[scritture] – Una voce – Viola Amarelli (post di natàlia castaldi)

Robert Doisneau

E’ faticoso frequentare bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
bisogna mettersi al loro livello,
abbassarsi, inclinarsi,
curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
E’ piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi
fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli.
.
(Janusz Korczac)

 ***

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Una voce, tremenda e terribile. Certe volte si scorda, ma poi arriva improvvisa. Prova a rimpicciolirsi, rifugiarsi in un angolo, via. Non funziona, la colpa è la sua. Disattento combina guai.

Il problema è che non sa. Cosa non dovrebbe fare.  Centinaia i rischi e i pericoli. Certe volte si ferma e respira. Ma anche questo non serve. E’ da sciocco, gli ripete la voce, arrabbiata.

C’è di sotto un odio feroce. Non gli vuole bene. Ecco tutto. Un tutto confuso. Lui vuol bene a tutti e a tutto.

La mattina, finito il latte che fa schifo e che deve bere, c’è la zia. Lo porta all’asilo. Un buon posto. Nessuno lo sgrida anche se macchia fogli e grembiuli, anche se stona canzoni e rompe i pupazzi degli altri. Però impara bene a memoria, alle recite è sempre il migliore. Al ritorno la zia se lo bacia e gli chiede che cosa ha mangiato.

E’ la sera la parte più bella. Torna il padre, ogni sera con una sorpresa: una mou, una caramella, una penna. Se lo abbraccia, gli ridono gli occhi.

E’ la sera che guarda i cartoni. Con il padre sopra il divano. Si addormenta. La mattina si ritrova spogliato nel letto.

Gli ritorna spesso nel sonno lo stridore, la voce materna. Si risveglia di colpo, sudato. Per fortuna è durata poco. Non ha idea di come è finita. Aneurisma, così giovane e bella. Gli hanno detto. Testimoni le foto.

Poveretto. Orfano e piccolo. In teoria avevano ragione. Qualche volta più tardi ha provato a capire chi fosse quella donna che gli urlava contro. Una tesa e ansiosa, alle prese con il suo di sogno: diventare importante, una grande stilista. Le cartelle con i modelli. Come tante, forse un poco più stanca. Forse, aveva ragione. Lui davvero non lo capiva cosa è che non doveva fare. Anche adesso, del resto, gli capita di non rendersi conto del pericolo che tutti vedono. Ha però una certezza, ora e allora. Non lo amava, non le piaceva.

A dirsela tutta, non gli è mai mancata.

8 risposte a “[scritture] – Una voce – Viola Amarelli (post di natàlia castaldi)”

  1. Una pagina chiara, densa. Sì, è faticoso innalzarsi all’altezza dei sentimenti dei bambini, ma vale la pena provarci, per scoprire che serietà piena e leggerezza somma non si escludono.

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  2. L’introspezione psicologica corre come un filo nell’intero racconto, non siamo davanti a fatti eclatanti, ma a sentimenti di notevole intensità. L’analisi parte dalla consapevolezza di una sorta di infallibilità dell’infanzia in materia di sentimenti, emozioni secondo natura. L’amore è il perno intorno a cui ruota il testo. L’amore esiste? Allora siamo sempre accettati, nel giusto, oppure scusati. Diversamente quando non c’è l’amore ogni cosa si rivela ardua, frutto di incomprensioni e sofferneze interiori. La lettura del testo suscita domande, è veramente così l’infanzia di oggi, non si può fare a meno di chiederselo. Riconosco che non sempre la mistica del bamibino, ovvero il “bambinocentrismo” mi ha convinto dal punto di vista educativo. La poesia del brano è evidente, la realtà dell’infanzia attuale però presenta problematiche assai differenti. Forse l’amore c’è, anche quando ci sembra che gli altri non ci amino. Probabilmente gli affetti oggi sono terreno di scontro dialettico, tra separazioni, divorzi e famiglie più o meno allargate. Regna perciò la confusione piuttosto che un vero e proprio disamore. La risposta ancora, credo, non ci sia, per il problema sociale, mentre per la bellezza e la riuscita artistica del racconto non ci sono dubbi, è un piccolo cammeo! Marzia Alunni

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  3. Non ho mai avuto frasi o commenti *particolarmente* perspicaci o intelligenti, posso arricchirmi di quel che Viola incarna e voca? Così, in silenzio…
    Zàmpandomi tre volte il petto per l’assenza verbale – leggo sempre e sempre ringrazio. Nel mio modo malato di dirti, Viola, e dirvi, tutti.
    Casa

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