TFA: Dove la metto la Croce?

Crocifiggi la casella, compra la vocale e poi insegna (forse)

di Luciano Mazziotta e Marzia Soardi

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Oddio non lo so dov’è il lago Eyre! Era da tempo che aspettavamo questo momento. “E poi finalmente tu”. Trascorsi ben quattro anni di silenzio da parte delle istituzioni su come conseguire l’abilitazione all’insegnamento, il 2012 ci fornisce la risposta, ma la dobbiamo indovinare: la t), la f) o la a)? Tfa, tirocinioformativoattivo.Che neanche i Maya e la Pizia.
Dopo avere finanziato lo Stato e l’istruzione pubblica per venti anni delle nostre vite, dopo diplomi, lauree, perfezionamenti e post-doc, in Italia e all’estero, siamo chiamati a dare prova della nostra idoneità non tanto all’insegnamento, ma alla possibilità di pagare 2600 euro per un corso annuale, che ci “insegni” come insegnare. La trovata, di antiche e nobili origini (l’inventore, delle famigerate Siss fu, più di dieci anni or sono, Luigi Berlinguer), questa volta si scrive Profumo ma si legge Gelmini.
Sappiamo già che questo non ci garantirà di lavorare in alcun modo (più di 5.000 insegnanti di ruolo in esubero verranno probabilmente riconvertiti ad altre mansioni), ma nel ricatto sociale del vuoto cosmico non possiamo che accettare.
E dunque, ci siamo, siamo qua, quasi in mille. Tentiamo una delle possibili prove relative, nel nostro caso, all’ambito umanistico.
Prima della consegna delle buste contenenti i quesiti che dovranno testare la nostra “preparazione”, la commissione proietta per noi un video di istruzioni a cura del MIUR, con musichetta di sottofondo: un misto tra “come indossare un condom” e “come votare alle politiche” che, al nostro quarto tentativo, conosciamo meglio di “Somebody that I used to know” di Gotye.
Finalmente possiamo aprire le buste: 60 domande a risposta multipla si spalancano davanti ai nostri occhi. Un brivido percorre la schiena, “che mi sento vicina all’esser morta”: e ora, dove la metto la croce?
Poche certezze: l’esecuzione di Luigi VXI avviene sicuramente nel 1793 (non nell’89, nel ’92, né nel ‘94) come ci insegna la celebre puntata di Lady Oscar. Oceano Mare è di Baricco: lo abbiamo letto su Repubblica e sul Corriere della sera. A questo punto sarebbe d’obbligo una domanda su Alfonso Luigi Marra, autore de Il labirinto femminile, capolavoro del postmoderno contro lo strategismo sentimentale, e invece no, lo Stato ci sorprende ancora. L’anno di pubblicazione di Forse che sì forse che no di D’Annunzio, l’anno della Charte Octroyée, l’attribuzione di romanzi inesistenti. E poi ancora. Con che cosa NON confina lo Zimbawe, la Nigeria, il Niger, IL MALI!!! Come se avere dato un’occhiata all’Atlante qualche ora prima del concorso potesse garantire competenze nelle discipline geografiche e conoscenza delle problematiche ad esse connesse (flussi migratori, distruzione ambientale, nuove forme di colonialismo ed altre questioni politiche e sociali che riguardano i paesi e le economie del mondo).
Dove la metto la croce?
Fra bestemmie e sensazioni di panico, tra sentimenti di pietas, clementia, odio per chi ha redatto questi test e percezione di umiliazione nei nostri confronti, ci sovvien l’eterno: i sogni di gloria di pagare 2600 euro dopo gli incomprensibili 100 per partecipare a questo Trivial Pursuit per disperati si infrangono una casella dietro l’altra, “facendo attenzione che le x non superino i margini del quadrato nero di Malevic”.
Le ore passano ma dopo venti minuti sappiamo già di non sapere. Così socratici ci hanno allevato. Sarà meglio tentare la sorte, metà fortuna e metà virtù, come insegna Machiavelli. Ma in questo caso non è la virtù ad essere richiesta. Vogliono solo umiliarci o almeno questa è la prima impressione. Fermarci e passeggiare sulle nostre vite. Forse smantellare l’istruzione pubblica, insinuando il dubbio della sua inadeguatezza nella formazione di nuovi insegnanti. E tuttavia, riesce davvero difficile immaginare un disegno politico così raffinato dietro agli ideatori di questa grossolana kermesse.
Il pensiero corre ad avveniristiche e futuristiche immagini: aule tramutate in grandi e luminosi studi televisivi in cui, al mal capitato interrogato di turno, il professore-conduttore rivolge la domanda “Sei sicuro? La accendiamo?”.
Sequestrati per due ore e mezza a riflettere sul nulla, a pentirci della nostra ignoranza, decidiamo alla fine di consegnare. Siamo tentati di scrivere nella scheda anagrafica, in cui vengono richiesti data e luogo di nascita, quattro opzioni. Indovina! Dove la metti la croce?
È finita. Siamo fuori tra colleghi che dibattono sulla correttezza delle risposte: la a) la b) o la d)? Con un gesto inconsulto e compulsivo non possiamo che rispondere: non chiederci la crocetta che squadri da ogni lato l’animo nostro informe.
Non lo so dov’è il lago Eyre.

@Luciano Mazziotta.

@Marzia Soardi è nata a Palermo nel 1974. Laureata in Lettere classiche, nel 2009 ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Filologia e Cultura greco-latina, presso l’università degli studi di Palermo, con una tesi dal titolo Le rappresentazioni del femminile nel pensiero aristotelico. Dal gennaio 2011 è Assegnista di ricerca nell’ambito della ricerca “Figure greche della spontaneità: la nozione di automaton come categoria biologica meccanica di casualità nel pensiero greco antico”. Dal 2011 ad oggi ha svolto la sua attività di ricerca tra Palermo e Berlino, collaborando tra l’altro con la Humboldt – Universität zu Berlin nell’ambito del suddetto progetto “Medicine of the Mind, Philosophy of the Body” diretto dal Prof. Philip Van der Eijk.

24 risposte a “TFA: Dove la metto la Croce?”

  1. non vorrei sbagliare, o meglio, non vorrei ricordare male (e sarebbe per rimozione) ma credo che uno dei consiglieri dell’allora ministro Berlinguer fosse il professore cafoscarino Vigna (colui che mise un po’ ovunque parenti e conoscenti a spese dello Stato).
    e sempre se non ricordo male, a Venezia si diceva, che le Siss fossero grappoli di un’unica vigna con l’approvazione del ministero, tant’è vero che fu proprio Venezia una delle prime sedi a mettere in piedi la Siss.
    ma, ripeto, potrei ricordare male ;)

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  2. “Se scoprono che vi piace pensare, passate un guaio”, verrebbe da dire a Luciano Mazziotta e Marzia Soardi. Prevalgono, tuttavia, la riconoscenza per la temeraria ragionevolezza e la speranza di una maglia rotta nella rete fitta dello smantellamento sistematico. Colleghi come loro, la Croce – Elena dei saggi, dei romanzi, delle traduzioni, della cultura al plurale – saprebbero certo dove metterla.

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  3. bellissimo e amaro pezzo sulla maxi truffa perpetrata a danmo di vite che resteranno misere forse ma più intelligenti poetiche e degne di quelle di un fottuto ministero di puttane e tecnici che sanno solo come inserire grosse supposte nel deretano dei sogni altrui. bravo luciano e brava marzia

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  4. posso dire “mmpf”? facendo appello alla libertà di espressione, senza venir linciato? miei cari, quello che avete vissuto voi quest’anno lo abbiamo vissuto in centinaia di migliaia in tutti gli anni della SSIS, in forme di molto più becere, in occasione dell’esame d’ammissione. Nulla di nuovo, quindi. Anche l’ironia velata mi risulta abbastanza datata. All’epoca c’erano quesiti del tipo: qual è il corretto ordine delle produzioni brasiliane?

    A: caffé, canna da zucchero, caucciù, cotone
    B: cotone, caffé, canna da zucchero, caucciù
    C:…….
    D:……..

    La cosa imbarazzante non è rispondere alla domanda “Dove sta il lago Eyre?” ma entrare a scuola e vedere che tutte le elucubrazioni intellettuali possibili e immaginabili sono cosa distante anni luce dai programmi ministeriali, che dopo Montale non c’è poesia, che ci tocca di sorbirci ancora i Promessi Sposi (minchia, i Promessi Sposi!!!) come testo biblico fondamentale, che la geografia si insegna ancora con le carte veline da colorare o con le capitali da imparare a memoria, che le ore di latino non servono a una beneamata minchia perché tanto non si traduce più, che alla fine tutti passano.

    Perdonatemi, ma per 1100 euro al mese – presi quando decidono loro e non alla fine di ogni mese – ci sta pure la domanda “Dove sta il lago Eyre?”. Vale il prezzo d’entrata al circo.

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  5. “miei cari, quello che avete vissuto voi quest’anno lo abbiamo vissuto in centinaia di migliaia in tutti gli anni della SSIS, in forme di molto più becere, in occasione dell’esame d’ammissione. Nulla di nuovo, quindi.”. Non capisco: è lo scontro tra chi ha fatto Sissis e TFA? Non mi pare importante dare dal datato a questo pezzo, ma mi pare sconvolgente che si reiterino delle forme di umiliazione. Se è datato è ancora peggio. Ed è peggio quando si dice: è stato sempre così. Come quelli che dicono che i politici sono tutti uguali. Che quando c’era Mussolini si lasciavano le porte aperte etc. Ripeto: a Roma c’era la schiavitù. E quindi, quando ci si stava liberando dalla schiavitù, immagina se qualcuno avesse detto: “e vabbè è sempre stata così”. Scusa: io personalmente ho un’arma, quella di questa pagina, della scrittura etc. La utilizzo per denunciare una situazione intollerante. Se qualcuno lo ha fatto ai tempi della Siss, è stato un bene. Forse dovremmo cominciare a farlo tutti e continuamente. Che l’ironia non ti piaccia, beh. Questo è un problema di registro. Non credo che qui sia il caso di fare notazioni stilistiche.

    Luciano

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  6. Sig. Accattoli lei è mai entrato nella scuola, ovvero ha mai insegnato veramente? Io lo faccio per 1300 € al mese in un Istituto professionale per l’Agricoltura, dove:
    1) senza ironia non si potrebbe sopravvivere,
    2) i ragazzi anche normali hanno bisogno del sostegno,
    3) i programmi ministeriali sono solo sulla carta ed ogni anno gli obiettivi minimi si abbassano
    4) la vera soddisfazione è quella di essere chiamata e ringraziata dagli alunni per ciò che hai dato loro non solo a livello di studio, ma sopratutto a livello di rapporti umani.
    Ritengo inoltre che non si può selezionare un docente con un sistema simile alla roulette russa e se c’è una sola voce contraria a tale sistema ben venga.

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  7. Qualsiasi cosa possa dire adesso apparirà insensata dopo il sintetico quanto efficace e letterariamente geniale commento di Montieri, mi permetto quindi di usare gergo internettiano-giovanilistico ben oltre la data della (mia) scadenza e quindi mi limito a dire: “quoto”. A bassa quota, ovviamente.

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  8. Gentile Signor Accattoli,
    non intendo affatto linciarla, stia tranquillo, ci mancherebbe. Si discute no? Intervengo solamente per rassicurarla: non avevamo alcuna intenzione di scrivere un pezzo indimenticabile di letteratura. Non si tratta nemmeno di un esercizio di stile. Per quanto mi riguarda, non sono nè una poetessa nè altro, e quello che mi capita di scrivere per il mio lavoro, purtroppo, sempre più di rado mi è concesso scriverlo in italiano. Non si tratta di snobismo, non sa quanto mi costi in termini di fatica e denaro (per le revisioni) non usare la mia lingua madre. Ma tant’è, in Italia non sembra esserci posto per noi. Tutto questo per dirle che di sicuro non sono un’abile scrittrice e, senza volere entrare nel merito, penso che nemmeno sotto tortura Luciano condividerebbe con me un’esperienza letteraria. L’ironia, dunque. Sa come si dice? Ridiamo per non piangere. Perché l’unica cosa che volevamo fare era denunciare (e perché no, anche sfogarci pubblicamente) una situazione vergognosa, un’esperienza degradante che coinvolge la scuola tutta. No, non è la prima volta. Forse le è sfuggito, ma sono nata nel 1974, dunque ho qualche anno in più di Luciano e così tanti amici che hanno fatto la Siss da perderne il conto. Se tutto è rimasto uguale, allora dobbiamo parlarne e riparlarne. Anzi. Fare anche qualcosa di più.

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  9. @Signora Troisi: sono 8 anni che mi barcameno tra licei ed un professionali e se ci mettiamo il servizio effettivo in classe nei 2 anni di tirocinio, gli anni di servizio sono 10. Se le interessa insegno anche italiano agli stranieri, con tanto di Diploma dell’Università per gli Stranieri di Siena. Le basta o le devo inviare carta bollata dall’ufficio scolastico regionale?! Quanto al riconoscimento morale da parte dei ragazzi la rimando alle foto che ho nel mio profilo, o se crede, le preparo un piccolo scatolone contenente tutti i regali e le foto scattate in questi anni.

    @Luciano e Marzia:

    ragazzi, suppongo che c’era bisogno di una punzecchiatura – Luciano oramai sta imparando a conoscermi – per far uscire allo scoperto quanto d’importante c’era da evidenziare della questione TFA. Anche io Luciano sono dell’avviso che “mal comune, mezzo gaudio” sia una cagata pazzesca (cito Fantozzi così abbasso un poco il tono), per cui il mio richiamarvi all’esperienza della SSIS non era affatto in ottica di confronto. L’esercizio dell’ironia – che a me pare più sarcasmo, ma qui entriamo in un mondo assolutamente personale – e l’esaltazione della stupidità altrui sono armi che celano molto spesso classismo, snobbismo e intellettualismo. Gli – ismi, come voi mi insegnate, non hanno avuto nel secolo precedente un’accezione molto positiva….per questa ragione ci sono andato poco diplomatico, perché il vostro pezzo non fosse osannato solamente per il suo esercizio d’ironia, ma per il dramma che nasconde, che è appunto quello che diceva Luciano. Purtroppo lo sapete anche voi, a una certa sinistra intellettuale piacciono più le parole “da zitella acida” piuttosto che l’andare al sodo. E poi ci teniamo Berlusconi per 17 anni. Marzia, io sono del ’77, non mi dare del signore :D

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  10. Posso provocare in modo costruttivo? Provate a dividere 1300 euro al mese per 72 ore ( 18 ore di tempo pieno per quattro settimane,tralasciando gli spezzoni della quinta)): fanno 18 euro di retribuzione per ogni ora. Adesso prendete gli stessi 1300 euro e divideteli per 160 ore ( le ore che mediamente un metalmeccanico sempre a tempo pieno lavora nello stesso mese di cui sopra): viene fuori 8 euro di corrispettivo per ogni prestata, prestata senza poter contare sugli stessi due mesi di ferie, sulle holidays comandate, su una sterminata lista di istituti retribuiti che consentono di assentarsi dal lavoro e magari accudire i propri figli quando hanno la febbre alta. Prestata infine senza avere lo stesso tempo che avanza da sfurttare eventalmente per il doppio lavoro ( quasi sempre in nero), con il quale arrotondare i miseri 1300 euro da cui siamo partiti. Che ne dite? brutto affare, vero? Non sono un metalmeccanico, avrei potuto citare contratti ancora peggiori di quello dei mitici metalmeccanici ( che oltretutto sono ormai diventati più rari del francolino di monte in trentino) , ma è col cuore metalmeccanico che mi chiedo come farete ad aguzzare la vista di una generazione che cammina a fari spenti se i vostri stessi occhi sono chiusi. E se vi pongono mille domande becere per accedere al paradiso passateci sopra, la strada dopo è tutta in discesa. Perdonate la polemica, ma Il mio spassionato consiglio è quello di concentrarsi sull’enorme privilegio di cui si potrebbe divenire parte, e sul dovere di ripagarselo provando a formare una generazione entrante ( non quella degli ottanta, niente ricognizioni) che dovrà ritrovare quei mille tasseli che quotidianamente stiamo perdendo noi. GS

    P.S. mi raccomando, lo so che la tentazione è forte, ma non citateli i consigli di classe, l’incontro con i genitori e la correzione dei compiti a casa: io non ho accennato alla catena di montaggio ( esiste ancora?) nè alle otto ore più o meno in piedi richieste ad un addetto alle vendite. Il mio spassionato consiglio è di concentrarsi sull’enorme privilegio di cui si potrebbe divenire parte, e sul dovere di ripagarselo formando una generazione entrante ( non quella degli ottanta, tranquilli, niente ricognizioni) che dovrà ritrovare i mille tasseli che stiamo perdendo noi.

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  11. Gianluna mi piange il cuore dirtelo ma davvero, data l’ora tarda, la prossima volta conta un po’ fino a 100 o conta direttamente le pecorelle perché non si possono paragonare le ore di lavoro di un tipo con le ore di lavoro di un altro impiego.
    qui si parla di dignità del lavoro in quanto tale, anzi si parla di dignità dell’individuo pienamente calpestata sub speciem concorso,
    da ex insegnante, poi, dover leggere che le ore spese a casa a correggere compiti, o passate in aula a parlare con genitori petulanti e all’epoca della scuola scaldabanchi son ore che non “contano”.. be’… io sarei arrivato almeno a 180 pecorelle

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  12. Fabio Fabio, ho riletto anch’io. mai scritto parole così aspre e dirette da quando son vivo, così secche. Me ne pento, cancellatele. Ultimamente vedo ciò che c’è intorno e comprendo che la parola più rivoluzionaria che potremmo pronunciare è dovere, perchè abbiamo tutti lasciato che diventasse dovuto.

    Per inciso il mio amore per la poesia lo devo ad un professore di un istituto tecnico che in un territorio devastato da un bombardamento silenzioso e quotidiano un giorno spese tre ore di fila su Lamento per il sud, di Quasimodo. E che spesso, non solo per il contesto, esordiva dicendo ‘il mio è un mestiere privilegiato’.

    Le mie figlie non ne troveranno uno così, ecco l’amarezza.

    E’ con la testa che cambieremo questo paese.

    Vado, ma cancellalo davvero quel commento, se posso farlo da solo indicatemi come fare.

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  13. A proposito della “bibbia”:noto, con sorriso malinconico e rassegnato, che la madre dei capponi (sì proprio quelli di Renzo), non è mai morta.

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  14. Gianluca, non cancello nulla e non censuro nulla. sian qui per discutere e non per pettinare le pecorelle :p

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  15. E vaben, da uomo in dirittura di ferie, mentre scopro che certe borse hanno il dono di contenere l’impossibile, mi rimetto a contarle le pecorelle e incerto sulla necessità di includere ‘due righe più sopra’ comincio da ora. :-)

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  16. Almeno questa Tragica Fantozziana Avventura ;-) del TFA ha scatenato un pò di sana e colta ironia, come quella di questo divertente articolo appena letto.
    Segnalo anche mc4theweb.tumblr.com/post/28054096461/tfa-a033-napoli-concorso-per-1782-candidati, sul TFA della classe A033 a Napoli.

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