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In lode di Anna Lamberti-Bocconi

Quando si scopre un poeta straordinario sconosciuto ai più il primo impulso è di gridarne i versi e il nome ai quattro venti, anche al rischio di sembrare un pazzo. La passione per la letteratura, se autenticamente sentita, non è infatti esente dal rischio spesso comico di passare per degli sciocchi, quasi fossimo dei matti che si rivolgono al mondo in una lingua insensata aspettandoci – esigendo! – di essere amati per le nostre parole. D’altronde non tutti credono di avere del tempo per la poesia, e fra i tanti scriventi che si ostinano a scaraventare i loro brutti versi online (o a stamparli su improbabili plaquette che giustificherebbero l’ambìto titolo di poeta) non è semplice scoprire voci vere e nuove. Forse bisogna saper cercare fra gli umili, prestando ascolto agli invisibili e ai perduti, ai solitari come noi. “Guai a chi si costruisce il suo mondo da solo” dice una strofa di Angelo Maria Ripellino, ne Lo splendido violino verde. “Devi associarti a una consorteria / di violinisti guerci, di furbi larifari, / di nani del Veronese, di aiuole militari…” Ma è raro che i poeti più grandi si associno a consorterie. In ogni caso, e conseguentemente, la buona poesia, posto che sia tale e che si riesca davvero a riconoscerla fra tanto chiasso, giustifica ogni esaltazione. Quindi avvertiamo il lettore prudente: qui ci si esalterà, qui si vorrà esaltare. Parleremo del poeta italiano contemporaneo che abbiamo più a cuore: Anna Lamberti-Bocconi.
Ho scoperto le poesie di Anna Lamberti-Bocconi grazie ad Amelia Rosselli. C’è un volume molto riuscito dedicato a Rosselli, La furia dei venti contrari (Le Lettere, 2007), in cui, fra tanti testi interessanti, compaiono anche delle strofe di Lamberti-Bocconi in omaggio agli “ultimi giorni di vita” di Amelia Rosselli. Segue un breve intervento sulla sua passione rosselliana, di cui riporto l’inizio: “Io sono una che gira per Milano col demonio in cuore e con due occhi azzurri bellissimi. È andata così. Ho scoperto la poesia a sedici anni e me ne sono appassionata. Ci ho dato dentro per un sacco di tempo, l’ho inventata mentre leggevo, è come se l’avessi creata io, la poesia, esplorandone traiettorie un po’ a caso, anzi a ventura, a sorte, per fato, nello stesso modo in cui capita di venire su – da alberelli senza tralicci. Un rapporto di verginità assoluta. Menomale. Non è stato difficile quindi, benché fortuito, che un giorno un signore mi mettesse in mano Variazioni belliche e altre poesie, e io sentissi subito che mi ustionava le palme. Non ne sapevo niente. Mi ustionò anche l’intelletto.”
Pure io amo ustionarmi con la poesia. Bastarono le strofe dedicate ad Amelia Rosselli e queste righe travolgenti non soltanto per incuriosirmi ma per farmi cercare ogni verso pubblicato da Lamberti-Bocconi. La ricerca non fu facile, molti suoi libri erano e sono tuttora fuori edizione. Il mio secondo incontro con lei fu una poesia che mi sbalordì per la sua esattezza e la sua bellezza; si tratta di una strofa senza titolo, dedicata alla luna, e compare per la prima volta in Sale rosso, il suo esordio (Stampa Alternativa, 1992). Ivano Fossati la canta in Lunario di settembre. Eccola:

Ma tu chi sei, cos’hai, perché non parli,
non argenti di stelle anche lo scialbo
mattino? Sei tu stessa a incasellarli,
gli astri lucenti, o sei anche tu una figurina
senza potere, se non nelle notti
di ferire gli amanti come spina?
E quanto più sei gelida più scotti.
Ahi, bella, se potesse tutto il male
che mi consuma mutare la spada
di luce tua in un giro di scale
armoniche, ascendenti, in una strada
che a te mi conducesse! Ma non vale
niente che io faccia, che resista o cada.
Tu non mi ami: questo è il grande lutto
che oscura le mie vesti. Ma ora voglio
dirti la verità del lato brutto,
paradossale, a cui non si rimedia:
Tu non mi ami – questo è il grande male.
Io non ti amo – questa è la tragedia.

Questi versi mi incantarono e mi fecero innamorare. Li scriveva una trentenne di Milano trent’anni prima e io avevo trent’anni mentre li leggevo; e sì, mi innamorai. Seguirono altre poesie, altri innamoramenti stupefatti. Pian piano scoprii che Anna Lamberti-Bocconi era uno dei miei poeti e – a mio avviso – uno dei pochissimi veri poeti contemporanei; la sua è una di quelle voci autentiche di fronte alle quali da lettori e da scrittori ci scopriamo semplicemente disarmati. Lessi Teatro dell’amore (Le Voci della Luna, 2015), una raccolta di cui Aldo Nove ha scritto: “Il magistero della parola si compie in queste pagine. […] Sono tempi da lupi. Ma qualcosa resiste. Questo libro è bellissimo.” Continuai con lo strepitoso Canto di una ragazza fascista dei miei tempi (Transeuropa, 2010), a commento del quale Gianni Montieri ha scritto: “Si intuisce che il controllo che la poetessa ha della metrica è tale che potrebbe farne a meno in qualsiasi momento. L’endecasillabo non è una gabbia ma una risorsa.” Ritornai alle sue prime amate raccolte: Sale rosso (Stampa Alternativa, 1992), Il vino di quella cosa (Campanotto Editore, 1995) e Devi chiamarmi sempre (Campanotto Editore, 2005). Ivano Fossati avverte, sulla soglia di Devi chiamarmi sempre: “A guardarsi intorno le poesie di Anna Lamberti-Bocconi non sembrano scritte per questo tempo, almeno non per noi, donne e uomini così superficiali. Sembrano pensate per comunicare più lontano, verrebbe da dire con genti migliori, e tuttavia non con il passato. […] Appaiono adatte queste poesie piuttosto per il futuro, come una lucida professione di fede nell’intelligenza.”
Finalmente, nel 2021, fu ristampato La Signorina di Cro-Magnon (Sartoria Utopia, 2014), in centodieci copie numerate; lo ordinai e mi giunse la copia numero trentatré, e la magica casualità che mi riservò questo numero palindromo (nel 2021 avevo appena compiuto trentatré anni, e io sono un fanatico dei numeri) mi entusiasmò e accrebbe il mio amore per l’opera poetica di Anna Lamberti-Bocconi. Ora più passa il tempo e più il mio amore non si estingue. Mi si scusino i superlativi; d’altronde se ho riportato i giudizi altrettanto entusiasti di Montieri, di Nove e di Fossati è perché l’unicità e la grandezza di Lamberti-Bocconi comporta proprio questo: l’entusiasmo, l’esaltazione. Scrivere di un poeta amato non è facile, ma non si può restare indifferenti di fronte alla bellezza delle sue parole. La grande poesia deve essere universale e forse povera, forse sconfitta. Vorrei far leggere a tutti i lettori del mondo tutte le poesie di Anna Lamberti-Bocconi, però il nostro spazio è poco e preferisco che il mio intervento sia breve, fugace come una fiammata. Quindi – e mi rivolgo ai poeti e ai veri lettori di poesia – cercate i suoi versi, leggetela! Concluderò questo piccolo esercizio di meraviglia con un brano di Il ritorno di Don Chisciotte, da Teatro dell’amore. È un poemetto di oltre duecento versi. Qui il nostro Don Chisciotte, di ritorno sulla Terra ai giorni d’oggi, si ritrova “in un gran piazzale come un arrembaggio / di fanciulli rapiti da pirati”, cioè fra ragazzini prostituti e transessuali. Di rado la poesia sa essere così libera, così gioiosa e gioiosamente originale e viva.

La bella afferrò i lembi della veste
di qua e di là con le sue lunghe mani
e in un sol movimento repentino
come un sipario li divaricò
mostrando le sue grazie naturali:
ne balzò fuori un membro sì asinino
che anche il mio Ronzinante ebbe spavento
e partì in un galoppo da campione
trascinandosi dietro il suo padrone.
Ora, il mio ragionare non si placa
se non pensando ad un malvagio scherzo
di incantatori dalla cruda beffa,
come quando la bella del Toboso,
la Dulcinea che tanto ebbi a servire,
fu trasformata per il mio dileggio
in contadina rozza e assai volgare.
Il Male che oltrepassa luoghi ed ere
e si ripete a circolo, figura
tanto cangiante eppur fissa e perenne
come me stesso dentro l’armatura,
il Male che riflette nel suo ghigno
tutta l’umanità che non ha cura,
ha replicato quinci il suo copione.
Potessi, alla terribile legione
dei demoni cornuti e sputafuoco,
dare definitiva punizione!
Per trovare la pace, finalmente,
per vedere ultimata la missione
che dall’alto mi venne destinata.

 

Di Edoardo Pisani


In copertina: la poetessa Anna Lamberti-Bocconi


 

Una replica a “In lode di Anna Lamberti-Bocconi”

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