Valentina De Lisi – Identità
Ai Soliti Ignoti c’è un Frizzi pupazzo
che chiede al concorrente in gioco
di provare a indovinare il mestiere
delle comparse, figurine mute
“Identità numero uno!” con la voce di gomma
le sirene della polizia, il pavimento a scacchi
“Con quale sogno, nel caso dovesse concretizzarsi la vincita?”
Mi sposo a settembre, un aiutino ci sta tutto
“È lei la tuttofare in un centro sportivo?”
il jingle col rullante incalza.
Sì, sono io.
Applausi registrati e baci sulle guance.
“Identità numero due!”
Nello studio mi materializzo io.
Ha
le mani lisce ma dei calli
vicino alle unghie.
Non ha
una lavanderia, forse
fa la florist, o noleggia film
Dico florist e confermo! dichiara impettita
la casalinga di Voghera
battendo il martelletto da giudice, sette applausi
e molti “No…” delusi
“Valentina De Lisi, per settantamila euro,
è lei la florist? Conferma la sua identità?”
Lancette dell’orologio, accordo di nona, primo piano,
metronomo, rullante, tonfo cadenzato, tensione posticcia
Io… io…
Io: non ne ho idea.
Lo stesso teleschermo
che mi lascia senza impiego
racconta che l’identità
è nel mestiere,
che chi è senza lavoro non ha corpo.

4 risposte a “Valentina De Lisi – Identità”
eh già…è il lavoro che unisce e divide l’italia…
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Sentita dalla bocca di Valentina, bello ritrovarla.
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qui, però – e lo dico avendo apprezzato come sai altre tue cose – leggo un eccessivo parlarsi addosso, un eccessivo sestessimo che il dubbio identitario del finale non riesce a riscattare. mi sembra cioè che la trovata pop-“frizzantina” sia sostanzialmente inutile, se non dannosa nel complesso, e che il testo avrebbe raggiunto un peso diverso se limitato agli ultimi sei versi. magari sbaglio.
un saluto!
f.
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Originalissima… bella la chiusa
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