Lay out.
Dispongo le parole pronte in lay out di stampa,
Dispongo di poche impertinenti ore per lambire
Col giudizio la necessità della fuga.
Nell’apprendere purtroppo di te che non dormi,
Neppure un barlume di casa basta a sorprendere
Lo sguardo anchilosato nel verde angolo della
Solitudine ; coperta tirata sugli occhi per non
Vedere la neve che cade – prevista- quindi già
Assimilata allo spettro di Marley del Racconto
Di Natale- dopo di lui ecco i tre Natali: presente,
Passato e futuro-
Quale dei tre fa più paura?
Certo il futuro, nell’insospettato verificarsi delle
Cose spazio-ombra, con il suo esserci al netto di percentuale
Spazio-tempo, per dare consistenza alla nuda pro-
Creazione inattesa, per l’età di rimessa ,che spinge
A dorso di mulo le imprecisioni, le scarlatte dune
Le serpiginose dune, le velate dune.
Come Assiri alle prese con il problema della
Scrittura ricapitoliamo tutto un mondo alle spalle.
Debole fermezza , scuro in volto, particolato fine
Frammento di friabile stella il valore delle parole,
Ma di questo abbiamo già molto scritto e discusso.
Piuttosto con malandrini pistacchi ad uno ad uno
Ingollati per fregare il tempo sì, alla lettura dell’ultimo
McEwan , che traballa speranzoso negli occhi brillanti
Della perfezione sintattica ( per quando almeno metà
Del merito, come sempre, vada al traduttore).
Mi diverto e aspramente mi corteggia la delicata ambiguità
Della poesia.
Non ho muri, fossati o altro attorno.
Mi mostro a te come si deve, con l’indeterminata bellezza
Di un campo di tulipani dipinto, che a distanza potrebbe
Sembrare un campo di battaglia, una Waterloo senza
Cadaveri, una Marengo vittoriosa dove la erre francese
Rimane nelle cantilene degli scolari.
1965.
Seduto sulla tazza del water il mattino del primo giorno
Di scuola pensavo, ansioso, a chi mi sarei ritrovato accanto.
Da allora penso sempre a chi mi potrei trovare come
Compagno di banco, forse un rettile, uno scoiattolo,
un ragno femmina, tessitrice di speranza.
Posso guidare per ore nella bufera, con la lucidità e la
Precisione semantica di uno che ha studiato linguistica.
Studiare , ripetere, verificare con le mani la consistenza
Dell’invisibile.
Quello che mi annoia nella poesia è il verso che pretende di
Nasconderne un altro, quando in realtà fa capolino fin
Dall’inizio della pagina.
Il rosso era sangue, non tulipani.
I fiori rossi sono sempre i più belli, i più pericolosi e astuti:
sono la perfezione, che rende la verità preda, stanata dal sole.
***
Inedito, 2010.

2 risposte a “Lay out |Daniele Gennaro”
*Della perfezione sintattica ( per quando almeno metà
Del merito, come sempre, vada al traduttore)*
per la Bellezza tradotta nell’invasarsi del corpo-poeta
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“Quello che mi annoia nella poesia è il verso che pretende di
Nasconderne un altro, quando in realtà fa capolino fin
Dall’inizio della pagina.
Il rosso era sangue, non tulipani.”
Se ti conoscessi da tanto tempo, affermerei – qui ti riconosco-, ma non è così.
Invece qui, e così, imparo a conoscerti.
Grazie.
clelia
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