Enzo Campi
Ciò che resta del fuoco
C’è qualcosa che fugge
nel guizzo di una fiammella
come un vortice d’atavica linfa
che non può esimersi di rendersi all’aria
per questo si leva
rigenerandosi dalla caduta di tono
nell’andirivieni di un supplizio
pervertito in estasi
C’è un velo
dalle cui trame trasuda il lucore
come un baluginio
disposto a sacrificare il suo cuore
nella trascendenza di un vortice di lapilli
per questo si inabissa
riplasmandosi nella levata in battuta
scandendo il ritmo di un dettato
convertito al silenzio
C’è quel fondo che riemerge
si fa superficie
e mostra le stimmate
del suo passato glorioso
per questo si sospende
allettandosi nel flusso
delle sillabe concubine
che trasfigurano
il timore del soffio
in un incanto di lava
Ma la cenere è alla porta
nemmeno bussa ed è di già entrata
per imporre il suo credo
e dettare le regole del gioco
Nulla dura in eterno
ma le cose
non si cancellano del tutto
ci sono parti
che sopravvivono e si trasformano
e quel residuo
del fuoco che fu
soffiato dal palmo di una mano
non aspetta altro
che ritrovare il limo
della madre terra
per rinascere a nuova vita


40 risposte a “Ciò che resta del fuoco”
Tutta passione.
Enzo, ci avvolgi di tormento ed estasi, come sempre. Grazie!
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grazie a te Angela della costante attenzione!
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“…che ritrovare il limo
della madre terra
per rinascere a nuova vita”, enzo, sublime e chiusa che mi piace prendendomi…
roberto
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… qui si lavora anche sulle “prese”… :-)
grazie Roberto!
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Vita, morte, rinascita, un andare-tornare, forse l’ “eterno ritorno”, forse entropia in divenire o soltanto l’insolubile dilemma dell’ “essere o non essere”. Un’elencazione, certo, la mia, ma sarebbe meglio dire un percorso libero-associativo stimolato dalla lettura di questa tua poesia, un intersecarsi di suggestioni e guizzi di pensiero, il cui tema comune è l’interrogazione drammatica sul ciclo vitale del nascere e morire. Più che metafore, per la ricchezza di immagini in sequenza, parlerei di un’allegoria unica, un “quadro” compiuto dove ogni colore, ogni pennellata, rimanda al soggetto in primo piano: il fuoco. Non sto qui a dilungarmi sulla sua valenza simbolica, ma ne colgo le variazioni ascendenti: fiammella, lucore, lapilli, lava; un crescendo in forma ed intensità, ed un movimento unico “C’è qualcosa che fugge…che non può esimersi di rendersi all’aria”, un distico che individua il “dramma”, un coazione originaria e congenita ben sottolineata da un doppio riflessivo…la coazione all’ascendere. Ed è nella “fiamma” che si celebra e si conclude la parabola esistenziale, è nella “fiamma” che viene inscritta la nostra epica: l’accensione, l’ascensione e l’ “inabissamento”. Unico indizio residuo, la cenere, con il suo “credo”, le “sue regole del gioco”, il suo essere, non chiamata, “alla porta”, il suo essere sola matrice di “orme”, i segni di qualcuno che è già passato… Ma al di là di questa mia lettura, tu Enzo, non ci lasci in uno scenario di deserto bruciato, tu suggerisci un’apertura che, pur trascendendo il drammatico destino individuale e personale, si fa come lascito trans-soggettivo, indicazione di vita ulteriore, un residuo quasi dotato di potere d’eternità, un passare il testimone nella staffetta dell’essere:
“…ci sono parti
che sopravvivono e si trasformano
e quel residuo
del fuoco che fu
soffiato dal palmo di una mano
non aspetta altro
che ritrovare il limo
della madre terra
per rinascere a nuova vita”.
Come dire che forse nessuno di noi rinascerà, ma si può come essere certi che comunque, noi, mai saremo veramente inesistiti e morti.
Francesco Palmieri
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puntuale e ineccepibile!
è di gran lunga più significativo il commento che la poesia.
grazie Francesco!
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Mi sono piaciute le “sillabe concubine” : ) e la verità che esprimono i versi laddove dici:
Nulla dura in eterno
ma le cose
non si cancellano del tutto
ci sono parti
che sopravvivono e si trasformano
e quel residuo
del fuoco che fu
soffiato dal palmo di una mano
non aspetta altro
che ritrovare il limo
della madre terra
per rinascere a nuova vita
E “quel fuoco che fu soffiato dal palmo di una mano”…ah…bello bello.Poi,in definitiva l’ho apprezzata per intero ma la seconda parte l’ho trovata più vicina alle mie corde. Grazie Enzo : )
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eh sì… quelle sillabe concubine sono una sorta di valore aggiunto…
grazie Fede!
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e noi continuiamo in un’aeternità di soffio e trasformazione
nel respiro dell’universo
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l’importante è continuare… a respirare … e a soffiare…
Grazie Cri!
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Mi piace come cadenzi le parole rendendo armonia a temi così particolari quale la nascita e la morte. L’inizio che non è mai punto di partenza dal nulla e la fine che non si conclude nella fine ma che rimane e persiste nella vita in moltiplice e svariate forme.
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il senso della cremazione è proprio questo: far sì che i propri residui contribuiscano a creare nuova vita, meglio se di specie e natura diversa…
grazie Enza!
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Se anche non rimanesse nulla, nessun residuo fisico a testimonianza di quella fiammella, resta sempre il ricordo della luce.
L
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a questo punto ci sarebbe da chiedersi qual è il residuo della luce?
grazie Luigi!
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Enzo, ma che domande fai?
Ma la poesia!
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fuoco che mi cammini dentro
dai piedi alla testa popolami delle tue fiamme
libera le erbe dentro me e le spighe nei solchi della terra
in un solo movimento segna le pareti della vita.
Ho bisogno di sentire che mi bruci
tu: semenza di cielo e terra
legno che arde dentro la vena dei miei rami
gesto che dispone il mio crescere.
Tu crepiti dentro la mia piccola cella il buio e lo splendore
di ogni stella i tuberi di primavera il serpeggiare dei pensieri
i lari e il volto di chi si è fatto più distante.
Sognami fuoco e fa che anche io ti insegua
rosso su rosso ai piedi del cammino mentre si fa cenere
tutta la vita.
Da Migratorie non sono le vie degli uccelli- Il ponte del sale 2009
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bisogna che tu mi faccia avere una copia del tuo libro.
facciamo uno scambio alla pari : io ti mando uno dei miei e tu mi invii il tuo?
grazie Ferni!
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volentieri se mi fai avere il tuo indirizzo o per lo meno dove inviarlo. Vedi il mio indirizzo e-mail “da dietro questo involucro”. ,f
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“Supponi, io avrei chiesto, che questa leggenda sia solo un segnale, e che di sé non segnali nient’altro che: sono un segnale di cenere, segno il ricordo di qualche cosa o di qualcuno di cui non dirò nulla; questo tracciato, che è là chiaramente per non dir nulla, dovrà ben annullare il detto del suo dire, darlo al fuoco, distruggerlo nella fiamma e non in altro modo. Non vi è cenere senza fuoco.
Tutto questo si deve al fuoco, e tuttavia, se possibile, senza l’ombra d’un sacrificio: a mezzogiorno, liberalmente, senza Fenice, mentre l’unica frase verrà a coprire, al posto di qualsiasi altro investimento, soltanto il posto d’una incinerazione. Essa non ammette se non l’incinerazione in corso, di cui essa resta il monumento, più o meno tacito. ”
(Jacques Derrida, Ciò che resta del fuoco)
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qui sei meno ermetico, ma trascinante come sempre,comunque al top!:)
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grazie Vincenzo!
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L’ho letta con attenzione , come sempre.
Mi piace , è bella , ma l’ultima frase l’avrei tolta.
Grazie , Enzo e…questa volta mi scuso
Maria Grazia Galatà
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non hai nulla di cui scusarti.
grazie Maria Grazia!
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Chi avesse deciso post-mortem di sparire totalmente e definitivamente abbia la compiacenza di rileggere gli ultimi versi di questa elegante e accattivante lirica per ricredersi precipitosamente. E se ha pensato che il fuoco sia l’unico vero sterminatore di uomini e cose ,ci ripensi.Non è vero.Cioè sembra,ma non lo è.E di sparire diventa soltanto un pio desiderio.Perchè seguendo con attenzione il percorso del fuoco,partendo dall’accensione di un bel falò,noi alla fine, ci ritroveremmo con un pugno di cenere in mano.Ed è quello che la solita speranza aspettava con trepidazione.Se,per caso, un granellino di cenere sfuggisse a ciò che è rimasto della pira per colpa di un inatteso colpo di sfortuna,ecco che quel granellino ,cadendo,altro non farebbe che ricongiungersi tramite la terra, al limo e dare origine,così,ad un altro organismo. E tutti i tanto attesi desideri? Tutti in fumo.Ma…il fumo non nasce dal fuoco?
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ineccepibile.
grazie Renato!
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Complimenti per la meraviglia espressiva che riesci a trasmettere e grazie per avermi reso partecipe di questa tua. E’ sempre un piacere leggere i tuoi versi soprattutto per ciò che lasciano dentro..a chiunque manchi qualcuno non può che rendere felice sapere che nulla si perde…un affettuoso saluto, a presto!
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grazie a te Angela!
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bella, di luce, cenere, distruzione, rigenerazione e speranza.
grazie
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ciao Loredana.
grazie per l’attenzione costante alle mie cosucce.
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mi piacciono le riflessioni sulla cenere (un abbraccio)(e un’urna)
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Tutto si trasforma..quindi.. tutto ha un senso.Splendida,grazie Enzo!
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ma le cose / non si cancellano del tutto
si arriva alla fine del testo trovando il respiro regolare, quasi abbandonando gli “affanni”, nell’abbraccio della madre terra.
Per me, almeno, è stato così :)
stefania
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Renato Ferrari e Silvia Molesini sono un’ulteriore regalo (adorabile ironia) in questa tua pubblicazione Enzo,alla quale vengo…
Quando -qualcosa sfugge- per me è sempre sinonimo d’incognita che tendo a vedere in positivo, tensione mobile, pulsazione da intuire-seguire in evoluzione
preferibilmente -tattile-: di cambiamento sostanziale(percepibile), lima contro solide grate o l’ineluttabilità, e qui:
per questo si leva
rigenerandosi dalla caduta di tono
nell’andirivieni di un supplizio
pervertito in estasi
C’è un velo
dalle cui trame trasuda il lucore
come un baluginio
disposto a sacrificare il suo cuore
…ecco qui trovo la parte che più sento, molto riuscita, per il mio modo di intendere rinascita. È molto bella questa tua, metaforicamente parlando e per la pulizia e per l’elganza (nonché passione).Di gran portamento. Più poetica fino agli ultimi sedici versi che si fanno poi più precisi ed indicanti ad ulteriore riflessione. Complimenti.
Doris
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il mio lapsus con gli apostrofi non demorde, vi ci dovrete abituare, chiedo scusa anticipatamente :-)magari mettetelo nell’urna insieme alla cenere di cui mi cospargo il capo :-)
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“…MA LA CENERE E’ ALLA PORTA
NEMMENO BUSSA ED E’ DI GIA’ ENTRATA
PER IMPORRE IL SUO CREDO E DETTARE
LE REGOLE DEL GIOCO.
..NON ASPETTA ALTRO CHE RITROVARE
IL LIMO. ”
Grazie Enzo..incantevole!
Marlene
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scusate il ritardo.
giornate complesse queste ultime.
grazie a tutti per presenze e apprezzamenti.
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La terra più fertile si trova sulle pendici dei vulcani, figlia della lava e della cenere… lì, dopo millenni, riesplode prepotente la vita…
Chiusa bellissima.
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grazie gino.
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divisa in due, e trovo una diversità di espressione notevole, quasi fossero state due menti a viverla.
di suggestivo impatto, cattura, fa pensare. penso al ritmo cardiaco, e la paragono a lui, ché l’emozione lo fa accelerare, e poi. poi, c’è la pace, goduta. e si fa leggerezza, nel sospiro della chiusa.
grazie del pensiero, enzo.
un caro saluto
simonetta
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doppia lettura, doppia visione.
grazie Simonetta!
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