[Con Alfonso Maria Petrosino prosegue la rubrica che ospita i versi di giovani autori nati negli anni ’80, cui Poetarum Silva si dedica da mesi allo scopo di tracciare una mappatura delle poetiche attuali.
Sono stati pubblicati Fabio Teti, Greta Rosso, Valentina De Lisi, Chiara Daino, Domenico Ingenito, Simona Menicocci, Carmen Gallo, Francesco Terzago, Tommaso Di Dio, Mariasole Ariot, Luca Minola, Alessandro Giammei, Anna Ruotolo, Roberta D’Aquino, Riccardo Raimondo, Nadia Tamarini, Giovanni Catalano, Luigi Bosco, Luciano Mazziotta, Michele Ortore, Andrea Cangialosi e Domenico Stagno]
VDL
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Di che colore sono i rossi tram di Leningrado? . Di che colore sono i rossi tram di Leningrado? Sono in bianco e nero le foto che ho a disposizione e in queste, piene di macchie simili a fosfeni, immagini e figure flou, non colgo la differenza, ad essere sincero, fra le possibili tonalità. Non so perciò di che colore il tram sarà, né quale senso avrà l’andirivieni forsennatissimo delle sue corse. Se vanno e vengono vuol dire, forse, che almeno esistono due capolinea, che il viaggio, quindi, ha inizio e fine; non sai quando, ma almeno sai che passa. È quanto basta per organizzare un piano quinquennale per la massa o un altro metaforico samsara. I lunghi e rossi tram di Leningrado non attraversano San Pietroburgo ma solo alcune tra le vie contorte dei miei, chiamiamoli così, pensieri. Mi accorgo che non si aprono le porte, e che perciò mi tocca continuare. Io non ti ho vista ma lo so che c’eri non eri libera, non eri lì, ma c’eri. La tua presenza era tremenda e varia. Sia fatta luce, o almeno un luccichio sulla faccenda e sulla mia speranza. Io non sapevo che ci fosse un figlio; mi ero convinto, a torto, che il suo sperma fosse fecale e quindi non fecondo. Di stelle non ce ne erano e la stalla è sottoposta a priorità bovine. Erano stati i re già giustiziati, i magi, i re dei re: qualsiasi titolo costituiva un viatico al patibolo; l’oro, qualsiasi fossero i carati, era da tempo stato requisito. Sarebbe andata avanti all’infinito o almeno per un secolo, fino alla fine, chiamiamola così, del mondo; verrà il diluvio e resteremo a galla. Ma la Storia, si sa, boicotta il mito, lo rende anacronistico o giocondo o peggio, peggio ancora, lo realizza, finché nessuno più si raccapezza. Che questo fosse il mito più vetusto lo sospettavo e me ne dà conferma sempre meravigliandomi la Wehrmacht che assedia e assidera; il compagno Stalin ci mette, dicono, alla prova. I pali della luce ora servono soltanto a misurare a spanne il buio e d’altro canto non c’era molto da vedere. Ieri sui rossi tram di Leningrado un estone ha detto che ti conosceva ed io ho aggiunto: “Anch’io!” Sarà stato per questo che un angelo mi dichiarò in arresto sottoponendomi ad un terzo grado e molto sopravvalutando il mio coinvolgimento mi ha persino chiesto il luogo esatto del tuo nascondiglio. E se mi chiedono di che colore sono quei tram risponderò che sono daltonico, mi spiace, non lo so. E se mi dicono che sono rossi io non avrò nulla in contrario: i suoni che fanno i rossi tram di Leningrado di sibili e sferragliamenti scossi somigliano ai pensieri nell’amore. A una fermata, non so quale, i tossici mi rubano il biglietto e in cambio mi offrono un altro po’ di vita: un cambio pessimo (preferirei, piuttosto, della nera). Se solo un’altra volta ci vedessimo, sotto una pensilina, anche per poco, sarebbe, non ne dubito, diverso, ma ignoro in che misura e in che maniera e comunque sarei ancora goffo ed indeciso, quindi, sul da farsi. Da quando ho preso il tram mi sono perso anche perché è impossibile trovarsi. Ma se potessimo incontrarci, allora avrei una richiesta temeraria: un’ora d’aria, un attimo di fuoco. Le circostanze sono molto serie: la mia, chiamiamola così, memoria esce sconfitta. Dice che non c’eri ed io le dico: “Zitta! tu non sai, memoria mia, che la parola mai con magnus condivide la radice.” Allora lei risponde che la boria è figlia di grandezza e di miserie che sono perlopiù insignificanti. La mia memoria questo me lo dice perché non vuole rendermi felice con una gioia di secondo grado. I lunghi e rossi tram di Leningrado si svuotano e si arrestano davanti a un cumulo rubesto di macerie. . * . Marion sub specie angelica . Sopra uno spillo o dietro la mia spalla destra, per darmi un bacio sulle tempie e per soccorrermi, Marion. La falla è diventata grande e l'acqua riempie . la stiva della nave di onde scure. Che cosa vuoi che importino le date e men che meno le temperature: se c'è Marion è immensamente estate. . Il mondo gira a vuoto e compie un giro e un giro e un giro su se stessa l'elica lenta e indolente del ventilatore. . Se nella morte rivedrò l'amore mi apparirà Marion sub specie angelica: l'ultimo bacio, l'ultimo respiro.
8 risposte a “Under 30 – Alfonso Maria Petrosino”
la forma chiusa del sonetto. il carme.
entrambi forzati nelle cesure. entrambi solidi nel ritmo.
sono colpito e vorrei sapere qualcosa di più dell’autore.
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Alfonso ha pubblicato Autostrada del sole in un giorno di eclisse (Edizioni Omp, Pavia, 2008) e Parole incrociate (Tracce, Pescara, 2008). Vince tutti gli slam poetry a cui partecipa.
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ha una poetica interessante davvero…
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Ci sono peti e poeti. In questo caso abbiamo di fronte a noi un poeta, competente, ispirato.
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Lo conosco da tempo, uno dei migliori.
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[…] Di Dio, Mariasole Ariot, Luca Minola e Alessandro Giammei, Anna Ruotolo, Michele Ortore, Alfonso Maria Petrosino, Sergio Garau e Marco Bini. Per ciò che concerne i testi di Giovanni Catalano, Luigi Bosco e […]
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[…] Di Dio, Mariasole Ariot, Luca Minola e Alessandro Giammei, Anna Ruotolo, Michele Ortore, Alfonso Maria Petrosino, Sergio Garau e Marco Bini e Giuseppe Nava. Per ciò che concerne i testi di Giovanni […]
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[…] Di Dio, Mariasole Ariot, Luca Minola e Alessandro Giammei, Anna Ruotolo, Michele Ortore, Alfonso Maria Petrosino, Sergio Garau e Marco Bini, Giuseppe Nava e Marco Aragno. Per ciò che concerne i testi di […]
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