l’irragionevole prova del nove (gc) – 3

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l’irragionevole prova del nove – 3

Simpliciter: – Chiaramente.

Complicatibus: – Mente il chiaro una chiarezza che non c’è.

Simpliciter: – Non può essere diversamente?

Complicatibus: – Mente il diverso una diversità che non c’è.

Simpliciter: – Non può essere altro che tale, qual era? talmente uguale che…

Complicatibus: – Mente il tale un quale che non c’é.

Simpliciter: – Ma… ugualmente…

Complicatibus: – Mente l’uguale un’uguaglianza che non c’è.

Simpliciter: – Eppure, il tre di prima non è lo stesso d’adesso?

Complicatibus: – Lo stesso non è lo stesso: lo stesso di prima non è lo stesso di adesso.

Simpliciter: – E dopo?

Complicatibus: – Qua e là è già stato detto.

Simpliciter: – Già detto, già.

Complicatibus: – Ma non già fatto.

Simpliciter: – Già, non ancora.

Complicatibus: – Già, non ancora, né mai: mai fatto.

Simpliciter: – Mai fatto cosa?

Complicatibus: – Mai fatto cosa. Forse.

Simpliciter: – Forse?

Complicatibus: – Forse, qua e là, un po’ di tutto, un po’ di nulla.

Simpliciter: – Un po’ di tutto, un po’ di nulla, qua e là?

Complicatibus: – Forse di tutto un po’, forse.

Simpliciter: – Le parti del tutto?

Complicatibus: – Quelle di sopra, queste di sotto. O viceversa.

Simpliciter: – Viceversa?

Complicatibus: – Sotto di queste, sopra di quelle.

Simpliciter: – Viceversa.

Complicatibus: – O variando.

Simpliciter: – Variamente variando?

Complicatibus: – Mente il vario una varietà che non c’è.

Simpliciter: – Proviamo a variare?

Complicatibus: – In un’alternanza senz’alternativa?

Simpliciter: – Variamo.

Complicatibus: – Quelle di sotto, queste di sopra. O viceversa.

Simpliciter: – Viceversa?

Complicatibus: – Sopra di queste, sotto di quelle.

Simpliciter: – Viceversa. E poi?

Complicatibus: – Queste di sopra, quelle di sotto. O viceversa.

Simpliciter: – Ancora viceversa?

Complicatibus: – Ancora e sempre: sotto di quelle, sopra di queste.

Simpliciter: – Ancora viceversa, e sempre.

Complicatibus: – O forse mai.

Simpliciter: – Mai.

Complicatibus: – O un’ultima volta ancora. Forse.

Simpliciter: – Forse l’ultima volta?

Complicatibus: – Queste di sotto, quelle di sopra. O viceversa.

Simpliciter: – L’ultima volta, e poi basta.

Complicatibus: – Sopra di quelle, sotto di queste.

Simpliciter: – Basta.

Complicatibus: – Ne ha abbastanza?

Simpliciter: – Ne ho abbastanza.

Complicatibus: – Di cosa?

Simpliciter: – Di tutto.

Complicatibus: – Delle parti del tutto?

Simpliciter: – Di tutto, di tutto.

Complicatibus: – Per cosa?

Simpliciter: – Per tutto.

Complicatibus: – E il sossopra del nulla?

Simpliciter: – Ne ho abbastanza, del tutto e del nulla.

Complicatibus: – Ad averne di cose, Lei non ne ha mai abbastanza.

Simpliciter: – Sono distrutto.

Complicatibus: – Ecco, a poco a poco, qua e là, si sente ancora di nuovo questo sòno, sempre lo stesso, sempre diverso: perplesso, pieno, distrutto.

Simpliciter: – Ora distrutto.

Complicatibus: – Nella quarta parte del tutto distrutto.

Simpliciter: – La quarta parte: finalmente l’ultima?

Complicatibus: – L’ultima parte del tutto.

Simpliciter: – Finiamola.

Complicatibus: – Finirla senza definirla?

Simpliciter: – Definiamola.

Complicatibus: – Con cosa?

Simpliciter: – Con qualsiasi cosa, ma, soprattutto, definitivamente.

Complicatibus: – Mente il definitivo una definizione che non c’è.

Simpliciter: – Come dire senza dire?

Complicatibus: – Dire senza dire come, né quando.

Simpliciter: – Ma quando?

Complicatibus: – Ora.

Simpliciter: – Ora?

Complicatibus: – La figura, la figura del quadrato, i numeri, il prodotto dei numeri: ricorda?

Simpliciter: – L’ultima ora?

Complicatibus: – L’ultimo numero.

Simpliciter: – L’ultimo, in fine.

Complicatibus: – L’ultimo numero, prima l’ultimo numero.

Simpliciter: – Prima l’ultimo?

Complicatibus: – Dunque l’ultimo numero. Prima.

Simpliciter: – L’ultimo. L’ultima volta, l’ultimo.

Complicatibus: – Prima l’ultima volta, prima l’ultimo: l’ultimo numero, dunque, è, no, non è;  l’ultimo numero potrebbe essere,  anzi, no, non potrebbe essere: l’ultimo numero dovrebbe essere un numero primo, ma né il primo né il  secondo.

Simpliciter: – Certamente.

Complicatibus: – Mente il certo una certezza che non c’è. E se in vece non lo fosse? Se l’ultimo numero, in vece di essere un numero primo, fosse, per esempio, il primo numero dei numeri non primi,  il quattro per esempio, ricorda?, ecco che allora l’ultimo numero sarebbe il primo numero.

Simpliciter: – Originale: l’ultimo numero che è il primo numero.

Complicatibus: – No, non essente, sebbene certi lo dicano.

Simpliciter: – Certi di cosa?

Complicatibus: – Certi incerti sul da farsi; certuno aggiunge il  fatto che…

Simpliciter: – Aggiungere un fatto al da farsi? La somma dei fatti?

Complicatibus: – E perché non la summa, allora?

Simpliciter: – Relativamente a cosa? A formare un corpo? Un corpo di cosa?

Complicatibus: – Mente il relativo una relatività che non c’è.

Simpliciter: – In assoluto, allora.

Complicatibus: – Il fatto che certuno aggiunga un fatto al da farsi, che si dìa in somma da fare, non vuol dire  forse che nessuno sottrae?  Ne dubita?  Che nessuno sottragga piú!

Simpliciter: – Se certuno aggiungesse e nessuno sottraesse obiettivamente si giungerebbe a cosa, a cosa infinita.

Complicatibus: – Forse che mente l’obiettività un obiettivo che non c’è?

Simpliciter: – A tratti a tratti uno se ne fissa uno.

Complicatibus: – Altri in vece altro: due se ne fissano due, tre tre, e via e via: enne enne.

Simpliciter: – Non mi distragga: originariamente non s’era detto che il quarto numero avrebbe dovuto essere un numero primo? Cosa è questo numero enne? un numero esponente? il numero infinito?

Complicatibus: – Enne volte tanto.

Simpliciter: – Enne volte tanto, quanto è?

Complicatibus: – Enne volte tanto è quanto è. E quanto espone.

Simpliciter: – Quanto espone?

Complicatibus: – Un esponente che non espone nulla? O che espone  tutto? Ecco, forse solo e soltanto una parte del tutto.

Simpliciter: – Esponiamolo.

Complicatibus: – Il numero esponente che esponga in fine l’ente?

Simpliciter: – Supponiamolo.

Complicatibus: – E pure, ora non è l’ora delle supposizioni, non si è di sopra, ora si è di sotto, quasi alla fine, per altro verso: al piú, anzi ché non supporre,  lo si può sottoporre a…

Simpliciter: – Al meno questo: verifichiamone un caso.

Complicatibus: – Facciamo a meno dell’altro verso, del meno intendo: nel caso in cui, o a caso?

Simpliciter: – Come vuole: sono senza piú parole.

Complicatibus: – Può essere, può essere.

Simpliciter: – Come può essere senza piú parole? Non può essere, non può essere.

Complicatibus: – Può darsi il caso del prodotto da farsi facendo a meno delle parole del meno: il prodotto dei numeri, e la somma di questo prodotto; e, se la somma non bastasse, un’altra somma, fino in fine scomponendo il composto a ché si giunga all’unica cifra.

Simpliciter: – All’uno?

Complicatibus: – Il numero uno è un numero primo, ma non è il primo numero.

Simpliciter: – Il numero uno non è il primo numero?

Complicatibus: – Non nel nostro caso.

Simpliciter: – Sono confuso, era stato già detto effettivamente.

Complicatibus: – Già: mente l’effetto una causa che non c’è: dipenda o non dipenda dal caso, l’infinito non essere cosa a cosa sia l’essere  finito è congiunto.

Simpliciter: – Che frase ad effetto! Sono giunto congiunto a Lei per cosa?

Complicatibus: – Per cosa: per cosa è a Lei congiunto, giunto sono per altro verso?

Simpliciter: – Quale verso? Sia piú ordinato.

Complicatibus: – Di fatti non c’è verso che tenga: si è ora nell’ordine di sotto, dove non ci son fatti né ordini, ma solo e soltanto ipotesi.

Simpliciter: – Allora ordiniamo: ordiniamo qualcosa?

Complicatibus: – Un fatto ordinario?

Simpliciter: – Un fatto primario.

Complicatibus: – E perché non anche uno secondario,  magari un prodotto terziario,  alla portata di tutti?

Simpliciter: – Una portata unica? Di che portata?

Complicatibus: – Nel piatto unico, senza tante portate, non può darsi questo caso: non c’è grado zero, né nullo, nel piatto.

Simpliciter: – Ma, ora che ci son tanti gradi, di grado in grado magari potrebbe.

Complicatibus: – Per poter essere in grado di cosa?

Simpliciter: – Per darle corpo.

Complicatibus: – Non c’è corpo che tenga, solo una forma, ma senza spessore né profondità: ora mai quasi un quadrato.

Simpliciter: – Oramai avrà pure una sua dimensione.

Complicatibus: – Cosa? Ma se Lei è di dimensione minuta: l’ha detto e ridetto, piú e piú volte: sono minuto.

Simpliciter: – Si ridimensioni.

Complicatibus: – Sono muto, ha detto: forse taciuto è questo piccolo sono, il sono minuto, per altro verso.

Simpliciter: – Un altro verso ancora?

Complicatibus: – Sempre lo stesso, sempre diverso.

Simpliciter: – Ma quale stesso verso? ma quale diverso? Lei dà i  numeri, ancora una volta.

Complicatibus: – Dare un verso ai numeri? o dare il numero ai versi? Forse solo e soltanto questo: dare i numeri ai versi del sono minuto.

Simpliciter: – Sono riverso:  dìa quest’ultimo numero.

Complicatibus: – Mal grado i gradi?

Simpliciter: – Che gradi? Lei non è in grado di nulla.

Complicatibus: – Appunto: non essere in grado di nulla, ora che si hanno tanti gradi, per essere in grado di tutto.

Simpliciter: – In grado di tutto?

Complicatibus: – O d’una parte del tutto, l’ultima parte, per essere in grado di tutto, per non essere in grado di nulla.

Simpliciter: – Quanti gradi ci sono?

Complicatibus: – C’è un primo grado, che già interroga.

Simpliciter: – A domanda risponda! Ma Lei, tanto, non risponde mai.

Complicatibus: – Mente la domanda un’offerta che non c’è.

Simpliciter: – Lei non s’offre, appunto.

Complicatibus: – Potrebbe darsi il caso d’un secondo grado, e poi di un terzo.

Simpliciter: – Il terzo grado?

Complicatibus: – O di un grado infinito: un ennesimo grado, se non ci fosse, in questo caso, una condizione, o una congiunzione, ma condizionata.

Simpliciter: – Un’ultima condizione?

Complicatibus:  –  Dunque, se,  anzi ché non il grado zero, ci fosse in vece questo ennesimo grado, il grado infinito, tanto da esser parte di cosa non ha parte, tanto da aver parte di cosa non è parte, la condizione è che il pretesto della premessa sarà di grado maggiore a questo grado infinito.

Simpliciter: – Maggiore dell’infinito?

Complicatibus: – Dicon che: si dice che: uno dice che: tutti dicon che: nessuno dice che.

Simpliciter: – Intende dire le dicerie, le voci in giro?

Complicatibus: – In giro? Chi ha messo in giro questa voce delle voci in giro? Non sarà stato forse Lei? Un’altra volta? Che mi vuol far dire? Ora, qui, non c’è nulla che giri.

Simpliciter: – Una volta o l’altra la faccia finita con questi giri di parole.

Complicatibus: – Lei vuol forse raggirarmi? Che mi vuol far dire?

Simpliciter: – Una volta o l’altra potrebbe dire c’era una volta.

Complicatibus: – C’era una volta?

Simpliciter: – C’era una volta un re.

Complicatibus: – No! Non c’era nessun re.

Simpliciter: – C’era una volta una regina, allora.

Complicatibus: – Una regina? Una regina regnante, una regina reggente? Potrebbe darsi il caso d’una reggente, ma dirla regina è senz’altro un’altra storia di altri tempi, di altri luoghi.

Simpliciter: – C’era una volta che cosa allora?

Complicatibus: – Forse non c’era nessuna volta; ed ora, qui, non c’è nessuna volta.

Simpliciter: – Che cosa c’è, allora?

Complicatibus: – C’è qualcosa? O non piuttosto niente?

Simpliciter: – Niente, non c’è mai niente.

Complicatibus: – Forse  la qual cosa, che regga i fili del nulla dei numeri tutti del sono minuto.

Simpliciter: – Dei numeri tutti? Si e no quattro numeretti.

Complicatibus: – I numeri del sí e del no. E del forse.

Simpliciter: – Del forse?

Complicatibus: – Il quarto numero è il numero del forse.

Simpliciter: – Il tutto cosí resterà in forse. La quarta parte del tutto non arriverà fino in fondo?

Complicatibus: – In fondo in fondo, in questo caso, che è l’ultimo sottocaso, si potrebbe dire.

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l’irragionevole prova del nove – 1

l’irragionevole prova del nove – 2 

10 risposte a “l’irragionevole prova del nove (gc) – 3”

  1. riassunto delle puntate precedenti laddove si narra d’una ragione senza ragione né ragioni, d’un ragionar senza ragionare, d’una ragioneria contabile & conta bile, d’un dar di conto che è dunque un dar di matto, nella prima puntata; e nella seconda di possibili & impossibili possibilità, di cifre & cifrarj, di somme somme & somme sottrazioni, di particolari particolari & particolari generali, anche di luogotenenti & non tenenti luogo alcuno, di proprie e/o improprie proprietà, di beni di proprietà e di proprietà del e dei beni, e di sono: un sono esausto, esaurito, e muto; e minuto, ecco: di un sono minuto: d’un sonetto?

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