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Inediti – di Francesca Canobbio

 

MASTICA LA RUGGINE DELLA SUA MITOLOGIA

Mastica la ruggine della sua mitologia
Con il passo a contrappunto di uno spar(tit)o incompiuto
Per un plot-splatter di mosche alla parete troppo umane
Per lo spray disinfestante all’ala persa sui confini
Di una parabola al suolo raso – e si vola e si cade –
Nido di passerotti – becco aperto al verme –
Che ora sfama e poi masticherà – a cerchio di vita –
Cibo di sé stessa ed un buco nella pancia
Come sparo di revolver che è fame che medita
Al sapore della colla [ci si riappiccica al finale]
Giusto il gusto di ripetere la bocca su una bocca
In un bacio di parole fotocopia del copione
Ingoiare amaro amore come pane fra le righe
Sono solo delle briciole gli spazi di coscienza di
Come mastica la ruggine della sua mitologia

CHIAR’ OSCURA

Sgiorna e snotta-

sulle faccende
chiar’ oscura a ventiquattro
l’ora
di seme a lune
e sole.
Minuta di carattere
che ha in mano matite
come dita
e scritta una sentenza lunga come un’unghia
per letto
o(h) foglio lenzuolo
con uno strappo per occhi fissi
a un’alba mobile
di incerti righi pargoli
luce di madre
lingua

 

CONCETTO ASTRATTO

Ti renderei la vendetta della notte
e del turgore delle orchidee
su quella carne tua che è le mie mani
sottratte al curvilineo tuo sostare
in forma di idea o concetto astratto
che mi rimiro in sogno ovunque
oniricamente presente al tatto
svanisci a me al primo sguardo
e tu che tieni gli occhi chiusi
per non vedere la mia figura
immaginala priva della sua scorza
soltanto un’anima che poi è cuore
mentre io imparo a non chiamare amore
solo un intreccio di parole e suoni

 

Francesca Canobbio è nata a Genova nel 1978, dove risiede. I suoi versi si possono trovare sul suo blog ufficiale http://asfaltorosa.wordpress.com, dove ha incominciato a scrivere nel 2006, da neofita, coltivando sempre più la passione per la poesia e le lettere, che l’ha spinta a partecipare a numerosi reading ed iniziative artistico-culturali in cui è tuttora attivamente coinvolta. Partecipa in qualità di autrice alla rivista artistico-sociale “Capitalismo-organo ufficiale dell’era contemporanea”,
http://capitalismorivista.wordpress.com  .
Suoi testi sono reperibili sul blog di Francesco Marotta “La dimora del tempo sospeso” e sul blog collettivo “Viadellebelledonne”.

11 risposte a “Inediti – di Francesca Canobbio”

  1. sono immensamente grata ad antonella, ed a poetarum tutta, per questa apparizione in questa dimora poetica, dove mi sento proprio a casa :)

    @Massimo: grazie infinite :) forse la grazia , la troppa grazia, inficia la potenza, ma io devo ancora imparare e sperimentarmi, perchè, come hai ben suggerito, la mia è costante ricerca… sì…sperimentazione più che corpo unitario… :)
    un saluto riconoscente a tutti*

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  2. Francesca Canobbio è una giovane poetessa la cui particolarità sta, in massima parte, nella capacità che ha di fare poesia senza mai scadere nel poetismo, grazie soprattuto alla sua audace ricerca di nuove sonorità, resa possibile da insoliti accostamenti di parole persino, a volte, fortemente stridenti, o in aperto contrasto con l’argomento portante del testo; è un qualcosa di simile a quanto avviene, da più di un secolo, nelle arti figurative – e in ciò sta la sua abilità -: così che niente di sacro o nobile la incanta, né la condiziona o tiene prona a vecchi schemi interpretativi del reale o dell’ intimità della persona. La sua poesia è nuova perché è nuovo il suo modo di osservarsi e rapportarsi col mondo: il suo sguardo è freddo e distaccato e, per certi versi, impietoso, – sia che rimiri sé o altre cose alla maniera di un Duchamp alle prese con la sua “Eau du toilette” o un Pollock che va gocciolando vernici sulla tela (in apparenza schernendo – o schernendosi?! -). Saluti, Giuseppe Teobaldelli Teo de Baldus maceratensis

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  3. Giuseppe
    grazie per questa tua nota così ricca ed elegante di citazioni, e so che tu, da artista della materia quale sei, in primis, nonchè in qualità di poeta, hai la giusta competenza per poter discutere l’arte nella sua globalità, facendo della critica un disegno trasversale…
    aggiungo che mi hai saputo riconoscere per quella che sono, leggendo la persona, prima delle lettere. anche se vorrei poterti incontrare per trasmettere anche un po’ di quel calore di cui so fare largamente uso, aldilà del mio sguardo impietoso, che esiste, vero, ma è capace anche di scavalcarsi ed accendersi, davanti alla purezza più autentica, così come al sofisticato incanto della bellezza più raffinata. grazie ancora!

    G&V
    Gioia&Vita?
    Potrebbe essere l’augurio che faccio io a voi :)

    Antonella
    i rapporti, quando costruiscono cose come queste, ovvero incontri, sono già oltre l’anello, scambiato nell’affetto, e si fanno catena… ed io, come una preziosa maglia di metallo, ti stringo al collo, facendoti affettuosamente scivolare sul seno sinistro, sul cuore :)

    Grazie a tutti. f. c.

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  4. Mi piace molto la lettura di Giuseppe Teobaldelli, nel senso che, oltre che bella in sé, è molto vicina a quello che avverto della poetica di Francesca (per quanto ho letto di lei), e cioè il fatto che sia fortemente fonica, e che questo sia il principale attrattore fra le parole. Davvero l’accostamento con “Pollock che va gocciolando vernici sulla tela” è perfetto, in quanto qui la bocca (con la sua potenza e la sua grazia come dice Massimo Botturi) sgocciola, ed è una parte corporea spesso richiamata o evocata.
    Infine, direi che è una poesia spiccatamente femmina, oltre che femminile, ma che non si autocompiace di questo, bensì, come è già stato ricordato, ne fa impronta per una ricerca personale che rispecchi il sentire dell’autore (autrice in questo caso)
    L’immagine video è stupenda e benissimo accompagna questi bei versi, anche dal punto di vista ritmico-rotatorio.

    Un grazie a Poetarum e a Francesca

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  5. grazie anche a margherita e a roberto, sempre molto gentile ed elegante.

    sì, margherita, tutto è nato con una ricerca fonetica di semi tautogrammi a cui sono molto legata, e di cui alcuni si possono trovare, qui http://rebstein.wordpress.com/2010/10/09/tracce-di-asfalto-rosa/
    poi, il verso si fa più libero, pur rispettando il suono, e nel rispetto della propria natura femminea, che crescendo, inevitabilmente, si fonde via via con quel nucleo maschile della nostra personalità, sino a formare il soggetto ” uomo in incontro con l’uomano”
    grazie infinite, mia critica e poetessa del cuore :)
    e ancora, a voi tutti
    f.

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