Poetarum Silva

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LA DERIVA DEI CONTINENTI (I am the Walrus)

Non mi uccideva da bambina l’idea di essere minuscola senza possibilità di appello. Piuttosto, allontanava l’ossessione. Quieta, cantavo.
“La mia eternità è fatta di poche ore, le persone sorridono.
Appartengo, io appartengo all’aria che mi accoglie”.

[I am he
as you are he
as you are me
and we are all together]

ti chiedo se infine esploderanno i corpi, le nostre parole
(hanno la consistenza delle nuvole)

lettere spaesate rimangono appese, affamate
di deboli significati

ti chiedo di questa paura di consumare i vuoti coi silenzi
un tempo era sacro l’obiettivo:
io, l’albero
tu, la radice
noi, la terra
voi, il resto del cielo

[umana pangea]

così non è ora – non più
è deriva, miei amori – separazione

lenti raggiungiamo i posti assegnati

(stefania crozzoletti, inedito 2010)

11 risposte a “LA DERIVA DEI CONTINENTI (I am the Walrus)”

  2. Quel verso finale è feroce, invita al ribaltamento della questione (per fortuna) e dice bene Natàlia. Mi unisco al coro.

    Ho apprezzato la tua poesia, tutta.
    Grazie.

    clelia

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  4. Natàlia, Clelia, grazie :)

    separazione, deriva, perdita di contatto con l’altro.
    l’umanità dovrebbe essere pensarsi come “una”, condividere lo stesso destino, invece… ognuno per sè.

    grazie ancora
    stefania

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  5. gli obiettivi dovrebbero essere sacri sempre, e alti, altissimi… invece si abbassa la guardia, ci si accontenta e in un attimo siamo nella mediocrità, nel posto assegnato senza accorgersene.

    un caro abbraccio Stefania e grazie…

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  6. “lenti raggiungiamo i posti assegnati”
    di una attualità che gela, incatenando i pensieri che forse un giorno abbiamo fatto
    perchè pensare, immaginare se i posti sono pre-costituiti?

    un bel testo Stefania
    grazie

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  10. “La mia eternità è fatta di poche ore…
    Appartengo, io appartengo all’aria che mi accoglie”

    appartengo: questo è ciò che sin da piccola ho sempre sentito, chiaro, senza ombre. Poi, tras-feritami in città, ho perso questa chiarezza, mi sono trovata addosso una barriera che mi crollava sempre più dentro, tra i pensieri e il sentire, a favore dei primi. Ecco, quelle zolle di zavorra, che galleggiano nel niente della nostra conoscenza. E tra un pensiero e il seguente perdiamo l’altro, quello che ci sta accanto ed è lente per scoprire chi noi siamo, insieme. Ciao Stefania,f

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  11. capisco fin troppo bene cosa intendi, ferni! ti ringrazio di cuore per la lettura e il commento, che condivido e “faccio mio”. un abbraccio.

    grazie a Gino, e a Gianni :))))

    un caro saluto
    s.

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