Inclusione, intersezionalità e femminismo: sono questi i concetti chiave che accomunano le scelte della casa editrice indipendente Le Plurali. Ma anche curiosità e un linguaggio “vasto” in grado di inventare un mondo che ancora non esiste definendone orizzonti e prerogative.
La decisione di pubblicare nomi esclusivamente femminili non è casuale, ma finalizzata ad alimentare il dibattito su temi cruciali e consentire ai lettori di empatizzare, arricchirsi e avere maggiore consapevolezza su approcci filosofici e di resistenza concreta che riguardano letteratura e realtà. Se conoscere la storia e i termini del femminismo e dell’intersezionalità è operazione complessa, attraverso libri come Lei che mi ha liberata, il toccante memoir di Maya Angelou, o Felicemente seduta. Il punto di vista di un corpo disabile e resiliente di Rebekah Taussig – per citare solo alcuni dei testi che troviamo in libreria – è possibile avvicinarsi senza retorica a esperienze diverse e coraggiose e rivolgere lo sguardo verso dimensioni che talvolta solo superficialmente conosciamo.

Le Plurali: non avreste potuto scegliere un nome più inclusivo per la vostra casa editrice. Cosa comprende questa molteplicità?
Il nostro nome rispecchia noi, la nostra visione e missione: lavorare insieme per creare una casa editrice femminista che alimenti il dibattuto su alcuni temi che ci sembrano cruciali. Per questo abbiamo scelto di pubblicare esclusivamente donne e approcciare i temi a noi cari in un’ottica transfemminista e intersezionale. Abbiamo ragionato molto su come creare la nostra proposta editoriale e alla fine abbiamo dato vita a una struttura basata sul “quattro”, una sorta di numero fortunato: quattro socie, quattro colori, quattro collane. Riflettiamo molto sulla comunicazione e ci riconosciamo nel linguaggio “ampio” di cui ha parlato recentemente Vera Gheno: per questo chiediamo alle autrici di contribuire personalmente al dibattito e, se dai un’occhiata ai libri delle collane “bussole” e “sagge”, vedrai che inseriamo sempre una nota linguistica redatta ad hoc per ogni titolo saggistico.
Il vostro slogan è: “Libri femministi per menti curiose”. Siamo davvero curiosi? Siamo capaci di metterci nei panni degli altri e cambiare il nostro punto di vista sulle cose?
La curiosità è un vizio che rivendichiamo e una caratteristica che ci accomuna. Essere curiose vuol dire guardare al passato, con l’interesse di ricercare le nostre radici, e al futuro, per immaginare mondi che ancora non esistono. Amiamo sperimentare progetti nuovi e tuffarci in temi che non conosciamo con autrici emergenti o da riscoprire. Essere curiose ci permette di cambiare punto di vista e ritornare in noi arricchite, energizzate e consapevoli: pensiamo che leggere sia il primo modo che permetta di empatizzare con esperienze diverse e porsi delle domande che si davano per scontate. Felicemente seduta. Il punto di vista di un corpo disabile e resiliente di Rebekah Taussig è uno dei libri che abbiamo adorato proprio per questo motivo.
Quanto è vasta – o quanto sono vaste – le galassie femministe e cosa non è retorica del femminismo?
Le galassie sono vaste tanto quanto le riflessioni che, prima e oggi, smantellano ogni giorno un pezzetto di patriarcato in più. Ovviamente vi è una grande differenza tra pinkwashing e approccio femminista: il primo va a braccetto con il mercato, il secondo presuppone un’etica anticapitalistica alla base del suo spirito antipatriarcale. Molto spesso si sente accusare il femminismo di retorica, ma da chi proviene questa critica? I femminismi sono approcci filosofici e di resistenza concreta che bucano la tela di un palcoscenico per cui siamo state preparate e ammaestrate, fin da piccole, a interpretare la nostra parte. I femminismi hanno un loro linguaggio e dei temi specifici, come succede per qualsiasi altro dibattito o questione, anche politica: conoscerne la storia e i termini e muoversi tra le sue voci non è facile e richiede un certo studio che, con i nostri testi saggistici, vorremmo facilitare.
Tra le vostre pubblicazioni, ho amato Lei che mi ha liberata, il toccante memoir di Maya Angelou: perché leggere questo libro? Potrebbe essere considerato un manifesto della vostra casa editrice?
In Lei che mi ha liberata, per la prima volta tradotto in Italia, Maya Angelou, grande scrittrice e poeta afroamericana, racconta la sua vita attraverso la lente del suo rapporto con la madre, Vivian Baxter. Sicuramente il romanzo autobiografico immerge chi legge in una storia intensa, fatta di coraggio e amore materno, oltre a farci conoscere una delle protagoniste più importanti del secolo scorso. Ci ha affascinate perché racconta la vita di due donne sagge e riporta la sorellanza al centro della questione femminista. Sicuramente è un libro che rispecchia il nostro manifesto per molti versi: è indipendente, curioso, femminista e intersezionale.
Chiudo con una domanda forse scomoda: come si sopravvive, da editrici femministe e indipendenti, nel vastissimo mercato dell’editoria?
Gli editori e le editrici mainstream e le CE indipendenti esistono e convivono difficilmente da tanti anni. Sicuramente rispondono a lettori e lettrici con gusti e caratteri diversi. Soprattutto oggi che si presta sempre maggiore attenzione ai temi green e all’etica del e nel lavoro, ci sentiamo apprezzate e ricercate e speriamo che questo interesse continui a crescere. Per quanto riguarda la distribuzione, abbiamo un distributore senza la cui copertura nazionale non potremmo sopravvivere. Altre case editrici scelgono percorsi diversi e di distribuirsi autonomamente: questo sarebbe un tale lavoro e dispendio di energia che non potremmo gestire allo stato attuale. Pubblichiamo poco, ma ogni libro è frutto di una scelta accurata che mette la qualità e il messaggio al centro di ogni progetto: questo ci permette di rispondere ai desideri di tante lettrici che, in noi, trovano una voce a cui dare fiducia e a cui affidare la propria curiosità.
Just dropped in
Intervista a cura di Annachiara Atzei
Un ringraziamento speciale a Le Plurali per aver condiviso con noi la loro idea di editoria.
In copertina: Tracey Emin Her Soft Lips Touched mine And Every Thing Became Hard, 2008

