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Il demone dell’analogia #80: Strega

«Una strana amicizia, i libri hanno una strana amicizia l’uno per l’altro. Se li chiudiamo nella mente di una persona bene educata (un critico è soltanto questo), lì al chiuso, al caldo, serrati, provano un’allegria, una felicità come noi, esseri umani, non abbiamo mai conosciuto. Scoprono di assomigliarsi l’un l’altro. E ognuno di loro lancia frecce, bagliori di gioia verso gli altri libri che sembrano (e sono e non sono) simili. Così la mente che li raccoglie è gremita di lampi, di analogie, di rapporti, di corti circuiti, che finiscono per traboccare. La buona critica letteraria non è altro che questo: la scoperta della gioia dei libri che si assomigliano».

Mario Praz


 

Respiro la credenza
e ho credenziali da millantatrice.
Millanto preci
e filastrocche arroccate nel tempo,
temperate col fuoco dei roghi.
Mi arrogo il diritto di professarmi
curatrice dei mali d’amore.
Amo profondissimamente
la stella accampata sul lago.
Emergo dal seno delle torbide acque.
Vivo, se mi invocate,
nonostante le ali spezzate.
Mi impadronisco della sintassi
e come Icaro volo tra i fogli
scomposti dal vento:
sono presente tra le parole.
Chiamatemi strega!

La Malagrazia. Ballate (delle) disturbanti di Margherita Ingoglia

LA STREGA
A lungo sotto le coltri
Si strinse contro il petto la cera
Finché divenne molle e calda.
Sorse allora, e con dolce cura,
Con amorosa paziente mano
Ne ritrasse l’effige viva
Dell’uomo che le stava nel cuore.
Come finì, gettò sul fuoco
Foglie di quercia, di vite e d’olivo.
E l’immagine, che si struggesse.
Si sentì morire di pena
Perché l’incanto era avvenuto,
E solo allora poté piangere.

Avigliana, 23 marzo 1946

Ad ora incerta, Primo Levi

 

ATTO PRIMO.

SCENA I.

Una landa.
Tuoni e lampi.
Tre STREGHE

PRIMA STREGA.

Quando verremo noi tre di nuovo
Ad un ritrovo?
Nel tuon? Nel lampo?
O nella pioggia?

SECONDA STREGA.

Quando si taccia
L’urlo del campo;
Quando ne faccia
Noto il conflitto
Chi sia vincente, chi sia sconfitto.

TERZA STREGA.

Pria della sera
Dunque.

PRIMA STREGA.

La posta?

SECONDA STREGA.

Quella pianura.

TERZA STREGA.

Vi dee Macbetto condur la schiera.

SECONDA STREGA.

Noi gli diremo la sua ventura.

PRIMA STREGA.

Ma la maestra garrirne potria
Se noi co’ detti d’un falso destino
Tronchiamo al prode la nobile via
Per invaghirlo del torto cammino.

TERZA STREGA.

Potrà seguirlo, potrà lasciarlo,
Chè forza alcuna non gliel disdice;
Ma detestarlo
Colui deggiamo, perché felice.

SECONDA STREGA.

Se a frenar gli appetiti non vale,
Provi l’uomo la possa infernale.

TERZA STREGA.

Noi gittiamo il mal seme nel core;
Ma dell’opra l’uom sempre è il signore.

SECONDA STREGA.

L’uomo è di proba, gentil natura,
Né questo merta, io penso, prova sì dura.

SECONDA E TERZA STREGA.

Tutti i demoni lieti non sono
Se cade il giusto, se inciampa il buono?
(Tuoni e lampi)

PRIMA STREGA.

Gli spirti intendo.

SECONDA STREGA.

Grida il Maestro!

TUTTE E TRE LE STREGHE.

Padòc ne appella!
Vegnam! vegnamo! Sole e procella
L’un l’altro a muta. Bello è l’Orrendo,

Orrendo il Bello. La nostra via
Siano i vapori, la nebbia sia.
(Spariscono fra tuoni e lampi)

Da Macbeth di William Shakespeare (traduz. di Andrea Maffei)

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