La finestra per scrivere

 

Domani sarà il giorno giusto per scrivere,

tu resta dove sei, non ti muovere, non dire.

Sarà il giorno perfetto, sarà indulto di sonno,

sarà miagolio e clangore di cancelli, sarà.

Apro porte, nel dubbio aspetto un minuto

(casomai vele aprissero solitarie i velluti

del morbido dire), tutto sommato è ok. La

scorrevole solitudine aleggia al piano nobile,

arieggio quindi l’ambiente per dimenticare gli

errori, le congiunzioni affrettate, gli aggettivi

sonanti, saturi e grassi.

C’è pace invece, parliamo, mangiamo, dormiamo

nello stesso letto , facciamo l’amore, abbiamo lo

stesso sogno credo ( quella telepatia intrusiva sì):

allora la poesia docilmente nasce, naturalmente

nasce, e cattura , precoce, le stelle invisibili , le

scintille che attraversano di luce la stanza immobile.

Un fruscio di gonne affrettate con lustrini mobili,

spalanca le braccia in un imprevisto passaggio

d’aria, decapottabile amore, ora chiuso, ora aperto,

disposto al meglio, per aprire le chiuse confortevoli,

e dare acqua ai tramonti , rifornire le piogge urbane.

***

Un posto delizioso per la scrittura è qui, davanti

la finestra sul pino, nulla si perde, nulla si sparge,

solo affilate ombre a colori ripiegano i fogli in

passeri origami brillanti. Guardo attraverso i vetri

radici, rododendri selvatici incartano sospensioni

di fiato, sorridono nuovi alla primavera che serve,

che è utile adesso immaginare vicina.

Immaginare con il petto proteso in avanti, a guisa

di corazza, a protezione caramellosa del circo del

cuore, maleducata speranza vicina alla meta.

Sono nato per scrivere arbusti di viaggi, nocchieri

alla porta sorridono con il volto spezzato dal sale,

cerniere uniscono le contrapposte visioni del mondo,

saldano stupite il bianco e il nero, il sotto e il sopra,

il silenzio e la musica dell’incalzante sospiro.

Il profumo del mattino ha la fragranza del letto,

suscito anagrammi, gioco con acrostici, sgranocchio

biscotti d’avena, scrocchio giunture fredde.

La colazione dell’anima , altra fragranza di prato il mattino.

***

E’ proprio delizioso questo angolo marrone, invito

solo gli amici più cari, non mi importa degli altri,

solo chi ha avuto la necessità del canto conosco,

solo chi ha pensato , nudo e deserto, conosco.

La necessità del sentire odori d’inchiostro, il piacere

sfocato del piccolo dolore delle partenze, del cuoio

delle stazioni umide, della brina e delle pozzanghere gelate.

Questo è il dolore che diventa piacere e memoria comune.

Non mi piace però indulgere troppo in verità che non conosco,

piuttosto tendo l’orecchio, vuoto le tasche, prometto sogni.

Come sai- come sapete- mi avvio vinto, spesso evado,

spiazzo e spezzo le uniche poche verità in frammenti neri

di fondali abbandonati, teatri vuoti e polverosi, documenti

inutili, bicchieri sporchi, bottiglie buone a metà.

Leopardi era un miracolo di coraggio, non io, non altri,

si approvvigionava di inconsuete visioni, baldanzosi

appetiti, sonanti cavalcate sulla sponda dell’orrido.

***

Ronf ronf, il gatto sì. E’ un gatto affatto speciale, mentre

dorme appiattito sul davanzale, sopra il termosifone, sogna.

Nel suo sogno, sono convinto, sedimentano archetipi folli,

immagini dorate di egizie abitudini alla beata calda pigrizia.

In altri tempi avrei desiderato essere gatto, ora però non più:

un animale del deserto ad esempio, cammello magari.

Lateralità di sguardo e prontezza riflessiva, sarebbero buone

le piste di sabbia, sarebbero argentee visioni sotto il sole.

***

Sono qui e guido, nel pomeriggio, senza voce.

Uno scatolone di marmo sono i ricordi, puntuta specie di coraggio.

La scala che porta al fiume, il cane che spinge con il muso

il cancelletto , il passaggio d’ali dei germani.

E’ un bambino che cresce in fretta, le mani si allungano, i brufoli

sulla fronte, il rosso delle gote: lo guardo e mi vedo, come tutti

i padri solitari osservo la vita che prepara la vita, e dentro rido,

un po’ mi preoccupo però, di capire, di essere pronto.

Ripiego il giornale e appoggio gli occhiali.

Un giorno che non arrivavo piangeva, appoggiato al muretto,

ho sentito il vento appoggiarsi alla collina anche, fermarsi per

un momento e fermare con gli occhi lo sguardo sul mio.

Chi è questo silenzio, chi è questo delicato ombroso sentimento?

Sono i passi del silenzio che contano, le canzoni che

dal fondo muto del cuore risalgono la corrente e si allargano

nei laghi bianchi, portando tronchi e detriti di primavere.

***

Esco con mia moglie per fare la spesa, la guardo, sento amore.

7 risposte a “La finestra per scrivere”

  1. la finestra per scrivere è un luogo fatto di cose comuni ma speciali, consuete ma non banali
    è un viaggio tra cose, oggetti, azioni che si fa necessità e sogno
    grazie
    Elina

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  2. Un posto delizioso per la scrittura è qui, davanti
    la finestra sul pino, nulla si perde, nulla si sparge,
    solo affilate ombre a colori ripiegano i fogli in
    passeri origami brillanti.

    Trattala con cura, questa tua finestra davvero speciale :)
    Complimenti sinceri, Daniele.

    stefania

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