di Lucio Mistretta

“Considerate un qualunque personaggio comico: per quanto consapevole esso possa
essere di quello che dice e di quello che fa, se è comico, lo è perché vi è un
aspetto della sua persona che esso ignora, un lato che gli è sconosciuto:
soltanto per questo ci fa ridere.”
H. Bergson, Il riso. Saggio sul significato del comico.
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Poesia giovanile, 2004
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non avevo capito molto dopo la telefonata
anche se era cupa la tua chiara favella
ti chiedevo perché fossi così annoiata
ma non aspettavo codesta lugubre novella.
mi dicesti dobbiamo chiudere, io devo andare
passa più tardi che ti devo parlare.
pensavo ad una crisi, a un semplice litigio,
ma fu il tuo labbro, i tuoi occhi, il tuo sguardo
a piangere e sorridere in quel triste pomeriggio,
quando accennasti all’impossibile ritardo.
ti scioglievi in lacrime sui miei pantaloni
frattanto io pregavo per le tue mestruazioni.
l’auto dove sobri non eravamo stati mai
vivendo quel rifugio come un oktober fest,
si mutò in una scatola di guai e lai
ed io chiedevo smorto se avessi fatto il test.
tu sorridevi – io dicevo porca puttana –
e poi singhiozzavi lo farò in settimana.
vomito, saliva, piscio, e non è tutto;
rovinosi fiumi e cascate di sangue
vedevo nei miei sogni, partoriti a lutto,
e poi, tutto si ferma e là un bambino piange.
tu eri tranquilla, con le tue interne grida,
ed io non nascondevo la mia mania suicida.
il giorno dopo sembravo una croce,
dissi usciamo oggi? attendo una risposta
e tu con occhi, sguardo, e voce,
gridavi finalmente lo sai? sono indisposta.
adesso rilassato assemblerò dei foni,
e scriverò contento ode, ode, alle mestruazioni.
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Poesia non giovanile. 2014
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certi meriggi solo a tentoni
riesco a tenere il mosconi
in me, nel mio es, nel mio io,
e dalle labbra stillo dei p*ddio
che quasi in colpa mi fanno sentire
ma cosa mai che potrebbe lenire
le incazzature gli sbuffi da orco
se non liberarsi in un dolce d*porco
fumo e rifumo seduto in balcone
e tutto a un tratto ritorno bambino
quando sussurro d*cane d*cane
che oggi pensavo alla pensione
allo stipendio all’accendino
che ho perso, di nuovo, alle puttane
che non ho pagato, ai contrattini:
oh, mi sento così marco masini.

Una replica a “Una poesia giovanile e una no”
Condivido questo disimpegno impegnato . Linguisticamente , da sempre , il comico / paradossale sussume il tragico anche nelle sue manifestazioni meno vistose ma certo dirimenti come in questo caso . Qui la parola – necessariamente – ( e meritoriamente ) da “istituzionale” si fa umana , terrestre , unica modalità coerente con l’approccio di cui sopra .
Ringraziando
leopoldo attolico –
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