiscriminatamente qualunque segnalazione e, quindi, di bannare l’oggetto (o, peggio, il soggetto!) della stessa, ma non si cura minimamente di verificare la fondatezza di quanto le venga segnalato, né tantomeno di rispondere alla richiesta di spiegazioni da parte di chi, ingiustificatamente, si ritrovi discriminato e bannato.
In segno di protesta, in quanto autore Smasher e redattore di questo litblog, pubblico qui di seguito tutti i link delle “offensive” pubblicazioni Smasher.
nc
Our culture book AA.VV. (a cura di Teresa Regna) Edizioni Smasher, 10 euro. 1a edizione maggio 2011 ISBN 978-88-6300-039-9La ragazza della porta in faccia Valeria Vaccaro Edizioni Smasher, Euro 10,00 1^ edizioni maggio 2011 ISBN 978-88-6300-036-8Dialoghi con nessuno Natàlia Castaldi Edizioni Smasher – 12,00 euro ISBN 978-88-6300-035-1Circospette ombre. Discussione sulla fotografia Giulia Carmen Fasolo Edizioni Smasher Volume cartaceo Euro 10,00 – Versione eBook Euro 5,00 ISBN 978-88-6300-038-2Dialoghi Giuseppe Giunta Edizioni Smasher – 10,00 euro 1a edizione aprile 2011 ISBN 978-88-6300-030-6Diecidita Jacopo Ninni Edizioni Smasher – 10,00 euro 1a edizione maggio 2011 ISBN 978-88-6300-027-6Dei malnati fiori Enzo Campi Edizioni Smasher – 10,00 euro 1a edizione maggio 2011 ISBN 978-88-6300-033-7Le ali della Fenice Benedetto Orti Tullo Edizioni Smasher, 6 euro. 1a edizione aprile 2011 ISBN 978-88-6300-032-0Sbocciata nelle viscere Antonella Taravella Edizioni Smasher, 10 euro. 1a edizione marzo 2011 ISBN 978-88-6300-029-0Io, che sono carne che non mi basta Salvatore Amenta Edizioni Smasher, 10 euro. 1a edizione marzo 2011 ISBN 978-88-6300-028-3Lola F Paola Amerio Edizioni Smasher, 12 euro. 1^ edizione dicembre 2010 ISBN 978-88-6300-023-8Vocianti Giovanni Abbate Edizioni Smasher, 8,50 euro. 1a edizione ottobre 2010 ISBN 978-88-6300-026-9Conti zafarani Giovanni Canzoneri Edizioni Smasher, 6 euro. 1a edizione ottobre 2010 ISBN 978-88-6300-025-2quando qualcuno Simonetta Bumbi Edizioni Smasher – 8,50 euro 1a edizione novembre 2010 ISBN 978-88-6300-024-5Gli occhi e il cuore Salvatrice Vilardi Edizioni Smasher – 10,00 euro 1a edizione luglio 2010 ISBN 978-88-6300-022-1Purgatorio delle anime perse Maria Galella Edizioni Smasher – 12,00 euro 1a edizione luglio 2010 ISBN 978-88-6300-019-1ipotesi corpo Enzo Campi Edizioni Smasher – 10,00 euro 1a edizione giugno 2010 ISBN 978-88-6300-020-7All'improvviso e per sempre Danilo Rinella Edizioni Smasher – 12,00 euro 1a edizione maggio 2010 ISBN 978-88-6300-016-0Razza impura – di Franco Cilli e Domenico D'Amico – ISBN 978-88-6300-017-7 Euro 14,00 – Pag. 450 1a edizione maggio 2010Sempre in bilico Fabio Bosco Edizioni Smasher – 10,00 euro 1a edizione maggio 2010 ISBN 978-88-6300-018-4Foto/grammi dell'anima – libere im_perfezioni Massimo Bisotti Edizioni Smasher – 10,00 euro 1a edizione marzo 2010 ISBN 978-88-6300-015-3Sfioro le parole che taci Giulia Carmen Fasolo Edizioni Smasher – 10,00 euro 1a edizione aprile 2010 ISBN 978 88 6300 014 6La primavera di Palma Salvatrice Vilardi Edizioni Smasher – 10,00 euro 1a edizione marzo 2010 ISBN 978-88-6300-012-2Ancora domani Fabio Ognibene Edizioni Smasher – 12,00 euro 1a edizione marzo 2010 ISBN 978-88-6300-013-9Un giorno perfetto Marco Degli Agosti – Ed Warner Edizioni Smasher – 8,50 euro 1a edizione febbraio 2010 ISBN 978-88-6300-011-5"Il mio amico disabile" dell'Associazione Crescere Insieme – ISBN 978-88-6300-010-8 Euro 10,00 – Pag. 96 – con illustrazioni 1a edizione ottobre 2009Sospensioni Camilla Catracchia Edizioni Smasher – 8,50 euro 1a edizione novembre 2009 ISBN 978-88-6300-009-2Vertigini Scomposte Antonella Taravella Edizioni Smasher, 8 euro. 1a edizione novembre 2009 ISBN 978-88-6300-008-5notediparole Orlando Andreucci e Simonetta Bumbi Edizioni Smasher, 15 euro 1a edizione ottobre 2009 ISBN 978-88-6300-007-8Il Dottor Maus e il settimo piano Collana Narrativa per ragazzi Edizioni Smasher, 6 euro – Pag. 58 1a edizione ottobre 2009 ISBN 978 88 6300 006 1Da vicino nessuno è normale. Giusy e il punto di non ritorno Edizioni Smasher, 10 euro ISBN 978-88-6300-005-4Le campane dell'inferno Edizioni Smasher, 2009 – Euro 14 euro. 1a edizione ISBN 978-88-6300-004-7La Dea Bit Edizioni Smasher. 8 euro. 1a edizione maggio 2009 ISBN 978-88-6300-003-0Io sto con le tartarughe di Simonetta Bumbi – ISBN 978-88-6300-002-3 Euro 12,00 – Pag. 234 1a edizione maggio 2010Passaggi d'assenza di Giulia Carmen Fasolo – Edizioni Smasher 10 euro ISBN 978-88-6300-000-9Il pianto delle falene di Giorgio Sannino – Edizioni Smasher, 10 euro. 1a edizione aprile 2008 ISBN 978-88-6300-001-6
40 risposte a “Facebook: libertà di pensiero o di censura? Un fatto. (post di Natàlia Castaldi)”
Io ringrazio te, Natàlia (in quanto Redattore di Poetarum e Autrice della Smasher), ma ringrazio tutta la tua Redazione perché in questa occasione avete dimostrato – ancora una volta – vicinanza culturale e stima personale alla Smasher. La mobilitazione è importante, sai come la penso. Ma spero altrettanto che questo movimento possa poi di fatto risolvere il problema, che come tu ben sai arreca danno un po’ a tutti.
continuiamoa diffondere la notizia nella speranza che qualcosa si muova..
il prezzo da pagare, come dici tu Natàlia è alto, anche in questo senso..si è esposti totalmente, e in quanto tali si è nudi, inermi di fronte ad attacchi generati da ignoranza e leggerezza..
da tempo si dice che Fb è una piattaforma per molti versi negativa, sia per quanto concerne il controllo sulla propria privacy e sulla proprietà intellettuale, sia per converso, per l’estrema assenza di controllo sui contenuti di ciò che viene postato.
Voi, creatori e anime di blog, forse dovreste a mano a mano boicottarlo, abbandonarlo, perché il vostro lavoro e la vostra dignità creativa sia di nuovo sotto la vostra tutela.
Certo ne verrà a paerdere la visibilità, ma se il prezzo deve essere l’oscuramento, c’è da riflettere.
e a proposito di “riflessioni” vorrei fermarmi su un commento di Giulia, riguardo alla faccenda( perdonate la memoria da pese rosso, ma non mi ricordo in quale post fosse-per fortuna, sull’argomento, ce ne sono molti)..se non sbaglio lei invitava gli autori a non linkare “indirscriminatamente” le proprie produzioni, ma di fare una selezione, per i link della casa editrice, di persone che con la casa editrice avessero qualche contatto..ecco, se posso dire la mia, non mi trovo d’accordo. Nel momento in cui si sceglie di promuovere un prodotto, se si vuole far conoscere il proprio lavoro, credo sia necessario proporlo a chi quel lavoro, quella gente, quella creatività, non la conosce, pena il non uscire mai dalla propria cerchia di conoscenti e amici di amici…insomma, a me, da non addetta ai lavori, resta il dubbio: è giusto, in nome di una maggiore visibilità continuarea “esporsi” su social network, o per tutelarsi bisgogna per forza anche armarsi e trincerarsi, retsando all’interno dei “territori noti”???
Io credo che al contrrio sid ebba ampliare sempre di più lo sapzio di visibilità di modo che, quando acacdano enormità come questa, ci siamo così tante piattaforme su cui avere info, da non incorrere nel rischio di saprie..
un abbraccio e un buon proseguimento dei lavori a entrambe,e con la speranza che qualcuno, a fb,si svegli.
Agnes
la pubblicità ok agnese, la concepisco, ma magari se per qualcuno la cosa è ben vista per altri è solo “spam” e magari fallo uno, fallo due e fallo tre alla quarta alla persona gli girano e ti segnala come spam.
penso che fb sia una piattaforma davvedo di merda, e in molti siamo lì per stare insieme e condividere contenuti e amicizie. alcune vere, fili rossi tra persone affini, spesso non numerose, potendoselo permettere. altri si inventano vite posticce, e come dice un mio amico (vero): su fb – e in rete – girano orde di cazzari e frustrati.
personalmente ho segnalato un folle, che artefacendo foto, si faceva passare come un socio del mio compagno, proprietario del vapore etc etc. a me la cosa dava una nausea umana, non professionale, visto che tra i suoi contatti aveva solo dei bidoni come lui.
però l’ho segnalato, e lui è ancora lì bello come il sole.
invece la smasher è bannata!
è che cerchiamo di fare la rivoluzione a casa del padrone!
Pubblicato sul blog e sul profilo facebook…
anche a me è capitato che non ho potuto più pubblicare
il link a una mia poesia su berlusconi perchè segnalata… http://ilcollomozzo.wordpress.com/2011/06/18/al-cittadino-berlusconi-uno-schiaffo-dorsale/
è assurdo che chiunque senza giustificare e motivare, possa segnalare di bannarti o tagliarti un articolo…stiamo arrivando alle segnalazioni anonime di chi ancora legge o scrive libri…fahrenheit 451…
1) chi ha fatto una cosa del genere è un emerito e degenere sacco di immondizia – umana, culturale, politica, morale, etc.;
2) esprimo tutta la mia solidarietà alla Smasher e a chi (autori ed editore) la tiene in piedi, garantendo la diffusione di buone opere e di un progetto culturale di valore riconosciuto;
3) ho letto tutti i commenti con attenzione, e ho il massimo rispetto per tutto ciò che avete scritto…
ebbene, permettetemi una domanda, franca e senza nessun intento polemico:
ma cosa ci fanno, persone come voi, in quel letamaio, in quella sagra infinita del nulla, dell’assurda e sterile fregola dell’apparire, del niente-di-pensiero, dell’ammasso di intelligenze?
In fatto che voi in quel vuoto pneumatico di esistenza portiate ben altri valori, ne cambia il segno? Incide nella politica complessiva dello “strumento” e di chi lo manipola, manipolandovi a vostra insaputa?
Hai ragione Francesco…a me personalmente è capitato di iscrivermi perchè è stato creato un gruppo di amici d’infanzia che frequentevano un circolo ricreativo-sportivo nel quartiere dove sono nato e cresciuto a Cagliari…e potersi ritrovare e risentire dopo trent’anni come se il tempo non fosse passato, perchè avevi delle cose in comune indelibili e ti facevano riparlare subito la stessa lingua, non è una cosa da sottovalutare…poi spesso il letamaio prevarica…e anche alcune opinioni divergono…come in tutte le cose con potenzialità immense, spesso le stesse ci sfuggono di mano….
Un saluto
è quello che mi sto chiedendo in questi giorni, Francesco. Come redazione attraverso quel mezzo siamo facilitati nel comunicare, nel prendere decisioni, nell’organizzare il nostro lavoro, cercando di diffonderlo. Ma è una trappola, come ben fai rilevare. Ci sto riflettendo.
un abbraccio, grazie.
“ma cosa ci fanno, persone come voi, in quel letamaio, in quella sagra infinita del nulla, dell’assurda e sterile fregola dell’apparire, del niente-di-pensiero, dell’ammasso di intelligenze?”
francè, non fa una piega! ma cosa ci facciamo?
portiamo il carbone al padrone del vapore pensando di essere liberi nelle nostre piccole vetrine?
è un contenitore comodo, perchè ci siamo impigriti perfino per girare di blog in blog e di “casa” in “casa”, e allora stare tutti nel grande zoo sembra una grande opportunità.
Facebook è molto utile e non solo per il blog. Una volta riconosciuto questo si può fare un ragionamento. E’ vero che il social network – soprattutto riguardo alla nostra privacy – non dà moltissime garanzie, è vero che incorciando e indirizzando i dati, guadagna miliardi di dollari, indirizzando i gusti, usandoli. Gli ultimi casi di censura, poi sono gravissimi e bisogna combatterli così come stiamo facendo. Non credo che uscire da Facebook sia la soluzione migliore, mi vengono in mente Bertinotti e Turigliatto che ho ancora voglia di menargli. Perché se pensiamo al controllo che c’è su di noi non ne usciamo più: bancomat, carte di credito, tessere soci, telepass, e-mail, banche dati varie, tessere del supermercato, cellulari, abbonamenti elettronici ai mezzi pubblici. Siamo controllati costantemente ogni giorno, io preferisco combattere dall’interno, sfuruttar ei vantaggi di un sistema e difendermi come e meglio che posso. Penso questo
Facebook, nel suo piccolo, è uno spaccato di questa società, di questa Italia. Dove tutti siamo controllati e chi prova a “indicare” una via nuova a quello che viene imposto spesso è messo a tacere.
Come dice Gianni (e anche Frankie Hi-Nrg Mc e Zeman) è meglio combattere dall’interno. Magari potrà essere d’aiuto ad altre persone…
Quella dei “cavalli di Troia” non mi è nuova… La ripetono anche, ad libitum, coloro i quali non trovano di meglio, ad esempio, per giustificare il fatto che scrivono articoli sui giornali del “padrone” o pubblicano, ben remunerati, con le “sue” case editrici…
Ma se io voglio “migliorare un sistema dall’interno”, non sto, alla resa dei conti, attestandone oltre all’esistenza anche la “necessità”? Sì, è quello, ormai c’è, si tratta solo di apportare dei correttivi…
Eppure, “combattere un sistema” dovrebbe significare, in primo luogo, prefigurarne un altro, immaginarne, almeno, uno “alternativo” e lavorare per realizzarlo. Ritornando all’esempio di prima: può la mia presenza all’interno di un sistema globale che concepisce la cultura solo ed esclusivamente in termini di merce e di profitto cambiarne la natura e la sostanza? Il fatto che quel sistema permetta a me, scrittore “alternativo e anti-regime” (sic!), di pubblicare, non finisce per renderlo praticamente insostituibile dal momento che la mia presenza contribuisce ad avvalorarne anche una finta “democraticità”?
Cambia qualcosa nell’universo di facebook, nato proprio per ingabbiare il pensiero critico e costringerlo alla reiterazione di gesti e parole secondo procedure esterne al soggetto che li produce? Non è quello il modo migliore per lasciare che l’esistente continui, immutato e immutabile, a trascorrere secondo le logiche di un potere che è, mi piaccia o meno, di mero controllo?
E poi, è veramente ben strano: facebook “è molto utile” – ma: non dà nessuna garanzia di privacy, incrocia e indirizza i dati personali guadagnando miliardi di dollari attraverso la manipolazione dei gusti e il loro reindirizzo verso fini eterodiretti, opera gravemente e pesantemente con la censura… Però bisogna “combatterlo dall’interno”…
E’ come se io, in piena libertà e autonomia, mi creassi una gabbia totalitaria senza vie d’uscita per il puro gusto di cercare di abbatterla…. Se questo è il ragionamento ricorrente, credo che il “dispositivo” abbia già raggiunto gli scopi per i quali è stato creato.
La vera “lotta”, secondo me, è nel “qui e ora” di chi si batte quotidianamente non per modificare il “dispositivo” e renderlo più umano, ma per distruggere la logica totalitaria che quei dispositivi di controllo genera e utilizza.
non ho detto “nessuna garanzia di privacy” ho detto “non moltissime” ed è una bella differenza. Si tratta di saperlo usare. E comunque Francesco, non parliamo solo di libri eccetera, ma anche di affetti, amicizie lontane, e facebook è uno strumento veloce e potente per mantenere un contatto con persone che stanno dall’altra parte del mondo e non sottovaluterei l’aspetto “cazzeggio”. Ora tornando alla lotta io non capisco cosa mi rapprensenterebbe se tutta la redazione di poetarum, o tutta la smasher se ne andasse da facebook perché oggetto di censura. Come dire: tu mi censuri e io me ne vado. Invece no, io resto denuncio fino a che non dimostro che la tua censura è sbagliata. A me pare che anche i link provenienti da Rebstein girino su facebook quoitidianamente e con molto piacere da parte mia. Quello che tu fai per il tuo blog è su facebook, e per fortuna, perché è più comodo (molto più comodo) trovarsi velocemente davanti link ai blog che interessano piuttosto che entrare nei vari siti. E’ come dire: mi mancano le cabine telefoniche con lo smartphone in tasca. Lo dico senza polemica ma è il mio punto di vista.
L’unica, dopo decine di segnalazioni pro sblocco, è prendere la palla al balzo e fare di necessità virtù, rovesciare il tavolo. Chi può, e magari ha accesso ad altri media cartacei, parta dal fatto specifico per innescare un dibattito generale. Si usi Smasher come scialuppa per toccare altri lidi dell’informazione e della consapevolezza collettiva. Concordo con Montieri sull’improduttività dell’autocensura iconoclasta, di ritorno. Che la macchia d’olio si allarghi, ferva il dibattito.
Gianni, non sono intervenuto qui per convincere te o “Poetarum” o chicchessia ad abbandonare Facebook. Non è quello il problema e, soprattutto, non è il “mio” problema.
La domanda con cui sono entrato aveva unicamente finalità conoscitive, nient’altro: il fatto che mi riesca incomprensibile immaginare delle intelligenze “vive” alle prese col clic sul tastino “mi piace” (anche quando qualcuno dà la notizia di una tragedia o di una morte), be’, è chiaro che si tratta di un mio evidente “deficit costituzionale”.
Però, ed è ancora lì, alla domanda ho fatto seguire una riflessione “non banale” sui meccanismi di controllo globale – ma deve essere qualcosa che riguarda solo me, visto che mi si risponde che anche il mio blog è su facebook… Cosa dovrei dire? Che non l’ho creato io? Sarebbe una scorrettezza estrema nei confronti delle persone che hanno voluto, con un affetto e una stima che ricambio, creare un’ulteriore vetrina per il mio “lavoro” in rete.
Non credo che sia questo il “problema” – che rimane, nella sua sostanza, “politico”.
Evidentemente, come mi capita spesso (sarà l’età), mi sono spiegato male…
Ciao, alla prossima.
fm
p.s.
1) Il “tuo” punto di vista è per me importante, più di quello che pensi – altrimenti non sarei venuto a sollecitarlo: mi interessa capire, è credo che sia molto più facile con persone che stimi e che veicolano valori nei quali ti riconosci. E’ una “dialettica” interna (o forse lo era) a un pensiero “di sinistra”, finalizzato non a far emergere in modo “egemonico” una tesi, ma ad allargare il “campo delle possibilità” e del sapere “critico”.
2) Da facebook al mio blog vi sono in media cinque contatti al giorno…
3) La logica del “mordi e fuggi” che caratterizza fb (non è sicuramente il tuo caso, né di quelli qui intervenuti: ma è quella dominante) azzera, o rende superflua, la riflessione: basta vedere a cosa è ridotto il “livello” dei commenti nei blog dove si discute di arte, di letteratura, di politica. Perché impegnarsi a partorire pensiero, e a condividerlo, quando basta un “bene”, “bravo”, “bello”?…
4) Qualsiasi surrogato del pensiero è contemporaneamente, *naturalmente*, un sorrogato della vita.
5) Il numero 4 è il “mio” punto di vista.
6) La ricerca degli amici e degli affetti lontani è un valore in sé – è parte integrante dell’umano che vuol dirsi tale. Strano, però, che diventi un problema solo dopo l’irruzione dei social network… E prima?
7) Sulla “lotta” mi permetto di rimandarti al commento sopra. Lottare dall’interno di facebook per “demolirne” i meccanismi di controllo totalitario è un conto; in tutti gli altri casi, a me sembra la stessa “situazione” di coloro che “fanno politica” davanti al televisore assistendo alle trasmissioni di Santoro o Floris: un surrogato anche quello – quel vuoto di azione che ha consegnato il paese alla banda fascista e omofoba che ci comanda e controlla.
8) E’ chiaro che il numero 7 è un altro “mio” punto di vista.
9) A me, sinceramente, di quello che dicono Bertinotti e Turigliatto frega una beata mazza.
10) Ti stimo e ti voglio bene lo stesso, anche non d’accordo con quello che dici.
Luca Ormelli è rimasto iscritto a Faccialibro per giorni 90 o poco più. Le proceduire di riabilitazione alla luce del giorno hanno richiesto – per la chiusura definitiva del profilo – all’incirca giorni 15. Ora rivedo le stelle e non la faccia di dollaro di Zuckerberg.
Domanda o insinuazione? In entrambi i casi non saprei Gianni. Posso dirti che le procedure di cancellazione del profilo su Faccialibro sono, diciamo così, dissuasorie. Ti basti sapere che nei circa 15 giorni necessari alla eliminazione dei dati personali dal server (volendo credere che così sia) è sempre aperta la possibilità del rientro. Mi ricorda molto da vicino quanto ho sentito dire di Scientology e non mi stupirei se nel board ci fossero degli adepti di Hubbard.
nessuna delle due Luca, era per dire che la porcedura per la cancellazione di un semplice indirizzo mail (libero – perché è la mia esperienza) ne ha prese addirittura tre di settimane, era per dire che facebook, in questo almeno, non è così strano. Non ce bisogno di arrivare a Scientology, basta provare a chiudere un conto in banca,
le tue argomentazioni sono condivisibili, e credo sia importante riflettere su quanto hai scritto. Fb è “strumento del potere”, insieme a tanti altri: quello bancario, delle assicurazioni, delle comunicazioni e delle telecomunicazioni… eppure credo che ognuno di noi abbia un conto corrente in banca o alla posta, qualcuno avrà anche sottoscritto un mutuo per pagarsi la casa, molti di noi usano i programmi di Bill Gates (ecco, su questo, ad esempio, l’alternativa c’è, e si chiama software libero), utilizzano la posta elettronica, hanno un cellulare. E’ il potere economico delle multinazionali. Già il semplice navigare nel web, in un certo senso, è un “sottomettersi” ad una logica di sistema. Ma è arrivata anche un po’ di libertà, dalla rete, tant’è che qualcuno se ne è accorto, e sta cercando di imbavagliarla. Fb è uno strumento, certo uno strumento che sta arricchendo qualcuno (la logica è questa, non solo per Fb come dicevo prima), ma che, se ben utilizzato, può aiutare a diffondere le informazioni, a tenersi in contatto con persone difficilmente raggiungibili, in tempi veloci.
Non lo considero il diavolo in assoluto, nel senso che mi trovo a convivere con mille altri diavoli, compreso il cartellino che devo timbrare ogni mattina :(
Ecco, forse queste sembreranno solo “giustificazioni”, ma ti assicuro che non mi sento schiava del sistema, o manipolata, perché condivido informazioni su Fb con persone (che conosco, mica il mondo intero!) che si trovano a chilometri e chilometri di distanza. Non dati sensibili, ma informazioni. Sulla poesia, la letteratura, la musica. Per gli approfondimenti in rete, ci sono i blog (pochi blog). Al di fuori dei blog c’è l’incontro non “virtuale”, la vera condivisione. Dovrebbe essere questo l’obiettivo, alla fine. Non sempre realizzabile, purtroppo.
Certo, Fb è una scelta, non una necessità. E forse ci sono altre strade per arrivare agli stessi obiettivi. Ci si può stare oppure no, ma io credo che la nostra libertà dipenda anche dalle scelte CONSAPEVOLI che quotidianamente facciamo. Non si tratta, almeno per me, di combattere il sistema dall’interno, ma di utilizzare (con criterio) strumenti che ritengo possano essere utili per le attività che mi stanno a cuore. Naturalmente non voglio convincere nessuno, si tratta di scelte.
Un abbraccio
Stefania
(detto questo, mi auguro che la censura nei confronti della Smasher abbia termine. Per quanto mi riguarda, ho provveduto a segnalare più volte l’accaduto).
Comunque, non facevo riferimento alla rete ma a facebook e simili. Tu mi dirai che è lo stesso, ma io credo di no: è la “libertà” della rete che vogliono zittire, non certo quella di facebook – che non esiste.
Un abbraccio.
fm
p.s..
Luca, dici “volendo credere che così sia”. Ne dubito – visto che in qualsiasi momento, con lo stesso account o con uno nuovo, non so, puoi rientrare e recuperare ciò che – apparentemente – è stato rimosso.
non sono sparita, vi sto leggendo tutti e sto riflettendo su ogni cosa. purtroppo (o per fortuna) sono così travolta dalle “cose da fare” in casa e per la famiglia, che mi affaccio leggo e devo riscappare. conto di trovare il tempo per formulare il mio pensiero stanotte, come al solito, quando la casa “dorme”.
intanto grazie a tutti per le preziose riflessioni.
nc
Mi trovo in perfetta sintonia da quanto detto da fm. Condivido il discorso “politico”, i cavalli di troia – me ne ricordo – e il livellamento culturale. Vedo in giro, in molti blog, crescere omologazione, pigrizia intellettuale, e mai come in questi ultimi tempi luoghi virtuali che una volta si potevano considerare “agorà”, trasformarsi in arene: luoghi di scontro poco dialettici, sfogatoi di frustrazioni per molti commentatori dall’insulto facile e nessuna critica costruttiva, e non parlo di siti di calcio, ma ad esempio dei blog di giornali come il Fatto Quotidiano e Repubblica. E allora mi è venuto da pensare che questo possa essere frutto dell’utilizzo di social network come fb, delle scorciatoie comunicative che offre, dall’avere come contatti solo che scegli, e che quindi più facilmente ti potranno gratificare con “mi piace” e commenti di maniera, o in caso contrario farli scomparire cliccando su “rimuovi dagli amici” (che poi amici è una parola grossa!). Una vera involuzione comunicativa e intellettuale, secondo me.
Non dico che chi sta commentando qui usi queste modalità, ma le usano in molti, creandosi una piccola reggia dove incoronarsi re o regine: ipertrofie e-gotiche.
Quello che è successo alla Smasher è gravissimo, però se si guardano le cose con distacco, viene anche da ridere. Cosa ci si può aspettare da una grande mamma come fb che ti invia mail dicendo che è da tanto che non ti affacci o che tanti tuoi amici hanno trovato amici così, e puoi provarci anche tu o se nomini la parola capelli ti appaiono le pubblicità dei saloni di bellezza e tante altre amenità simili!
A me viene da leggere questi “inviti” di fb con una vocina mentale che imita le persone adulte che in falsetto si rivolgono ai bambini con un linguaggio involuto, pensando che oltre a essere bambini sono anche cretini, e allora sì, mi scappa proprio da ridere.
Anche se tramite questo social ho avuto la possibilità di approfondire la conoscenza con persone che avevo solo letto in giro, sempre con stima e interesse, e almeno tre di queste, incontrate realmente, sono diventate per me davvero importanti, tutto questo lo archivio in un file che ho chiamato CONTRADDIZIONI…ovviamente le mie, che seppur schiva rispetto a certe bulimie da “contatti”, comunque ci sto!
E ci sto col nome del mio asino, però, perché se i miei compagni delle elementari e del liceo li ho persi di vista lustri fa, ma che me ne frega di rincontrarli adesso? :-)
Valentina
Era assolutamente lungi da me voler aprire una discussione su pregi e difetti di facebook e dei social network in generale, tuttavia, mi rendo conto che essendo strettamente collegate le due faccende, o meglio, dipendendo la presente denuncia proprio dalle dinamiche del social network più grande del mondo, cedere a piè pari nel vortice della discussione, è inevitabile.
Dunque, cerco di tracciare una breve riflessione di pancia.
Facebook è un aggregatore, nel senso più basso e semplice del termine; si tratta di un contenitore, un contenitore che fagocita e contiene di tutto: quanto di più riprovevole come quanto di più potrebbe piacerci.
In questo contenitore si ritrova praticamente “schedato” mezzo mondo, avrei potuto dire “registrato”, ma ho scelto di scrivere “schedato”, perché è questo il senso agghiacciante della faccenda: la schedatura, e la nostra volontaria accettazione che qualcuno possa raccogliere i nostri dati sensibili, opinioni, gusti, orientamenti, scelte, per farne un file, un dossier, da usare, un giorno, chissà come.
E stando a quanto appena scritto ci sarebbero già validissime ragoni per pensare di scapparne a gambe levate, ma…
ecco il “ma”, cui segue una lunga lista di “ma”
la mia uscita da fb, quella di Stefania, Gianni, e una ventina, poi trentina, o quarantina, o meglio ancora di altre 400 belle teste, su una marea incalcolabile di gente che lì resta e lì resterebbe comunque a sguazzare, dialogare, scambiare opinioni, non cambierebbe né le sorti del mondo, né quelle di un meccanismo perverso che ormai ci regola indipendentemente dal nostro opporci ad esso come una piccola tribù di savi.
Premesso che detesto i cavalli di troia, facebook e la mondadori non sono la stessa cosa, come non sono la stessa cosa 200 autori mondadori e 1 miliardo di utenti facebook.
Quando su una piattaforma come facebook un gruppo di persone come gli autori di poetarum silva, riesce a raccogliere un bacino di utenza di 2400 iscritti circa in un anno e mezzo, pubblicando giornalmente brani di poesia, riflessioni, musica, considerazioni su quanto accade nel mondo, idee politiche, link a gornali, articoli, inchieste …, quel gruppo di persone “giornalmente” – scusatemi il francesismo – si fa il culo cercando di strappare 2400 persone al semplice “mi piace” sotto la foto di un culo e un paio di tette, ad esempio! Insomma, quel gruppo di persone fa un lavoro gratuito e sottostimato, ma -diobono! – civile e politico. Quando nel periodo delle votazioni amministrative prima, e quando, poco dopo, dei referendum l’informazione (ovvero il potere occulto lasciato in mano a gente che lascia assorbire passivamente al suo pubblico all’ora dei pasti, una distorsione della realtà attraverso il proprinamento quotidiano di programmi atti a decerebrare ed addormentare la coscienza: tg1, tg2, tgcom, tg5, studio aperto, …), dicevo, quando dei referendum non si sentiva parlare da nessuna parte, l’informazione è corsa sul filo della rete, dai blog (ma i blog, si sa, hanno un loro limitato circolo di lettori affezionati che generalmente già la pensano come il suo gestore, e una piccola o grande parte di lettori casuali, che cade a fagiuolo per l’articolo di interesse e va via senza guardare e leggere il resto), ai social network… e ci siamo: bingo!
Quelle elezioni, che piaccia o no, sono andate bene anche per quei piccoli pazzi che sui social network hanno speso le ore a fare tam-tam, pubblicando articoli, vignette, prendendo e carpendo l’attenzione della gente partendo dal basso, dalla piccola satira, dalla battuta: “chi non vota pisapia non è figlio di maria…”: cazzate!?! sì, cazzate! sane e sacrosante cazzate, che però hanno fatto parlare la gente, l’hanno fatta confrontare, ridere, piangere, sfogare, scoprendosi insieme e tutti quanti nella merda fino al collo: ragazzi laureati senza futuro davanti, cassintegrati, operai col fiato sospeso, insegnanti precari, casalinghe che devono far quadrare i conti fino a fine mese… e non si finirebbe più.
Poi dalle battute si è andati avanti, costruendo discorsi, formando gruppi, veri e propri movimenti spontanei…
La realtà è cambiata, la realtà è anche questa, la gente ama la virtualità, è un rifugio, un luogo per sentirsi “altro”, qualcos’altro che dà loro respiro rispetto al grigiore del quotidiano, e questo è il fumo negli occhi che i social network offrono loro.
Dunque sì, si può scegliere di uscirne, ma si può anche scegliere di lottarci dentro, e poiché fb a noi ci censura. ci ostacola e non ci fa contratti milonari come la signora bianca mondadori, i cavallini di troia io li lascio a quanti si riempiono il portafogli, perché a me non resta in tasca niente, ma mi spendo perché – forse – sono tanto idealista da fottermente di apparire pure cogliona.
del resto, così non fosse, non sarei neanche poeta, ma come insegna Wislawa “preferisco il ridicolo di … al ridicolo di non”
un abbraccio a tutti.
La mia connessione è singhiozzante, ragion per cui ammetto di non essere riuscita a leggere tutti i commenti. Quindi mi scuso fin d’ora. Però vorrei fare un paio di precisazioni, rispetto a ciò che ho letto.
1) Quando è stato inventato il fuoco, la sua funzionalità era positiva: prima proteggersi dagli animali, in fase successiva cuocere i cibi, in fase ulteriore riscaldarsi, e così via. Il fatto che – in tempi successivi – sia stato utilizzato anche per incendiare macchine, case, negozi, etc, non ha spinto alcuno ad abbandonarne il suo utilizzo positivo. So che forse sembro banale, sia nei miei esempi sia nelle mie comparazioni, ma io vivo “così” facebook. Chi lo ha detto che devo abbandonare uno strumento se IO non ne faccio un cattivo uso? Non ho incendiato mai nulla, tranne una sigaretta, non abbandonerò il fuoco. La stessa cosa la penso sul mio utilizzo di facebook e per tale ragione non ho ancora abbandonato la piattaforma.
2) Facebook è uno dei figli digito-attrattivi che ho – passatemi questa autocelebrazione – indagato anche nei miei recenti studi legati alla cyberpsicologia. E’ una piattaforma che miete bellezza, ma anche un enorme festival della stupidità. Ma non è forse un micro sistema rappresentativo di scorci di ciò che siamo? In fondo, facebook è il riflesso del suo utilizzo e i fruitori siamo “noi”. E’ chiaro che ciò che avviene è al di sopra delle singole volontà, poiché viene mosso da una collettività digitale che ormai sembra assumere diverse identità e diversi connotati in base ai vestiti che deve indossare.
3) La Smasher sta subendo un gravissimo danno. E qui mi fermerei, perché nel termine danno è incisa ogni altra conseguenza e sfumatura negativa.
4) Facebook è nato per scalzare – insieme ad altri strumenti – il bar e la posta di penna, per divenire un non incontro, un assemblato di conoscenze o pseudo tali. Ma la Smasher, pur avendo al suo interno un manifesto di libertà, non ama infastidire. Quando ho invitato a non inserire link in modo indiscriminato nelle varie bacheche, non era un’incoerenza con il manifesto di libertà o il tentativo di impedire la libera espressione o la libera condivisione, era solo l’espressione della posizione della Smasher. Non abbiamo mai venduto porta a porta, come si faceva un tempo con le vecchie enciclopedie. La Smasher – passatemi – ha una delicatezza che assomiglia all’orma lasciata dalle punte dei piedi. Divulgare le Opere e gli Autori che ospitiamo con gran piacere, per noi però non vuol dire pubblicizzare a manetta senza alcun criterio e facendoci non tollerare da questo o da quello. Ad esempio, spesso io mi irrito vedendo la mia bacheca piena di link esterni che non mi interessano, vedendo che la mia bacheca viene scambiata per una in cui farsi pubblicità (!), ma resisto e capisco. Ma ad un certo punto perché dovrei per forza “resistere e capire”? Voi potreste dire: limita la possibilità di inserire… E da qui partirebbe un’altra tiritera che vi evito :-)
5) La Smasher forse ha fatto partire un discorso più ampio sulla potenza di facebook e sulle sue trappole. Ma vi garantisco che è un discorso che si faceva anche ai tempi di messenger! Vi prego di non sobbalzare dalla sedia, ma è così…! Ai tempi messenger aveva una potenza che ora capisco essere divenuta dormiente, con i nuovi figli digitali.
6) Ora, al di là di questo presidio digitale che francamente mi sembra intellettivamente e culturalmente MOLTO stimolante (e non lo dico perché qui “dimorano” amici, insieme alla buona poesia), ritengo che questa mobilitazione debba trovare compimento nella risoluzione. Ma come? Ah, se lo sapessi!
7) Chiudo il mio lunghissimo discorso (e meno male che non ho connessione!), precisando subito che questa è la mia opinione personale, e in qualche modo la posizione della Smasher che amministro dal 2004 ormai. Ma non rappresenta di certo la verità, la quale ha lo smeriglio di quante facce siamo e di quante essenze ci sono al mondo.
Buona giornata e grazie a tutta la Redazione per lo spazio e il sostegno!
Giulia Carmen Fasolo
letto tutti con interesse, però ad alcuni esempi rispondo che è come se saramago avesse pubblicato “il quaderno” in casa berlusconi, e poi si fosse lamentato dei tagli…tanto per dire.
e lo dico sorridendo.
è stato un piacere.
saramago aveva tutta l’intenzione di pubblicarlo con einaudi (allora suo editore) cioè casa berlusconi. Einaudi non volle, tristemente, e saramago essendo saramago andò da bollati borlinghieri e poi da feltrinelli. Cioè saramago aveva la fila fuori dalla porta e lo sapeva. Lì Einaudi commise un grave errore eidtoriale.
grazie a tutti, il dibattito civile è bello e si impara sempre
40 risposte a “Facebook: libertà di pensiero o di censura? Un fatto. (post di Natàlia Castaldi)”
Io ringrazio te, Natàlia (in quanto Redattore di Poetarum e Autrice della Smasher), ma ringrazio tutta la tua Redazione perché in questa occasione avete dimostrato – ancora una volta – vicinanza culturale e stima personale alla Smasher. La mobilitazione è importante, sai come la penso. Ma spero altrettanto che questo movimento possa poi di fatto risolvere il problema, che come tu ben sai arreca danno un po’ a tutti.
Grazie ancora!
Giulia Carmen Fasolo
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grazie a te, Giulia, per il tuo lavoro.
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continuiamoa diffondere la notizia nella speranza che qualcosa si muova..
il prezzo da pagare, come dici tu Natàlia è alto, anche in questo senso..si è esposti totalmente, e in quanto tali si è nudi, inermi di fronte ad attacchi generati da ignoranza e leggerezza..
da tempo si dice che Fb è una piattaforma per molti versi negativa, sia per quanto concerne il controllo sulla propria privacy e sulla proprietà intellettuale, sia per converso, per l’estrema assenza di controllo sui contenuti di ciò che viene postato.
Voi, creatori e anime di blog, forse dovreste a mano a mano boicottarlo, abbandonarlo, perché il vostro lavoro e la vostra dignità creativa sia di nuovo sotto la vostra tutela.
Certo ne verrà a paerdere la visibilità, ma se il prezzo deve essere l’oscuramento, c’è da riflettere.
e a proposito di “riflessioni” vorrei fermarmi su un commento di Giulia, riguardo alla faccenda( perdonate la memoria da pese rosso, ma non mi ricordo in quale post fosse-per fortuna, sull’argomento, ce ne sono molti)..se non sbaglio lei invitava gli autori a non linkare “indirscriminatamente” le proprie produzioni, ma di fare una selezione, per i link della casa editrice, di persone che con la casa editrice avessero qualche contatto..ecco, se posso dire la mia, non mi trovo d’accordo. Nel momento in cui si sceglie di promuovere un prodotto, se si vuole far conoscere il proprio lavoro, credo sia necessario proporlo a chi quel lavoro, quella gente, quella creatività, non la conosce, pena il non uscire mai dalla propria cerchia di conoscenti e amici di amici…insomma, a me, da non addetta ai lavori, resta il dubbio: è giusto, in nome di una maggiore visibilità continuarea “esporsi” su social network, o per tutelarsi bisgogna per forza anche armarsi e trincerarsi, retsando all’interno dei “territori noti”???
Io credo che al contrrio sid ebba ampliare sempre di più lo sapzio di visibilità di modo che, quando acacdano enormità come questa, ci siamo così tante piattaforme su cui avere info, da non incorrere nel rischio di saprie..
un abbraccio e un buon proseguimento dei lavori a entrambe,e con la speranza che qualcuno, a fb,si svegli.
Agnes
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ehm, scusate i numerosi refusi, spero si capisca lo stesso…
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la pubblicità ok agnese, la concepisco, ma magari se per qualcuno la cosa è ben vista per altri è solo “spam” e magari fallo uno, fallo due e fallo tre alla quarta alla persona gli girano e ti segnala come spam.
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ti ho linkato sul mio blog: http://ruminazioni.blogspot.com/2011/07/facebook-e-la-poesia-che-offende.html
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grazie Sergio, grazie davvero.
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penso che fb sia una piattaforma davvedo di merda, e in molti siamo lì per stare insieme e condividere contenuti e amicizie. alcune vere, fili rossi tra persone affini, spesso non numerose, potendoselo permettere. altri si inventano vite posticce, e come dice un mio amico (vero): su fb – e in rete – girano orde di cazzari e frustrati.
personalmente ho segnalato un folle, che artefacendo foto, si faceva passare come un socio del mio compagno, proprietario del vapore etc etc. a me la cosa dava una nausea umana, non professionale, visto che tra i suoi contatti aveva solo dei bidoni come lui.
però l’ho segnalato, e lui è ancora lì bello come il sole.
invece la smasher è bannata!
è che cerchiamo di fare la rivoluzione a casa del padrone!
lo so, non ho alternative da proporre….
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Informo inoltre che la “censura all’orbesca” applicata dal solerte staff di fb, miete vittime anche su IlFattoQuotidiano.
leggete qui il loro appello:
https://www.facebook.com/notes/stefano-caselli/gli-articoli-del-fatto-bloccati-su-facebook/10150246317927711
grazie.
nc
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ben fatto sister. Noi non permettermo che censurino in questa maniera.
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[…] post correlati: facebook: libertà di pensiero o di censura? Un fatto […]
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Pubblicato sul blog e sul profilo facebook…
anche a me è capitato che non ho potuto più pubblicare
il link a una mia poesia su berlusconi perchè segnalata…
http://ilcollomozzo.wordpress.com/2011/06/18/al-cittadino-berlusconi-uno-schiaffo-dorsale/
è assurdo che chiunque senza giustificare e motivare, possa segnalare di bannarti o tagliarti un articolo…stiamo arrivando alle segnalazioni anonime di chi ancora legge o scrive libri…fahrenheit 451…
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Premesso che:
1) chi ha fatto una cosa del genere è un emerito e degenere sacco di immondizia – umana, culturale, politica, morale, etc.;
2) esprimo tutta la mia solidarietà alla Smasher e a chi (autori ed editore) la tiene in piedi, garantendo la diffusione di buone opere e di un progetto culturale di valore riconosciuto;
3) ho letto tutti i commenti con attenzione, e ho il massimo rispetto per tutto ciò che avete scritto…
ebbene, permettetemi una domanda, franca e senza nessun intento polemico:
ma cosa ci fanno, persone come voi, in quel letamaio, in quella sagra infinita del nulla, dell’assurda e sterile fregola dell’apparire, del niente-di-pensiero, dell’ammasso di intelligenze?
In fatto che voi in quel vuoto pneumatico di esistenza portiate ben altri valori, ne cambia il segno? Incide nella politica complessiva dello “strumento” e di chi lo manipola, manipolandovi a vostra insaputa?
Un caro saluto a tutti.
fm
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Hai ragione Francesco…a me personalmente è capitato di iscrivermi perchè è stato creato un gruppo di amici d’infanzia che frequentevano un circolo ricreativo-sportivo nel quartiere dove sono nato e cresciuto a Cagliari…e potersi ritrovare e risentire dopo trent’anni come se il tempo non fosse passato, perchè avevi delle cose in comune indelibili e ti facevano riparlare subito la stessa lingua, non è una cosa da sottovalutare…poi spesso il letamaio prevarica…e anche alcune opinioni divergono…come in tutte le cose con potenzialità immense, spesso le stesse ci sfuggono di mano….
Un saluto
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è quello che mi sto chiedendo in questi giorni, Francesco. Come redazione attraverso quel mezzo siamo facilitati nel comunicare, nel prendere decisioni, nell’organizzare il nostro lavoro, cercando di diffonderlo. Ma è una trappola, come ben fai rilevare. Ci sto riflettendo.
un abbraccio, grazie.
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Il fatto che voi…
fm
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sottoscrivo il commento di marotta.
domande che tornano da quando ho dovuto disattivare il precedente account proprio per motivi di questo tipo.
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“ma cosa ci fanno, persone come voi, in quel letamaio, in quella sagra infinita del nulla, dell’assurda e sterile fregola dell’apparire, del niente-di-pensiero, dell’ammasso di intelligenze?”
francè, non fa una piega! ma cosa ci facciamo?
portiamo il carbone al padrone del vapore pensando di essere liberi nelle nostre piccole vetrine?
è un contenitore comodo, perchè ci siamo impigriti perfino per girare di blog in blog e di “casa” in “casa”, e allora stare tutti nel grande zoo sembra una grande opportunità.
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Facebook è molto utile e non solo per il blog. Una volta riconosciuto questo si può fare un ragionamento. E’ vero che il social network – soprattutto riguardo alla nostra privacy – non dà moltissime garanzie, è vero che incorciando e indirizzando i dati, guadagna miliardi di dollari, indirizzando i gusti, usandoli. Gli ultimi casi di censura, poi sono gravissimi e bisogna combatterli così come stiamo facendo. Non credo che uscire da Facebook sia la soluzione migliore, mi vengono in mente Bertinotti e Turigliatto che ho ancora voglia di menargli. Perché se pensiamo al controllo che c’è su di noi non ne usciamo più: bancomat, carte di credito, tessere soci, telepass, e-mail, banche dati varie, tessere del supermercato, cellulari, abbonamenti elettronici ai mezzi pubblici. Siamo controllati costantemente ogni giorno, io preferisco combattere dall’interno, sfuruttar ei vantaggi di un sistema e difendermi come e meglio che posso. Penso questo
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Facebook, nel suo piccolo, è uno spaccato di questa società, di questa Italia. Dove tutti siamo controllati e chi prova a “indicare” una via nuova a quello che viene imposto spesso è messo a tacere.
Come dice Gianni (e anche Frankie Hi-Nrg Mc e Zeman) è meglio combattere dall’interno. Magari potrà essere d’aiuto ad altre persone…
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Quella dei “cavalli di Troia” non mi è nuova… La ripetono anche, ad libitum, coloro i quali non trovano di meglio, ad esempio, per giustificare il fatto che scrivono articoli sui giornali del “padrone” o pubblicano, ben remunerati, con le “sue” case editrici…
Ma se io voglio “migliorare un sistema dall’interno”, non sto, alla resa dei conti, attestandone oltre all’esistenza anche la “necessità”? Sì, è quello, ormai c’è, si tratta solo di apportare dei correttivi…
Eppure, “combattere un sistema” dovrebbe significare, in primo luogo, prefigurarne un altro, immaginarne, almeno, uno “alternativo” e lavorare per realizzarlo. Ritornando all’esempio di prima: può la mia presenza all’interno di un sistema globale che concepisce la cultura solo ed esclusivamente in termini di merce e di profitto cambiarne la natura e la sostanza? Il fatto che quel sistema permetta a me, scrittore “alternativo e anti-regime” (sic!), di pubblicare, non finisce per renderlo praticamente insostituibile dal momento che la mia presenza contribuisce ad avvalorarne anche una finta “democraticità”?
Cambia qualcosa nell’universo di facebook, nato proprio per ingabbiare il pensiero critico e costringerlo alla reiterazione di gesti e parole secondo procedure esterne al soggetto che li produce? Non è quello il modo migliore per lasciare che l’esistente continui, immutato e immutabile, a trascorrere secondo le logiche di un potere che è, mi piaccia o meno, di mero controllo?
E poi, è veramente ben strano: facebook “è molto utile” – ma: non dà nessuna garanzia di privacy, incrocia e indirizza i dati personali guadagnando miliardi di dollari attraverso la manipolazione dei gusti e il loro reindirizzo verso fini eterodiretti, opera gravemente e pesantemente con la censura… Però bisogna “combatterlo dall’interno”…
E’ come se io, in piena libertà e autonomia, mi creassi una gabbia totalitaria senza vie d’uscita per il puro gusto di cercare di abbatterla…. Se questo è il ragionamento ricorrente, credo che il “dispositivo” abbia già raggiunto gli scopi per i quali è stato creato.
La vera “lotta”, secondo me, è nel “qui e ora” di chi si batte quotidianamente non per modificare il “dispositivo” e renderlo più umano, ma per distruggere la logica totalitaria che quei dispositivi di controllo genera e utilizza.
Una volta si chiamava “politica”…
fm
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non ho detto “nessuna garanzia di privacy” ho detto “non moltissime” ed è una bella differenza. Si tratta di saperlo usare. E comunque Francesco, non parliamo solo di libri eccetera, ma anche di affetti, amicizie lontane, e facebook è uno strumento veloce e potente per mantenere un contatto con persone che stanno dall’altra parte del mondo e non sottovaluterei l’aspetto “cazzeggio”. Ora tornando alla lotta io non capisco cosa mi rapprensenterebbe se tutta la redazione di poetarum, o tutta la smasher se ne andasse da facebook perché oggetto di censura. Come dire: tu mi censuri e io me ne vado. Invece no, io resto denuncio fino a che non dimostro che la tua censura è sbagliata. A me pare che anche i link provenienti da Rebstein girino su facebook quoitidianamente e con molto piacere da parte mia. Quello che tu fai per il tuo blog è su facebook, e per fortuna, perché è più comodo (molto più comodo) trovarsi velocemente davanti link ai blog che interessano piuttosto che entrare nei vari siti. E’ come dire: mi mancano le cabine telefoniche con lo smartphone in tasca. Lo dico senza polemica ma è il mio punto di vista.
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L’unica, dopo decine di segnalazioni pro sblocco, è prendere la palla al balzo e fare di necessità virtù, rovesciare il tavolo. Chi può, e magari ha accesso ad altri media cartacei, parta dal fatto specifico per innescare un dibattito generale. Si usi Smasher come scialuppa per toccare altri lidi dell’informazione e della consapevolezza collettiva. Concordo con Montieri sull’improduttività dell’autocensura iconoclasta, di ritorno. Che la macchia d’olio si allarghi, ferva il dibattito.
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si.
macchia d’olio per dire e farsi sentire.
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Gianni, non sono intervenuto qui per convincere te o “Poetarum” o chicchessia ad abbandonare Facebook. Non è quello il problema e, soprattutto, non è il “mio” problema.
La domanda con cui sono entrato aveva unicamente finalità conoscitive, nient’altro: il fatto che mi riesca incomprensibile immaginare delle intelligenze “vive” alle prese col clic sul tastino “mi piace” (anche quando qualcuno dà la notizia di una tragedia o di una morte), be’, è chiaro che si tratta di un mio evidente “deficit costituzionale”.
Però, ed è ancora lì, alla domanda ho fatto seguire una riflessione “non banale” sui meccanismi di controllo globale – ma deve essere qualcosa che riguarda solo me, visto che mi si risponde che anche il mio blog è su facebook… Cosa dovrei dire? Che non l’ho creato io? Sarebbe una scorrettezza estrema nei confronti delle persone che hanno voluto, con un affetto e una stima che ricambio, creare un’ulteriore vetrina per il mio “lavoro” in rete.
Non credo che sia questo il “problema” – che rimane, nella sua sostanza, “politico”.
Evidentemente, come mi capita spesso (sarà l’età), mi sono spiegato male…
Ciao, alla prossima.
fm
p.s.
1) Il “tuo” punto di vista è per me importante, più di quello che pensi – altrimenti non sarei venuto a sollecitarlo: mi interessa capire, è credo che sia molto più facile con persone che stimi e che veicolano valori nei quali ti riconosci. E’ una “dialettica” interna (o forse lo era) a un pensiero “di sinistra”, finalizzato non a far emergere in modo “egemonico” una tesi, ma ad allargare il “campo delle possibilità” e del sapere “critico”.
2) Da facebook al mio blog vi sono in media cinque contatti al giorno…
3) La logica del “mordi e fuggi” che caratterizza fb (non è sicuramente il tuo caso, né di quelli qui intervenuti: ma è quella dominante) azzera, o rende superflua, la riflessione: basta vedere a cosa è ridotto il “livello” dei commenti nei blog dove si discute di arte, di letteratura, di politica. Perché impegnarsi a partorire pensiero, e a condividerlo, quando basta un “bene”, “bravo”, “bello”?…
4) Qualsiasi surrogato del pensiero è contemporaneamente, *naturalmente*, un sorrogato della vita.
5) Il numero 4 è il “mio” punto di vista.
6) La ricerca degli amici e degli affetti lontani è un valore in sé – è parte integrante dell’umano che vuol dirsi tale. Strano, però, che diventi un problema solo dopo l’irruzione dei social network… E prima?
7) Sulla “lotta” mi permetto di rimandarti al commento sopra. Lottare dall’interno di facebook per “demolirne” i meccanismi di controllo totalitario è un conto; in tutti gli altri casi, a me sembra la stessa “situazione” di coloro che “fanno politica” davanti al televisore assistendo alle trasmissioni di Santoro o Floris: un surrogato anche quello – quel vuoto di azione che ha consegnato il paese alla banda fascista e omofoba che ci comanda e controlla.
8) E’ chiaro che il numero 7 è un altro “mio” punto di vista.
9) A me, sinceramente, di quello che dicono Bertinotti e Turigliatto frega una beata mazza.
10) Ti stimo e ti voglio bene lo stesso, anche non d’accordo con quello che dici.
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Luca Ormelli è rimasto iscritto a Faccialibro per giorni 90 o poco più. Le proceduire di riabilitazione alla luce del giorno hanno richiesto – per la chiusura definitiva del profilo – all’incirca giorni 15. Ora rivedo le stelle e non la faccia di dollaro di Zuckerberg.
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francesco, anch’io ti voglio bene e ti stimo e credo che su alcuni punti non ci siamo compresi. ora però non ho tempo, ci torno stasera.
luca: sai quanto tempo occorre per disattivare una semplice mail di libero?
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Domanda o insinuazione? In entrambi i casi non saprei Gianni. Posso dirti che le procedure di cancellazione del profilo su Faccialibro sono, diciamo così, dissuasorie. Ti basti sapere che nei circa 15 giorni necessari alla eliminazione dei dati personali dal server (volendo credere che così sia) è sempre aperta la possibilità del rientro. Mi ricorda molto da vicino quanto ho sentito dire di Scientology e non mi stupirei se nel board ci fossero degli adepti di Hubbard.
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nessuna delle due Luca, era per dire che la porcedura per la cancellazione di un semplice indirizzo mail (libero – perché è la mia esperienza) ne ha prese addirittura tre di settimane, era per dire che facebook, in questo almeno, non è così strano. Non ce bisogno di arrivare a Scientology, basta provare a chiudere un conto in banca,
era un esempio
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Gianni e non parliamo di Hotmail.
Sei mesi per chiudere l’account di posta.
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Caro Francesco,
le tue argomentazioni sono condivisibili, e credo sia importante riflettere su quanto hai scritto. Fb è “strumento del potere”, insieme a tanti altri: quello bancario, delle assicurazioni, delle comunicazioni e delle telecomunicazioni… eppure credo che ognuno di noi abbia un conto corrente in banca o alla posta, qualcuno avrà anche sottoscritto un mutuo per pagarsi la casa, molti di noi usano i programmi di Bill Gates (ecco, su questo, ad esempio, l’alternativa c’è, e si chiama software libero), utilizzano la posta elettronica, hanno un cellulare. E’ il potere economico delle multinazionali. Già il semplice navigare nel web, in un certo senso, è un “sottomettersi” ad una logica di sistema. Ma è arrivata anche un po’ di libertà, dalla rete, tant’è che qualcuno se ne è accorto, e sta cercando di imbavagliarla. Fb è uno strumento, certo uno strumento che sta arricchendo qualcuno (la logica è questa, non solo per Fb come dicevo prima), ma che, se ben utilizzato, può aiutare a diffondere le informazioni, a tenersi in contatto con persone difficilmente raggiungibili, in tempi veloci.
Non lo considero il diavolo in assoluto, nel senso che mi trovo a convivere con mille altri diavoli, compreso il cartellino che devo timbrare ogni mattina :(
Ecco, forse queste sembreranno solo “giustificazioni”, ma ti assicuro che non mi sento schiava del sistema, o manipolata, perché condivido informazioni su Fb con persone (che conosco, mica il mondo intero!) che si trovano a chilometri e chilometri di distanza. Non dati sensibili, ma informazioni. Sulla poesia, la letteratura, la musica. Per gli approfondimenti in rete, ci sono i blog (pochi blog). Al di fuori dei blog c’è l’incontro non “virtuale”, la vera condivisione. Dovrebbe essere questo l’obiettivo, alla fine. Non sempre realizzabile, purtroppo.
Certo, Fb è una scelta, non una necessità. E forse ci sono altre strade per arrivare agli stessi obiettivi. Ci si può stare oppure no, ma io credo che la nostra libertà dipenda anche dalle scelte CONSAPEVOLI che quotidianamente facciamo. Non si tratta, almeno per me, di combattere il sistema dall’interno, ma di utilizzare (con criterio) strumenti che ritengo possano essere utili per le attività che mi stanno a cuore. Naturalmente non voglio convincere nessuno, si tratta di scelte.
Un abbraccio
Stefania
(detto questo, mi auguro che la censura nei confronti della Smasher abbia termine. Per quanto mi riguarda, ho provveduto a segnalare più volte l’accaduto).
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Cara Stefania, non credo nel diavolo :)
Comunque, non facevo riferimento alla rete ma a facebook e simili. Tu mi dirai che è lo stesso, ma io credo di no: è la “libertà” della rete che vogliono zittire, non certo quella di facebook – che non esiste.
Un abbraccio.
fm
p.s..
Luca, dici “volendo credere che così sia”. Ne dubito – visto che in qualsiasi momento, con lo stesso account o con uno nuovo, non so, puoi rientrare e recuperare ciò che – apparentemente – è stato rimosso.
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non sono sparita, vi sto leggendo tutti e sto riflettendo su ogni cosa. purtroppo (o per fortuna) sono così travolta dalle “cose da fare” in casa e per la famiglia, che mi affaccio leggo e devo riscappare. conto di trovare il tempo per formulare il mio pensiero stanotte, come al solito, quando la casa “dorme”.
intanto grazie a tutti per le preziose riflessioni.
nc
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Mi trovo in perfetta sintonia da quanto detto da fm. Condivido il discorso “politico”, i cavalli di troia – me ne ricordo – e il livellamento culturale. Vedo in giro, in molti blog, crescere omologazione, pigrizia intellettuale, e mai come in questi ultimi tempi luoghi virtuali che una volta si potevano considerare “agorà”, trasformarsi in arene: luoghi di scontro poco dialettici, sfogatoi di frustrazioni per molti commentatori dall’insulto facile e nessuna critica costruttiva, e non parlo di siti di calcio, ma ad esempio dei blog di giornali come il Fatto Quotidiano e Repubblica. E allora mi è venuto da pensare che questo possa essere frutto dell’utilizzo di social network come fb, delle scorciatoie comunicative che offre, dall’avere come contatti solo che scegli, e che quindi più facilmente ti potranno gratificare con “mi piace” e commenti di maniera, o in caso contrario farli scomparire cliccando su “rimuovi dagli amici” (che poi amici è una parola grossa!). Una vera involuzione comunicativa e intellettuale, secondo me.
Non dico che chi sta commentando qui usi queste modalità, ma le usano in molti, creandosi una piccola reggia dove incoronarsi re o regine: ipertrofie e-gotiche.
Quello che è successo alla Smasher è gravissimo, però se si guardano le cose con distacco, viene anche da ridere. Cosa ci si può aspettare da una grande mamma come fb che ti invia mail dicendo che è da tanto che non ti affacci o che tanti tuoi amici hanno trovato amici così, e puoi provarci anche tu o se nomini la parola capelli ti appaiono le pubblicità dei saloni di bellezza e tante altre amenità simili!
A me viene da leggere questi “inviti” di fb con una vocina mentale che imita le persone adulte che in falsetto si rivolgono ai bambini con un linguaggio involuto, pensando che oltre a essere bambini sono anche cretini, e allora sì, mi scappa proprio da ridere.
Anche se tramite questo social ho avuto la possibilità di approfondire la conoscenza con persone che avevo solo letto in giro, sempre con stima e interesse, e almeno tre di queste, incontrate realmente, sono diventate per me davvero importanti, tutto questo lo archivio in un file che ho chiamato CONTRADDIZIONI…ovviamente le mie, che seppur schiva rispetto a certe bulimie da “contatti”, comunque ci sto!
E ci sto col nome del mio asino, però, perché se i miei compagni delle elementari e del liceo li ho persi di vista lustri fa, ma che me ne frega di rincontrarli adesso? :-)
Valentina
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Era assolutamente lungi da me voler aprire una discussione su pregi e difetti di facebook e dei social network in generale, tuttavia, mi rendo conto che essendo strettamente collegate le due faccende, o meglio, dipendendo la presente denuncia proprio dalle dinamiche del social network più grande del mondo, cedere a piè pari nel vortice della discussione, è inevitabile.
Dunque, cerco di tracciare una breve riflessione di pancia.
Facebook è un aggregatore, nel senso più basso e semplice del termine; si tratta di un contenitore, un contenitore che fagocita e contiene di tutto: quanto di più riprovevole come quanto di più potrebbe piacerci.
In questo contenitore si ritrova praticamente “schedato” mezzo mondo, avrei potuto dire “registrato”, ma ho scelto di scrivere “schedato”, perché è questo il senso agghiacciante della faccenda: la schedatura, e la nostra volontaria accettazione che qualcuno possa raccogliere i nostri dati sensibili, opinioni, gusti, orientamenti, scelte, per farne un file, un dossier, da usare, un giorno, chissà come.
E stando a quanto appena scritto ci sarebbero già validissime ragoni per pensare di scapparne a gambe levate, ma…
ecco il “ma”, cui segue una lunga lista di “ma”
la mia uscita da fb, quella di Stefania, Gianni, e una ventina, poi trentina, o quarantina, o meglio ancora di altre 400 belle teste, su una marea incalcolabile di gente che lì resta e lì resterebbe comunque a sguazzare, dialogare, scambiare opinioni, non cambierebbe né le sorti del mondo, né quelle di un meccanismo perverso che ormai ci regola indipendentemente dal nostro opporci ad esso come una piccola tribù di savi.
Premesso che detesto i cavalli di troia, facebook e la mondadori non sono la stessa cosa, come non sono la stessa cosa 200 autori mondadori e 1 miliardo di utenti facebook.
Quando su una piattaforma come facebook un gruppo di persone come gli autori di poetarum silva, riesce a raccogliere un bacino di utenza di 2400 iscritti circa in un anno e mezzo, pubblicando giornalmente brani di poesia, riflessioni, musica, considerazioni su quanto accade nel mondo, idee politiche, link a gornali, articoli, inchieste …, quel gruppo di persone “giornalmente” – scusatemi il francesismo – si fa il culo cercando di strappare 2400 persone al semplice “mi piace” sotto la foto di un culo e un paio di tette, ad esempio! Insomma, quel gruppo di persone fa un lavoro gratuito e sottostimato, ma -diobono! – civile e politico. Quando nel periodo delle votazioni amministrative prima, e quando, poco dopo, dei referendum l’informazione (ovvero il potere occulto lasciato in mano a gente che lascia assorbire passivamente al suo pubblico all’ora dei pasti, una distorsione della realtà attraverso il proprinamento quotidiano di programmi atti a decerebrare ed addormentare la coscienza: tg1, tg2, tgcom, tg5, studio aperto, …), dicevo, quando dei referendum non si sentiva parlare da nessuna parte, l’informazione è corsa sul filo della rete, dai blog (ma i blog, si sa, hanno un loro limitato circolo di lettori affezionati che generalmente già la pensano come il suo gestore, e una piccola o grande parte di lettori casuali, che cade a fagiuolo per l’articolo di interesse e va via senza guardare e leggere il resto), ai social network… e ci siamo: bingo!
Quelle elezioni, che piaccia o no, sono andate bene anche per quei piccoli pazzi che sui social network hanno speso le ore a fare tam-tam, pubblicando articoli, vignette, prendendo e carpendo l’attenzione della gente partendo dal basso, dalla piccola satira, dalla battuta: “chi non vota pisapia non è figlio di maria…”: cazzate!?! sì, cazzate! sane e sacrosante cazzate, che però hanno fatto parlare la gente, l’hanno fatta confrontare, ridere, piangere, sfogare, scoprendosi insieme e tutti quanti nella merda fino al collo: ragazzi laureati senza futuro davanti, cassintegrati, operai col fiato sospeso, insegnanti precari, casalinghe che devono far quadrare i conti fino a fine mese… e non si finirebbe più.
Poi dalle battute si è andati avanti, costruendo discorsi, formando gruppi, veri e propri movimenti spontanei…
La realtà è cambiata, la realtà è anche questa, la gente ama la virtualità, è un rifugio, un luogo per sentirsi “altro”, qualcos’altro che dà loro respiro rispetto al grigiore del quotidiano, e questo è il fumo negli occhi che i social network offrono loro.
Dunque sì, si può scegliere di uscirne, ma si può anche scegliere di lottarci dentro, e poiché fb a noi ci censura. ci ostacola e non ci fa contratti milonari come la signora bianca mondadori, i cavallini di troia io li lascio a quanti si riempiono il portafogli, perché a me non resta in tasca niente, ma mi spendo perché – forse – sono tanto idealista da fottermente di apparire pure cogliona.
del resto, così non fosse, non sarei neanche poeta, ma come insegna Wislawa “preferisco il ridicolo di … al ridicolo di non”
un abbraccio a tutti.
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p.s.: non dimenticate la Smasher, fate girare l’informazione.
grazie.
nc
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La mia connessione è singhiozzante, ragion per cui ammetto di non essere riuscita a leggere tutti i commenti. Quindi mi scuso fin d’ora. Però vorrei fare un paio di precisazioni, rispetto a ciò che ho letto.
1) Quando è stato inventato il fuoco, la sua funzionalità era positiva: prima proteggersi dagli animali, in fase successiva cuocere i cibi, in fase ulteriore riscaldarsi, e così via. Il fatto che – in tempi successivi – sia stato utilizzato anche per incendiare macchine, case, negozi, etc, non ha spinto alcuno ad abbandonarne il suo utilizzo positivo. So che forse sembro banale, sia nei miei esempi sia nelle mie comparazioni, ma io vivo “così” facebook. Chi lo ha detto che devo abbandonare uno strumento se IO non ne faccio un cattivo uso? Non ho incendiato mai nulla, tranne una sigaretta, non abbandonerò il fuoco. La stessa cosa la penso sul mio utilizzo di facebook e per tale ragione non ho ancora abbandonato la piattaforma.
2) Facebook è uno dei figli digito-attrattivi che ho – passatemi questa autocelebrazione – indagato anche nei miei recenti studi legati alla cyberpsicologia. E’ una piattaforma che miete bellezza, ma anche un enorme festival della stupidità. Ma non è forse un micro sistema rappresentativo di scorci di ciò che siamo? In fondo, facebook è il riflesso del suo utilizzo e i fruitori siamo “noi”. E’ chiaro che ciò che avviene è al di sopra delle singole volontà, poiché viene mosso da una collettività digitale che ormai sembra assumere diverse identità e diversi connotati in base ai vestiti che deve indossare.
3) La Smasher sta subendo un gravissimo danno. E qui mi fermerei, perché nel termine danno è incisa ogni altra conseguenza e sfumatura negativa.
4) Facebook è nato per scalzare – insieme ad altri strumenti – il bar e la posta di penna, per divenire un non incontro, un assemblato di conoscenze o pseudo tali. Ma la Smasher, pur avendo al suo interno un manifesto di libertà, non ama infastidire. Quando ho invitato a non inserire link in modo indiscriminato nelle varie bacheche, non era un’incoerenza con il manifesto di libertà o il tentativo di impedire la libera espressione o la libera condivisione, era solo l’espressione della posizione della Smasher. Non abbiamo mai venduto porta a porta, come si faceva un tempo con le vecchie enciclopedie. La Smasher – passatemi – ha una delicatezza che assomiglia all’orma lasciata dalle punte dei piedi. Divulgare le Opere e gli Autori che ospitiamo con gran piacere, per noi però non vuol dire pubblicizzare a manetta senza alcun criterio e facendoci non tollerare da questo o da quello. Ad esempio, spesso io mi irrito vedendo la mia bacheca piena di link esterni che non mi interessano, vedendo che la mia bacheca viene scambiata per una in cui farsi pubblicità (!), ma resisto e capisco. Ma ad un certo punto perché dovrei per forza “resistere e capire”? Voi potreste dire: limita la possibilità di inserire… E da qui partirebbe un’altra tiritera che vi evito :-)
5) La Smasher forse ha fatto partire un discorso più ampio sulla potenza di facebook e sulle sue trappole. Ma vi garantisco che è un discorso che si faceva anche ai tempi di messenger! Vi prego di non sobbalzare dalla sedia, ma è così…! Ai tempi messenger aveva una potenza che ora capisco essere divenuta dormiente, con i nuovi figli digitali.
6) Ora, al di là di questo presidio digitale che francamente mi sembra intellettivamente e culturalmente MOLTO stimolante (e non lo dico perché qui “dimorano” amici, insieme alla buona poesia), ritengo che questa mobilitazione debba trovare compimento nella risoluzione. Ma come? Ah, se lo sapessi!
7) Chiudo il mio lunghissimo discorso (e meno male che non ho connessione!), precisando subito che questa è la mia opinione personale, e in qualche modo la posizione della Smasher che amministro dal 2004 ormai. Ma non rappresenta di certo la verità, la quale ha lo smeriglio di quante facce siamo e di quante essenze ci sono al mondo.
Buona giornata e grazie a tutta la Redazione per lo spazio e il sostegno!
Giulia Carmen Fasolo
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Avevo fatto una domanda, cercavo delle risposte, le ho avute…
Bien, tout se tient.
Grazie a tutti.
fm
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letto tutti con interesse, però ad alcuni esempi rispondo che è come se saramago avesse pubblicato “il quaderno” in casa berlusconi, e poi si fosse lamentato dei tagli…tanto per dire.
e lo dico sorridendo.
è stato un piacere.
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saramago aveva tutta l’intenzione di pubblicarlo con einaudi (allora suo editore) cioè casa berlusconi. Einaudi non volle, tristemente, e saramago essendo saramago andò da bollati borlinghieri e poi da feltrinelli. Cioè saramago aveva la fila fuori dalla porta e lo sapeva. Lì Einaudi commise un grave errore eidtoriale.
grazie a tutti, il dibattito civile è bello e si impara sempre
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