
Morning Swim
Maxine Kumin
Into my empty head there come
a cotton beach, a dock wherefrom
I set out, oily and nude
through mist, in chilly solitude.
There was no line, no roof or floor
to tell the water from the air.
Night fog thick as terry cloth
closed me in its fuzzy growth.
I hang my bathrobe on two pegs.
I took the lake between my legs.
Invaded and invader, I
went overhand on that flat sky.
Fish twitched beneath me, quick and tame.
In their green zone they sang my name
and in the rhythm of the swim
I hummed a two-four-time slow hymn.
I hummed “Abide With Me.” The beat
rose in the fine thrash of my feet,
rose in the bubbles I put out
slantwise, trailing through my mouth.
My bones drank water; water fell
through all my doors. I was the well
that fed the lake that met my sea
in which I sang “Abide With Me.”
Nuotata mattutina
Maxine Kumin
Nella mia testa sgombra si profila
una spiaggia di cotone, una banchina
da cui partii, unta e denudata
tra la foschia, in solitudine gelata.
Linea non c’era, soffitto o fondale
a distinguere l’acqua dall’aere.
La nebbia della notte densa come un telo
racchiuse me nel suo spugnoso ordito.
A due gancetti l’accappatoio appesi,
fra le mie gambe il lago presi.
Invasore ed invasa, procedevo
a bracciate dentro quel piatto cielo.
Pesci rapidi e miti sotto di me a guizzare.
Dentro quel verde spazio il mio nome a cantare
e intonavo nel ritmo della bracciata
a due quarti una lenta ballata.
Mormoravo: “Assecondami”. La toccata
saliva dei miei piedi all’elegante falcata,
saliva fra le bolle che sgorgavano
di lato, dalla mia bocca spalancata.
Le ossa bevvero acqua, acqua cadente
da ogni mia porta. Io ero la sorgente
che nutriva il lago, che incontrava il mio mare
nel quale “Assecondami” cantavo.
Traduzione di Loredana Magazzeni
The Cruellest Season
Brenda Porster
“April is the cruellest month…”
Only slightly joking,
I said you were
my cruellest season
you never would
quite get the point,
although you could
great sperm-whale of the mind –
spout flashy geysers of remembered verse.
Not so long after
I understood
how earth might not desire
the softening rain,
her pain
at penetration, the stretch-marked crust’s
slow smoothing to the touch
of liquefying fingers,
the shyness of green shoots
just daring to suggest –
while toughened roots
already presage
oncoming drought.
La stagione più crudele
Brenda Porster
“Aprile è il mese più crudele…”
Scherzando, ma solo un poco,
ti ho detto che eri
la mia stagione più crudele
non hai mai voluto
capirlo del tutto,
sebbene tu sapessi
– grande capodoglio della mente –
schizzare vistosi geyser di versi a memoria.
Non molto tempo dopo
ho capito
come la terra possa non desiderare
la pioggia che ammorbidisce,
il suo dolore
mentre vi penetra, la crosta smagliata
che si spiana lentamente al tocco
di dita che sciolgono,
la timidezza dei verdi germogli
che osano appena insinuare –
mentre radici indurite
già presagiscono
siccità imminente.
The Marriage
Anne Stevenson
They will fit, she thinks,
but only if her backbone
cuts exactly into his rib cage,
and only if his knees
dock exactly under her knees
and all four
agree on a common angle.
All would be well
if only
they could face each other.
Even as it is
there are compensations
for having to meet
nose to neck
chest to scapula
groin to rump
when they sleep.
They look, at least,
as if they were going
in the same direction.
Il matrimonio
Anne Stevenson
Funzionerà, lo sente,
ma solo se la spina dorsale di lei
combacia esattamente col torace di lui
e solo se le ginocchia di lui
approdano proprio sotto le sue
e tutt’e quattro
appartengono allo stesso angolo.
Tutto andrebbe bene
se solo
potessero guardarsi in viso.
Anche com’è adesso
c’è una ricompensa
nel dover far collimare
il naso con il collo
il busto con la scapola
l’inguine con il sedere
mentre stanno dormendo.
Hanno l’aria, almeno,
di stare andando
in una stessa direzione.
Traduzione di Loredana Magazzeni
A Woman in Another War
Mary Dorcey
Somedays when we kiss
we close our eyes.
Somedays when we close our eyes
we kiss.
Somedays we do not read the newspaper.
A woman was getting on a bus,
I was reading the newspaper.
The woman carried a baby in a carry cot –
Mind your step, another woman said,
and offered her a seat.
I was reading the newspaper –
I was reading the story
of a woman in another country,
a woman in another war.
The story of a woman
who was raped by soldiers.
The soldiers came into her town.
They ordered the women into the street,
they told them to lie on the ground.
They made them lie in rows
and the soldiers raped them
in rows.
One woman after another.
One soldier after another.
One of the women
had a baby,
a newborn baby.
It lay on the earth beside her.
It cried to be fed.
She heard it cry.
She asked the man who was raping her
to stop – to stop
long enough to let her
feed the child.
Bring me my child, she said.
The man stopped.
He got up from her body
and lifted the baby.
He carried it in his arms,
he held it over her.
He took out a knife,
he smiled.
He cut the child’s neck from his shoulders
and held the bleeding head
to the woman’s breast:
Here’s your baby, he said,
feed it.
There was a woman in another country,
a woman in another war.
The soldiers came into the town,
they ordered the women into the streets.
They raped them one after another,
row after row;
one soldier after another,
one woman after another.
The woman on the bus
was helped by another
to sit down.
She lifted the baby
from its cot.
You have to be careful of the head,
the other woman said.
Yes, the woman answered
and with her hand
she cradled the baby’s head.
Somedays when we kiss
we close our eyes.
Somedays when we close our eyes
we kiss.
Somedays we don’t read the newspaper.
Una donna in un’altra guerra
Mary Dorcey
Certi giorni quando ci baciamo
chiudiamo gli occhi.
Certi giorni quando chiudiamo gli occhi
ci baciamo.
Certi giorni non leggiamo il giornale.
Una donna saliva sull’autobus,
leggevo il giornale.
La donna portava un neonato in una culla portatile –
Fai attenzione, disse un’altra donna,
e le offrì il posto.
Leggevo il giornale –
leggevo la storia
di una donna in un altro paese,
una donna in un’altra guerra.
La storia di una donna
che fu violentata dai soldati.
I soldati vennero nella sua città.
Fecero uscire le donne nelle strade,
dissero loro di stendersi per terra.
Le fecero stendere in fila
e i soldati le violentarono
in fila.
Una donna dopo l’altra.
Un soldato dopo l’altro.
Una delle donne
aveva un bambino,
un bambino appena nato.
Stava per terra davanti a lei.
Piangeva perché voleva essere allattato.
Lei lo udì piangere.
Chiese all’uomo che la stava violentando
di fermarsi – di fermarsi
per lasciarle
allattare il bambino.
Portami il bambino, disse.
L’uomo si fermò.
Si alzò dal suo corpo
e sollevò il bambino.
Lo portò sulle braccia,
lo tenne sopra di lei.
Tirò fuori un coltello,
sorrise.
Recise la gola del bambino dalle spalle
e porse la testa sanguinante
al seno della donna:
Ecco il tuo bambino, disse,
allattalo.
C’era una donna in un altro paese,
una donna in un’altra guerra.
I soldati vennero nella città,
fecero uscire le donne nelle strade.
Le violentarono una dopo l’altra,
una fila dopo l’altra;
un soldato dopo l’altro,
una donna dopo l’altra.
La donna sull’autobus
è stata aiutata da un’altra
a sedersi.
Ha sollevato il bambino
dalla culla.
Devi stare attenta alla testa,
disse l’altra donna.
Sì, rispose la donna
e con la mano
tenne la testa del bambino.
Certi giorni quando ci baciamo
chiudiamo gli occhi.
Certi giorni quando chiudiamo gli occhi
ci baciamo.
Certi giorni non leggiamo il giornale.
Traduzione di Anna Maria Robustelli
Altri testi e recensioni qui:

6 risposte a “CORPOREA – Il corpo nella poesia femminile contemporanea di lingua inglese”
un autentico gioiello questo post!
grazie di cuore, Stefania, e grazie a Loredana Magazzeni.
"Mi piace""Mi piace"
quanta liquida fragranza, quanta origine e quanto strazio in questi versi,
un grande dono
grazie,
roberta b.
"Mi piace""Mi piace"
grazie del post stefania.
vorrei segnalare che “corporea” farà parte del ricco programma di un evento il 24 aprile a Sasso Marconi (BO)
qui
http://www.facebook.com/event.php?eid=112420255439672
"Mi piace""Mi piace"
Nel corpo semantico di questa interessante antologia le parole sono come macinate dal testo nella sua interezza,esse scavano. Rabbrividisce il lettore, ama, si conturba e sofre, ma comprende che tutto questo è denuncia di umanità. A mezzo fra la revisitazione onirica, lo psicodramma e la ferma indicazione delle verità, c’è questa poesia, di donne, ma non relegata ad un capitolo a parte, diversa eppure indispensabile nella sua classicità rivoluzionaria.
Le autrici sono caratterizzate da una pluralità di approcci, nessuno è prevalente, ma tutti contribuiscono a rendere il pianeta eros più a misura d’uomo. Sappiamo cosa accade fra due persone, ma la complessa alchimia dell’amore-dolore ci sfugge, inutilmente ci rivolgiamo ai poeti laureati della tradizione, ai sublimi creatori di donne-angelo e muse. Per conoscere la verità dei sentimenti, l’innegabile dignità delle emozioni dobbiamo attingere a questa poesia femminile, troppo onesta per nascondere la commovente fragilità delle relazioni, educata alla bellezza, non solo del verso, ma anche del rapporto semantico che s’instaura fra la testualità ed il reale, concretamente raffigurato, o rivisitato a livello metaforico.
Questa poesia femminile è in grado di problematizzare il rapporto con la bellezza, nelle sue varie accezioni, non tanto come seduzione-provocazione dell’eterno maschio di turno, quanto piuttosto come ricerca di sé, specchio, spesso deformato, ma sempre utile nel mondo femminile. La ferita dell’imposizione dei ruoli tradizionali, è uno dei temi che emerge, a tratti, con una parola chiave, un elemento di denuncia che non predomina, tuttavia, sulla voglia di sperimentare. Essere amanti, amabili e amate diviene allora una sfida, della vita e della parola scritta, filtrata, modernamente, calata in un linguaggio in evoluzione che non esclude l’apporto dell’ironia. Non è possibile tacere della mediazione linguistica di chi ha tradotto i testi, la fedeltà alla parola scritta si rivela un vero atto interpretativo, un’ermeneutica della condizione femminile collocata al di là dei ghetti in cui è stata rinchiusa, liberatoria anche dalla stessa liberazione. Mediante l’atto del tradurre, la poesia delle autrici riesce a ridefinirsi, agganciare e cogliere le sfumature di un mondo complesso, nel quale – diceva Maria Grazia Lenisa in “Erotica” (Forum, quinta generazione) – “chiamateci donne non femmine”.
Per concludere, osserverei l’insistenza sull’elemento fisico, ma liberato dagli stereotipi del genere. La corporeità è perciò a pieno titolo una dimensione spirituale, ma non rinchiusa nel privato, piuttosto esibita come luogo del contatto, del dialogo necessario per affrontare maturamente il domani.
Marzia Alunni
"Mi piace""Mi piace"
CORPO
COPRO
ERA
REA
E’ una specie di gioco al riciclaggio in cui il corpo che si offre in realtà si “ritrae” e ciò che resta è quell’io che combatte tra ciò che vorrebbe mostrare di essere e ciò che prova ad avere mettendosi in scena.
ferni
"Mi piace""Mi piace"
Corporea è un libro forte, coraggioso, vivo, che merita di essere letto e diffuso.
Questo post vuole essere il mio piccolo ringraziamento per le emozioni e le tante riflessioni scaturite dalla lettura di questo libro.
Grazie (e complimenti!) alle Curatrici (Loredana Magazzeni, Fiorenza Mormile, Brenda Porster, Anna Maria Robustelli) e alla Casa Editrice Le Voci della Luna.
Stefania
"Mi piace""Mi piace"