Uomini e cani (13 febbraio 2011)
(ricordo della manifestazione “Se non ora quando”)
.
Uomini e cani
giacche di pelle e
cappotti rossi
capelli lunghi
di tutti i colori
scarpe nuove
stivali al ginocchio
che servono a marciare
lacci di corda
che tengono i cartelli sulle spalle
vecchi con gli occhi chiari
che sorridono ancora
neri che portano
i bambini sulle spalle
e non ti vendono niente
bionde ragazzine
con lo smalto verde acido
carabinieri sui gradini
macchine fotografiche
per ricordare
la folla
la danza
il telegiornale
la musica
per farti dimenticare.
*
Dalla finestra blu
Dalla finestra blu
vedevo l’ombra allungarsi
seduta sul panchetto.
È solo luce pensai,
calore che svapora e polvere
nella stanza in sospensione.
.
Eppure ero li per aspettare,
zitta come dal dottore
portavo nella borsa
semi di mela
e avanzi di taverna.
.
La fila dei mattoni era interrotta
dal curvo verde rame
di una venere mozza.
.
Non vale il tempo di un respiro mi dissi
e se tutto andasse a fuoco
pur si salverebbe
dal gioco dell’oblio.
.
Dunque perché indugiare ancora,
alzai le gambe molli verso il varco
e gettai la lima al cielo
e il cero liso
nel molle dondolare di santuzze
tra nubi e cattedrali
di luce immacolata sullo sfondo
e semi di mela
e avanzi di taverna.
*
Rosso di Cayenna
Evaso sulla punta della lingua,
brucia un pensiero rosso di Cayenna
e chiede vino
a sedare quell’arsura
di sangue che consuma.
Vuole pane
che lascia poi a seccare
e un fresco germoglio da espugnare.
.
Ma a che serve ora il tuo lamento?
Non ti ho chiesto io di assaggiare!
.
Affogati nel rosso dolore che si beve
e manda giù senza esitare.
Domani potrai dire
che si! Brucia maledettamente
e che non è servito a niente.
*
Sulla tavola imbandita
L’afa di agosto
toglie il fiato
come foglia gialla
che galleggia senza voglia.
.
Ore a fissare il fiore rosso sangue
che langue, langue nel calore surreale
di un’estate da ammazzare,
di noia e di zanzare
cornute a volteggiare
sul caloroso pasto
inerme sull’altare.
.
Ore che passano sicure
che dopo sarà uguale,
banale dondolare d’acqua e sale,
esangue mormorio
di vermi nell’attesa
che domani sia oggi
e poi ancora ieri,
ad aspettare un’altra estate da asciugare.
.
Scavare,
piantando la vanga nella sabbia,
urlando monosillabi di rabbia,
secca come pomodori al sole,
scoloriti per restare
ed ancora pasteggiare allegramente
sulla tavola di bocche voraci
da saziare.
*
Cantici cantanti
Un cielo azzurro
che azzurra il cuore,
una luce gialla
che gialleggia d’intensità
e un pavimento rosso,
rosseggiante d’infatuazione.
.
La musica musicando sottilinea
i tuoi timidi passi sulla ghiaia gaia.
Parole paroleggiano i pensieri
e gli occhi intorno a te volteggiano occhieggiando.
..
E un canto di cantici cantanti
che cantilenando
ritmano un battito battuto.
tum tum
combatutto
tata bum tata bum,
riflesso riflettendo
il bagliore dei sensi senza senso,
scintille di domande domandanti
senza assenso.
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Cinzia Accetta è architetto e docente a contratto di Laboratorio di tecniche del restauro presso l’Università di Palermo. È autrice di numerosi saggi e articoli scientifici.
Suoi racconti e poesie fanno parte di raccolte e antologie.
“Note di Passaggio”, Eidos editore, è il suo romanzo d’esordio.
Il suo ideale come scrittore è quello di rappresentare l’animo umano nelle sue emozioni e contraddizioni.

6 risposte a “Cinzia Accetta – poesie (post di natàlia castaldi)”
molto carine le sue poesie…
grazie per avercele fatte leggere…
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my pleasure!
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un piacere averti conosciuta, averti ascoltata, e ora, averti qui. brava!
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Magnifica… sentirle dalla voce dell’autrice poi…
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:)
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Ricordo, sì, e non è da poco – per uno come me! Questa strofa, poi:
“Ore che passano sicure
che dopo sarà uguale,
banale dondolare d’acqua e sale,
esangue mormorio
di vermi nell’attesa
che domani sia oggi
e poi ancora ieri[…]”
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