24-2-2011

C’è poco di comune in questa fosse,

c’è il diavolo a far da ambasciatore,

ci sono mille e passa anni a dirci, umidi,

quale rispetto l’uomo ha avuto per la vita.

Tuttavia si rimane con la penna in mano,

un pensieroso obliquo affanno nei canyons

sfitti dalla nebbia, un paradossale misterioso

canto nasce dalla voce frantumata dai fucili,

o peggio ancora dai non dichiarati sogni.

La peggior sorte tocca al piccolo canto bambino,

quello abbozzato appena, con flebile voce,

quella è la canzone che non vedrà mai

la luce, nel retrobottega confinata, per paura

del buio, della lacrimosa pena.

Appena mi addormento il sogno torna,

torbato di anime grigie, affamato di colori,

che non udranno mai la voce.

 

Una replica a “24-2-2011”