
Ancora qui. Lo riconosco. In orbite
di coazione. Gli altri nell’incorposa
increante libertà. Dal monte
che con troppo alte selve m’affronta
tento vedere e vedermi,
mentre allegria irrita di lumi
san Silvestro, sparge laggiù la notte
di ghiotti muschi, di ghiotte correntie.
E. E, puro vento, sola neve, ch’io toccherò tra poco.
Ditemi che ci siete, tendetevi a sorreggermi.
In voi fui, sono, mi avete atteso,
non mai dubbio v’ha offesi.
Sarai, anima e neve,
tu: colei che non sa
oltre l’immacolato tacere.
Ravvia la mia dispersa fronte. Sollevami. E.
È questo il sospiro che discrimina
che culmina, “l’attimo fuggente”.
È questo il crisma nel cui odore io dico:
sì, mi hai raccolto
su da me stesso e con te entro
nella fonte dell’anno.

9 risposte a “Andrea Zanzotto [1921 – 2011] Ciao Andrea.”
Mi torna in mente Paolo Volponi che diceva a Giovanni Raboni (poesia di Raboni in: ultimi versi): “moriremo tutti berlusconiani”.
Il fatto che Volponi avesse ragione mi mette ancora più tristezza.
Ciao poeta è stato bello avere a che fare con te.
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Ma qui / il peggio del peggio è così / lievemente /
follemente incagliato, ingaggiato in
memorie e presagi di latte che comunque in candore
faranno scandire ogni punto
dei nostri corpi, già ben lontani
da ogni sospetto di morte, corpi del visibile
invasivo e sottile. E mai più
nemmeno un trisma sbadiglio
boccone di galavena
Là dove le zampe dei ladri non arrivano
dove noi ladri arriviamo disposti ad
ogni più canuta – candida – canina
eviscerazione, per le fauci miniere
umili di un ricordo
di un letto in riposo di brina
fatalmente sposata alla neve
– inguardabile, sacro dominio
di trionfi, di scene che variano
per nanomillimetri per infimi
archi d’apertura di compasso
apertura di bocche risonanti
di ogni loro deprivazione
verso il sublime
che mai, solo il mai riconosce e
una gioia tale da torturare
ma senza malsano tatuare
qui è esplosa la lode e si è
poi favoleggiata, umiliata compatita
con noi compatendo
Sono le 5, si scende sotto zero,
lì dove non sta né il vero né il non
vero
dove c’è derisione di ogni figura
di ogni natura – ma dopo che tutte
sono già scivolate in rigor
falsae mortis, di divina salute
di mille divini saluti ad ogni saluto
mai avvenuto
per sempre nel sì e nel no goduto.
Andrea Zanzotto
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-Nel giorno del suo 90° compleanno era stato intervistato dal Tg3 del Veneto nella sua casa di Soligo: “Che cosa si capisce della vita dopo 90 anni? Niente – aveva risposto al giornalista – . Per dire parole che valgano la pena bisognerebbe almeno averne 900 di anni…”.
(da repubblica.it)
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In questa bassa stagione un altro grande che ci mancherà.
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http://www.youtube.com/watch?v=J-DqfNePGVw&feature=share
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Un altro grande ci lascia. L’unica certezza è che le sue parole rimarranno per sempre.
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“Sguiscio gentil che fra mezzo erbe serpi,
difficil guizzo che enigma orienta
che nulla enigma orienta, e pur spaventa
il cor che in serpi vede, mutar sterpi;
nausea, che da una debil quiete scerpi
me nel vacuo onde ogni erba qui s’imprenta,
però che in vie e vie di serpi annienta
luci ed arbusti, in sfrigolio di serpi;
e tu mia mente, o permanere, al limite
del furbo orrido incavo incastro rischio,
o tu che a rischi e a limiti ti limi:
e non posso mai far che non m’immischio,
nervi occhi orecchi al soprassalto primi
se da ombre e agguati vien di serpe il fischio.”
Andrea Zanzotto
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ciao andrea, grazie.
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