
dalla raccolta Materia di Massimiliano Antonucci
MANIFESTO DELLA POESIA FENICEA
“Certi poeti rappresentano la realtà
ma questo lo sanno fare tutti.
L’unica lirica in grado di saziare lo stomaco
zampilla acqua e sangue
come una gallina azzannata da una volpe.
Uno scrittore vero s’infila tra le gambe un pugnale
per segnare un suono ignoto”.
Capita che guardi e veda acqua. Le ombre dell’Arno si muovono dentro di me dove si trova sempre presente una dimensione parallela a quella del vivere giorno per giorno. L’acqua è una forza che mi perseguita e mi spezza la schiena, si nasconde ma alle volte fa di tutto per emergere in maniera prepotente sotto forma artistica: una sorta di ribellione e riscatto, una potenza vitale che mi rende elettrico come una gatta prima di mangiare. Nella sua voce si nasconde rabbiosa una disperazione fatta arte. Altri poeti hanno preferito scorciatoie, mezzucci per allietarsi l’esistenza, ma hanno finito per produrre una falsa forma di bellezza. Se sei poeta non sei facchino o imprenditore, non sei avvocato, impiegato o macellaio. Sei ladro. Un ladro che ruba dissonanze dentro le perfette costruzioni della mente. E mentre la notte mi invade con una continua richiesta di morte e di rinascita, lo spirito mi viene addosso in una vestaglia di raso rosso e il suo calore è più appagante di mille vittorie. Non abbiamo bisogno di una vita cauta ed infelice. Non abbiamo bisogno di una felicità vuota alla quale tutti possiamo ambire. Abbiamo bisogno di sentire. Di emergere. Per le strade noi vaghiamo oltre l’istinto in situazioni ai limiti della percezione, in luoghi apparentemente sconosciuti dove bruciamo, bruciamo sempre insieme a moschee piene d’odio e a cattedrali dorate che inneggiano falsi dogmi. Adesso che stiamo per scrivere l’anima della notte giunge e si mostra subito irrequieta. La notte ci invidia.
Nessuno è in grado di accedere alla propria realtà interiore senza avviare un processo di conoscenza profonda che inizia
quando lo spirito s’impone sulla rozzezza della materia.
La poesia fenicea scaturisce dalla tensione prodotta dall’uomo-poeta che urta la materia e si oppone alla mediocrità
che non vede prigioni.
Lo sforzo creativo dell’uomo supera tutte le prigioni della mente costruite sotto il comando impietoso della paura
attraverso una differenziazione dell’individuo dallo status quo.
Il feniceismo rappresenta un movimento artistico di rottura verso quei comportamenti istintivi che preservano la propria natura dal distruggere le certezze mai discusse, sviluppando nel poeta una ricerca intuitiva che affonda oltre l’assetto consolidato
dell’ordine sociale.
Gradino dopo gradino il poeta si inoltra al di sotto della soglia del logico per superare gli argini dell’essere statico e le allucinazioni indotte dalla falsità del vivere: egli è nella oscurità, oltre i simboli del giorno, dove è il baratro in cui si trova originario ed intatto
un personale senso di verità.
La sensibilità di questi scrittori della vertigine si muove verso la scaturigine del bene e del male che compare dentro di sé.
Il potere di penetrare tra le ombre dell’esperienza li rende abili a trascendere il visibile; essi stracciano le vesti alla bellezza per imbattersi in quella verità che solamente il corpo ha il potere di raccogliere, nascondendola.
Sudore bile lacrime seme sangue plasmano il suono di un nuovo lirismo che non indietreggia al buio, anzi lo attraversa nel segno
di un linguaggio ruvido e non uniforme.
I poeti fenicei sono deliranti uccelli senza respiro che trapassano le vette del meraviglioso e profanano le profondità del fantastico
per rivelare l’oscenità di una forma di coscienza primordiale.
Tutti quelli che creano senza sapere il motivo, tutti gli invisibili, gli emarginati e gli inconsapevoli che vivono l’arte come una possibilità di redenzione, che rimuovono l’illusorietà dalla finzione poetica e non sanno ancora a cosa appartengono, fanno parte di questo movimento e sono detti poeti della fenice.
Il mondo ama l’arte ma odia l’artista che afferma la sua unicità su ogni metodo e tecnica.
Chi non vive la condizione di diversità non può capire la dimensione eroica dell’esistenza che traduce la frantumazione della regola
nella formazione di uno stile che aderisce alla più autentica individualità.
L’artista si denuda senza compiacersi.
Mettere il trucco sopra i volti non è suo affare.
Se sapesse farlo non riuscirebbe ad abbracciare l’Osceno.
L’esercito della scimmia è contro di lui, l’umanità lo ripudia.
***
PADRE NOSTRO
Padre nostro
che sei negli storpi
negli anfratti e nelle puttane,
sia santificato anche il mio nome
cada ogni regno
e venga fatta giustizia
in terra e per sempre.
Dacci oggi la forza di andare avanti,
lenisci la nostra ansia quotidiana
e salvaci dai simili che nutrono il demone del giudizio
ma liberami dall’ipocrisia della schiavitù.
*
BUTTERFLY’ S
Ho visto una farfalla legata con una catena a un palo
giorni mesi anni
sempre fissa legata al palo
ridere piangere mangiare dormire arrabbiarsi sognare
qualcuno un giorno si è stancato di lei e l’ha sciolta
ma la farfalla rimaneva ferma senza sapere dove andare
si era innamorata di quel palo
e non sapeva più che cosa farsene di tutta quella inaspettata libertà.
*
POESIA DEL MELOGRANO
Sono una bestia braccata
sono un lilium reciso
sono una sposa svestita
sono la fata smarrita
sono la mia mano amputata
e cerco una gabbia pulita
cerco un giardino curato
cerco lo sposo felice
cerco la bacchetta dorata
cerco la mia mano precisa.
Come la schiava tradita desidero il mio carceriere.
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Massimiliano Antonucci è nato a Taranto il 04/01/1970. A Roma trascorre gli anni universitari e si laurea in Giurisprudenza.
Pubblicazioni
Nel 2002 pubblica la sua prima raccolta poetica dal titolo “Mastini davanti alle porte del Regno” Casa Editrice “L’Autore Firenze Libri”.
Nel 2005 la Casa Editrice “Manni Editori” pubblica la sua seconda raccolta di poesie dal titolo “Non sono versi di Giuda”.
Riconoscimenti
– Si classifica con il libro “Mastini davanti alle porte del Regno” nel 2003 al III posto Premio Fucecchio, Fi.
– Nel 2004 è’ vincitore con la poesia dal titolo “Solo sull’orlo del mondo” del Premio Internazionale di Poesia Lodoletta Pini, sezione speciale, città di Pisa.
– Nel Novembre 2004 è’ vincitore al III posto al Premio Letterario “Orfici”- Città di Ponsacco (PI) con la poesia inedita dal titolo “La nostra storia”.
– Nel febbraio 2005, il Premio Nazionale di Poesia Astrolabio 2004 gli assegna il premio di 1° Finalista – sezione Libro Edito di Poesia – per l’opera “Mastini davanti alle porte del Regno”.
– Nel maggio 2005, il Premio Letterario di poesia e narrativa Fazio degli Uberti gli riconosce il secondo posto per la sezione Poesia.
– nel maggio 2006, il premio Letterario di Poesia e Narrativa Fazio degli Uberti gli riconosce il terzo premio per la sezione Poesia
sito internet: Poesia Fenicea