Tra le righe n. 2: Friedrich Hölderlin
“la traduzione è nella sua essenza plurale etica dell’ascolto”
Antoine Berman[i]
Friedrich Hölderlin, Hälfte des Lebens
Mit gelben Birnen hänget
Und voll mit wilden Rosen
Das Land in den See,
Ihr holden Schwäne,
Und trunken von Küssen
Tunkt ihr das Haupt
Ins heilignüchterne Wasser.
Weh mir, wo nehm ich, wenn
Es Winter ist, die Blumen, und wo
Den Sonnenschein,
Und Schatten der Erde?
Die Mauern stehn
Sprachlos und kalt, im Winde
Klirren die Fahnen.
Metà della vita
Si curva con pere dorate
E folto di rose selvagge
Il paese nel lago;
E voi cigni beati
Ed ebbri di baci
Tuffate voi il capo
Nell’acqua limpida e sacra.
Ma quando viene l’inverno,
Dove trovo i fiori e dove
Il lume del sole
E l’ombre della terra?
Muti e gelidi stanno
I muri, al vento
Stridono banderuole.
(Traduzione di Leone Traverso)
Metà della vita
Con pere gialle pende
e pieno di rose silvestri
il paese nel lago,
voi dolci cigni,
ed ebbri di baci
il capo voi tuffate
nell’acqua sacra serena.
Ahimè, dove prendo quando
è inverno i fiori e dove
il lume del sole
e ombra della terra?
I muri stanno
afoni e freddi, nel vento
le banderuole stridono.
(Traduzione di Remo Fasani)
Friedrich Hölderlin, nato nel 1770 a Lauffen am Neckar, studia teologia allo Stift di Tubinga, dove conosce Schelling e Hegel. Non eserciterà mai l’attività pastorale alla quale si abilita. Divenuto precettore dei figli del banchiere Gontard a Francoforte, si innamora della moglie di questi, Suzette, che diventerà il modello di Diotima, figura ricorrente nella sua poesia. Costretto a separarsene nel 1798, prosegue l’attività di precettore a Haltwyl in Svizzera, dopo un soggiorno a Homburg. Nel 1802, quando già cominciano a manifestarsi segni di disturbi mentali, riceve la notizia della morte di Suzette. Hälfte des Lebens è del 1805. Nel 1806 il poeta, sofferente di una malattia catalogata come schizofrenia catatonica, è affidato a Ernst Zimmer, falegname di Tubinga che si prende cura di lui fino alla morte, avvenuta nel 1843. Nella torre di Tubinga, nella quale vive per 37 anni, Hölderlin continua a scrivere poesie – alcune delle quali analizzate dal linguista e semiologo Roman Jakobson nel suo saggio Hölderlin. L’arte della parola (trad.it. di Oscar Meo, il melangolo, Genova 1979) – firmandosi dal 1837-1838 con lo pseudonimo di “Scardanelli”.
Leone Traverso. “Reputato a ragione il maggior grecista e germanista nella brillante schiera dei cosiddetti «ermetici» fiorentini, possiede accanto a uno straordinario senso della lingua un talento poetico che pone al servizio dei poeti che traduce, ma che al dire di amici come Mario Luzi, Tommaso Landolfi, Oreste Macrì gli avrebbe permesso di esprimersi altamente con la sua voce, non avesse tutta piegata quella voce a offrire al lettore italiano i versi assoluti di Pindaro, dei tragici greci, di Hölderlin, di Trakl, di Rilke, di Hofmannsthal.” (dalla nota di Margherita Pieracci Harwell in : Cristina Campo, Caro Bul. Lettere a Leone Traverso (1953-1967), Adelphi, Milano 2007. 207-208).
Remo Fasani, poeta, saggista, critico ed artista di rilevante influenza per Cristina Campo che ne apprezzava la straordinaria cultura e ne condivideva gli interessi, come è documentabile dall’epistolario intrattenuto dalla stessa tra il 1951 ed il 1954. Sono stati uniti inizialmente dall’esperienza comune della “Posta Letteraria del Corriere dell’Adda” fondata da Gianfranco Draghi e da Cristina Campo che affidò allo scrittore alcuni dei suoi manoscritti. È nato a Mesocco (Canton Grigioni) nel 1922; dal 1962 al 1985 è stato docente di lingua e di letteratura italiana all’Università di Neuchâtel. Cresce culturalmente alla scuola dei grandi toscani (Dante in primo luogo), quindi dei tedeschi (Hölderlin in particolare), per poi dedicarsi allo studio delle filosofie orientali. L’opera poetica, dal 1943 fino ai primi anni sessanta, appare contrassegnata da una disposizione idilliaca con tendenza al mistico. La seconda fase segna una svolta nettissima e rientra a pieno titolo in una tradizione di poesia saggistica modellata su esempi classici, Parini in primo luogo, poi Leopardi, Manzoni, Dante e i lirici cinesi. Remo Fasani ha scritto diversi saggi critici, soprattutto su Dante, ma anche sulla metrica, sui Promessi Sposi, su questioni linguistiche. (dal sito www.cristinacampo.it )
[i] Berman, linguista francese, traduttore dall’inglese, dallo spagnolo e dal tedesco, saggista e teorico della traduzione, è menzionato da Maria Luisa Vezzali a p. 8 del suo Editoriale al volume di “Materiali” (pubblicazione semestrale della Bottega dell’Elefante), pubblicato nel dicembre 2007 con il titolo La soglia sull’altro. I nuovi compiti del traduttore.
5 risposte a “Tra le righe n. 2: Friedrich Hölderlin”
Qui la lettura, anzi le letture di Marie Luise Kaschnitz sulla poesia di Hölderlin
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stupenda rubrica. letta di là, di qua ancora brava Annamaria!
un caro saluto a tutti
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devo dire che le traduzioni a confronto mi piacciono assai
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Della stessa poesia vanno menzionate almeno altre tre traduzioni, di Vigolo, di Crescenzi e di Reitani, a prova della forza di attrazione suscitata da questo componimento.
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Delle poesie di Holderlin possiedo l’edizione Einaudi con la traduzione curata da Contini. Sembrerà strano, ma un libro di poesie o di narrativa che ha attraversato un periodo o una storia umana attraverso la traduzione provoca in me una profonda commozione. Grazie per questa piacevole lettura :-)
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