PHARMAKON
Ciò che sciama tramando informi trasparenze
ciò che scivola riproponendo il peana dell’esclusione,
ciò che occlude i pori usurando le giunture
di quell’anatomia sempre votata al disfacimento,
tutto ciò che tramortisce e insieme sgretola,
tutto ciò che diluisce e insieme dissolve
è segno indelebile dell’immanenza
forgiata nel solo inchiostro
che qui rinsalda la morsa
tamponando le ferite del derma decomposto.
Ascolta: quel che è bene è che il verbo sia
per l’appunto verbo, e che persista comunque
nell’insana pratica di ricomporre
ciò che non potrà mai essere riunito
se non nel supporto soggettile che tende al bianco
e sempre ripropone la parabola arcuata
ove sillabe concubine si sfibrano nella copula
sognando un orgasmo simultaneo.
Ciò che fibrilla sotto l’egida della scossa
e si inalbera all’avvento dello spasmo,
ciò che devia dalla strada maestra
varcando le soglie ove riappropriarsi del sorgivo,
ciò che si attende solo anticipandosi all’a venire,
tutto ciò che si sacrifica trascendendosi,
tutto ciò che tonifica e insieme precipita
è traccia incancellabile di quell’inchiostro
che celebra l’avvenuto connubio
tra il sensibile e l’intelligibile
e da millenni sottende una mimesi
cercando di rendere il verso simile al vero.


43 risposte a “PHARMAKON”
“….e da millenni sottende una mimesi
cercando di rendere il verso simile al vero.”
avrei voluto essere io a saper scrivere una COSA così, così, mi sfugge il termine tanto mi ha preso questo ultimo capoverso…
erremme
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grazie Roberto!
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Come a dire, si tampona senza mai guarire in senso definitivo l’imperfezione del nostro provare a dire ciò che, semplicemente, è.
Meraviglioso, questo tuo dire.
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come dice più in basso mio fratello teqnofobico, un insieme indistinto di cura e veleno
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grazie Silvia!
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Bellissima poesia, di un impatto disarmante.
Grazie
Sara
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grazie a te per l’attenzione e l’apprezzamento!
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..cercando di rendere il verso simile al vero..
Sempre immenso! Un abbraccio Enzo, a presto! feDe
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ciao Fede, grazie!
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Molto bella, Enzo.
E’ la ‘storia’ della Poesia, di ogni poeta, di ogni poesia.
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sì, una poesia sulla poesia!
grazie Alberto!
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medicamento & veleno
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“la farmacia di Platone” : cura e insieme veleno ! (Derrida docet)
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= effetto placebo.
splendida Mr. Campi
ribadisco quanto dettoti in pvt.
kisses.
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C’è poesia, filosofia e un linguaggio – il tuo, che lacera, rimargina e trascina senza sosta. Prorompente la vitalità di suoni e immagini.
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grazie Vincenzo, troppo buono
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molto molto bella :) complimenti per questa analisi di ciò che fa poesia ( e non solo).
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grazie Artemisia!
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Inconfondibili lo stile e le immagini, Enzo.
Eppure, quell’ultimo verso che chiude e chiosa l’intero componimento – effettivamente quest’ultimo costruito partendo dalla sua fine e per la sua fine, per pronunciare proprio quel verso che basterebbe anche a se stesso – quel verso che tanto ha colpito (perché colpisce, accidenti!) personalmente non lo condivido. Condivido piuttosto il contrario – il vero più simile al verso. Oppure, meglio, che il vero vada pure al diavolo assieme alla trascendenza, all’a venire ed alla sorgiva.
Ma il mio è ovviamente solo un parere :)
Luigi
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vediamo un po’….
mi sembra di aver scritto “cercando di rendere il verso simile al vero” e non “rendendo il verso simile al vero”.
la differenza è nel “cercare”.
1) la ricerca è carattere imprescindibile della poesia, e quel tipo di ricerca cui si accenna è comunque una pratica che alcuni poeti perseguono (vuoi solo idealmente)
2) scrivere una cosa non significa necessariamente credere in quella cosa
3) il vero (o la verità) non è un assioma assoluto.
la verità non è universale, casomai soggettiva; quindi il vero qui sotteso non ha nulla a che fare con la verità.
in qualsiasi tipo di letteratura la verità è, sempre e comunque, un’idea di verità, plasmata e insieme fuorviata da tutta una serie di cose, attitudini, desideri repressi, fobie dell’autore.
in tutto questo gioco di vero e verità, di verso e versi, in cui ci si fa il verso a vicenda, l’unica cosa che non può essere messa in dubbio è forse la mimesi, nella sua doppia accezione di imitazione e di camuffamento (da qui anche il “nascondimento” proprio della poesia).
la poesia non è sempre e soltanto rivelazione, anzi, il più delle volte, è l’esatto e perfetto contrario.
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grazie Luigi!
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Il testo suggerisce un approccio filosofico, ma, attraverso la visionarietà emerge il potere mitopoietico della parola che si fa slancio vitale. Quell’anafora, “ciò” che, iterata, suggerisce una “cosalità” infinita, è l’espressione più pura e, in un certo senso antiteticamente, spuria,originale, dell’essere della filosofia antica.
Convivono perciò due spinte a dire in poesia. La prima sembra rivisitare Parmenide ed Eraclito. La seconda variabile ricorda che nel mistero c’è il tutto che si reifica nel “ciò “, nella tragica e splendida realtà trasfigurata, resa manifesto a se stessa, ossia immagine della vita nella sua interiorizzata fisicità. Il “ciò” è anche “qui” e “ora”, è sofferenza e gioia, non solo filosofia assente e sospesa nel vuoto delle forme pure e perfette. Si attualizza il discorso poetico, nell’urgenza di cogliere, universalizzandolo, il lato umano, attraverso la ritualità della ripetizione che è pure assiduo tentativo di ricerca, cammino di analisi e proposta di mimesi a metà strada fra la forma e il divenire totale, anche di se stessi. Marzia Alunni
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tra la prima e la seconda serie dei “ciò”, la chiave:
Ascolta: quel che è bene è che il verbo sia
per l’appunto verbo, e che persista comunque
nell’insana pratica di ricomporre
ciò che non potrà mai essere riunito
se non nel supporto soggettile che tende al bianco
e sempre ripropone la parabola arcuata
ove sillabe concubine si sfibrano nella copula
sognando un orgasmo simultaneo.
…
pratica insana (nell’accezione più positiva del termine), impossibilità di ricomporre, il sogno di un orgasmo simultaneo: poesia!
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“Ascolta: quel che è bene è che il verbo sia
per l’appunto verbo, e che persista comunque
nell’insana pratica di ricomporre
ciò che non potrà mai essere riunito”
Il cuore.
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grazie Maria!
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ha proprio un fuoco
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ma i tuoi fuochi sono più pregnanti dei miei :-)
grazie Silvia!
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mi piace, scalda il cuore e scioglie la lingua!
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come scioglilingua si può osare di più :-)
grazie iacopo!
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è un avvenire.
in fiamme…
si sbrciola dentro di bello
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” Esangue al cospetto del sole
mentre affissi alle pupille
steli di rose andate a male
mentre le labbra curvano
verso il pianto e la preghiera
verso l’ombra e i rami morti
e quando poi
ci si chiede cosa sia l’amore
rispondersi che è groviglio
dispersione d’anime
ricciolo d’api da baciare sulle punte
per poi rimanere punti
ed essere invasi da miele doloso”
(Antonella Taravella – “D’ogni esangue parola”)
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:*
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Pur nel buon intento di testimoniare la potenza disvelante e filosofica del verso, questo testo rende per paradosso un buon esempio di ciò che non dovrebbe essere – a mio parere – Poesia, quando la cura sia propriamente il non eccedere, fuggendo così la tentazione di porsi sopra il lettore, piuttosto che al suo fianco.
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chiedo scusa, a tutti, per la presunta presunzione (e chi mi conosce sa che sono il perfetto contrario della presunzione), ma se il lettore non riesce ad affiancarmi non è un mio problema.
se dovessi scrivere pre-occupandomi della fruizione sarei altro-da-me.
grazie massimo!
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Afferri e poi distogli. Tornerà, malato, il verso curato da chi lo scrive, a curare chi lo consegna.
E non poteva essere che l’immagine che tu hai scelto.
Un manifesto cesellato verso a verso.
Grazie e complimenti.
clelia
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rinvenire dall’inebetimento della cura, è questa la missione!
grazie clelia!
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ripartirà, ad aeternum, il verso.
e verso chi o cosa non è cosa che incide più di tanto.
ciò che è inciso è il verso scritto e consegnato alla posterità.
tutto ciò che viene dopo è solo un’appendice.
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…panacea e dolore.come un parto.come radice e bacca.verso come riverso.dang-va e silenzio.di quelli che tutti noi vorremmo avere.invece di leziose amenità diffuse con la biro…grazie,enzo.da sempre…
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grazie lele!
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“…tutto ciò che tramortisce e insieme sgretola,
tutto ciò che diluisce e insieme dissolve…” sono davvero versi dai molteplici contenuti. Ma la poesia è un grande mistero…
Sempre bravo, caro Enzo!
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e tu sempre presente alle mie cosucce :-).
però non hai risposto alla mia dell’altra volta…..
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E’ mio parere che la poesia è e deve essere mimesi, che le sue basi poggiano sulla ricerca del vero a partire dal concetto filosofico che rappresenta il poeta o che il poeta vuole rappresentare a prescindere dalla personale formazione. Se cosi non fosse, sempre a mio parere, quello che si scrive sarebbe solo cronaca o riflessione e nemmeno tanto pura.
“La farmacia di Platone: cura e veleno insieme” eccellente definizione.
Grande lettura Enzo, un altra lezione da ricordare!
Grazie
Sebastiano
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grazie a te sebastiano!
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