Che è l’effetto di iniziare
automaticamente a parlare
a voce più alta e in modo
più accurato se i rumori
ambientali crescono.
Batto una mano
sul tavolo e non so se è questo
il rumore che fa il legno,
il rumore della mano.
È esperienza comune
che al tavolo
di un ristorante i primi
dialoghino in toni moderati.
Un vocio che è una manifestazione
tremante di sé, un annuncio.
Come se il tuo corpo – essere qui
e non altrove, non è questo
che fa di un corpo
un corpo? – non finisse dove inizia
il corpo degli altri, la loro voce.
E man mano che il locale
si affolla, si allunga
la coda – il brusio
continua a crescere di livello
per cui chi insiste
se prima parlava a molti
è costretto a parlare all’orecchio
di pochi e a voce sempre
più elevata, contribuendo
al rumore di fondo
con un calo di attenzione
e un certo affaticamento.
Comprende raucedine,
bruciore di gola,
voce strozzata e tosse
con rischi seri
di polipi e noduli
alle corde vocali.
Poi certe sordità
non sono uguali, tagliano
le alte frequenze, di più
le consonanti.
E le pareti dure e regolari
non fanno che peggiorare
l’acustica.
Dovremmo forse rivestirle
di coni di gomma
o coi cartoni delle uova.
Tutti ormai sapranno
suonare una chitarra
o il pianoforte.
Ma a volte mi sembra
di tornare indietro
e giocare a palla contro un muro
o nei parcheggi condominiali.
Il riverbero dei muri,
l’eco dei palloni.
Le sirene,
gli allarmi.
Inedito, da “L’amico di Wigner”.
3 risposte a “Giovanni Catalano – L’effetto Lombard”
qui il ritmo tiene bene:
“Come se il tuo corpo – essere qui
e non altrove, non è questo
che fa di un corpo
un corpo? – non finisse dove inizia
il corpo degli altri, la loro voce.2
qui no:
“È esperienza comune
che al tavolo
di un ristorante i primi
dialoghino in toni moderati.”
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Ciao Stefano,
grazie per la tua lettura.
In questo testo, forse più che in altri, ho voluto sperimentare un andamento poliritmico.
Giocare su continue pause e ripartenze, cambi di tempo, rallentamenti, accelerazioni che vorrebbero corrispondere al lungo e intermittente processo di un nuovo pensiero che, attraverso il filtro della parola, cerca di superare il ricordo, il rumore di fondo della memoria.
Un abbraccio,
Giovanni
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