Ho letto tre poesie di Auden a mia moglie
Su Funeral Blues ha pianto perché la poesia
Era forza di sentimenti e immagini, pulizia
Di fragole sotto il palato. Asciugate le lacrime
Ha rinnovato il calore in un abbraccio diamante:
E’ dinamite la potenza sovrana della parola,
Può seminare piccole puntute illusioni e recuperare
Amabili infrangibili intenzioni nel dare e ricevere.
Per notti abbiamo sepolto la notte in un sonno nero,
Non fraintendete quello che dico, niente metafore,
Il sonno era nero perché non c’era più sogno, non
Bastava la calura del giorno a riscaldare le braccia,
Solitarie e nude, non bastava la brezza del tramonto
A cesellare i sorrisi.
Così la poesia di Auden ha toccato la verità, nel suo
Dire e smontare palcoscenici domestici, con quel
Fantastico ritornare d’assonanze e rime, ha spostato
Sabbie fini , disegnato l’impotenza del dolore,
Donato fiducia e speranza dove l’ombra ristagnava,
Dato luce alle stelle, rinfoltito i boschi, suggerito
Baci , semplicità e rigore.
***
Funeral blues
Stop all the clocks, cut off the telephone,
Prevent the dog from barking with a juicy bone,
Silence the pianos and with muffled drum
Bring out the coffin, let the mourners come.
Let aeroplanes circle moaning overhead
Scribbling on the sky the message He Is Dead,
Put crêpe bows round the white necks of the public doves,
Let the traffic policemen wear black cotton gloves.
He was my North, my South, my East and West,
My working week and my Sunday rest,
My noon, my midnight, my talk, my song;
I thought that love would last for ever: I was wrong.
The stars are not wanted now: put out every one;
Pack up the moon and dismantle the sun;
Pour away the ocean and sweep up the wood.
For nothing now can ever come to any good.
***
Fermate gli orologi, tagliate i fili del telefono
E regalate un osso buono al cane perchè non abbai,
Faccia silenzio il pianoforte e tacciano i martellanti tamburi
Che avanzi la bara, che vengano i dolenti.
Lasciate che gli aerei volteggino nel cielo
E scrivano l’odioso messaggio Lui E’ Morto,
Guarnite di crespo il collo bianco dei piccioni,
Fate che il vigile urbano indossi lunghi guanti neri.
Lui era il mio Nord, era il mio Sud , era l’Oriente e l’Occidente,
I miei giorni di lavoro, il mio far niente la domenica,
Era il mezzodì, la mezzanotte, le mie parole, la mia musica;
Credevo che l’amore potesse durare per sempre: un’illusione.
Nessuno più vuole le stelle: spegnetele tutte orsù;
Buttate via la luna e tirate giù il sole;
Svuotate gli oceani e abbattete gli alberi.
Perché da questo momento niente servirà più a niente
(traduzione di D. Gennaro).

4 risposte a “Auden, suggestioni domestiche.”
Gran bella poesia. Emozionante e coinvolgente. Approfitto per augurare un buon anno a Poetarum Silva che mi ha ospitato e portato fortuna.
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penso tu ti riferisca alla poesia di Auden, un capolavoro sì. buon anno a te.
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La poesia di Auden, la tua traduzione, ma soprattutto l’accaduto: quello che ci racconti e apre quella tenda per i voyeur dell’altrui amore, quello che vorremo c’insegnasse, spiegasse, riproponesse a farci da scudo e motivazione. Lo vorremmo osservare ripetuto nell’errore a nostra scusante, lo vorremmo rinnovato a insegnamento dei nostri non detti errori.
Nudo, come spesso ti ho letto e ammirato, denudi anche chi legge.
Grazie.
clelia
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Grazie Clelia.
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