Sol Halabi
Cercavo miracoli
per questo ero andata in libreria.
In nessun altro posto puoi toccarli
i miracoli vederli ascoltarli.
Sono tangibili e ti chiamano
Avvicinandoti un libro ti miracola
hai una specie di veritigine
un senso profondo di nausea un capogiro al quale non resisti. E.
Allunghi la mano. Ti riversi sullo scaffale
ti afferri al libro con un calcolo immediato delle forze.
Senti con chiarezza, che dentro quelle pagine c’è una deriva
che non allontana la morte
al contrario la affronta la accerchia la spoglia.
Senti che il pavimento crolla sotto i tuoi piedi
sembra che tutto il tuo corpo diventi un immenso
conflitto di sabbie
mobili sabbie i pensieri
e i tuoi piedi affondano in primitivi luoghi oscuri
lambiscono il tuo corpo le ore le terre della morte ma
c’è in quel preciso inconsistente confine
qualcosa una linea una linfa un liquido comunque
che predispone in te quell’antico altro corpo
di materia soprannaturale un rischio
la possibilità di uscirne attraverso un’ipersensibile
aguzzino convocato sulla riva dei sensi
i sensi più segreti le nostre antenne più profonde l’arcaico essere.
O d o r i dalle zone i n t e r d e t t e
rigenerano una lotta feroce esauriscono l’anima
la colta coltivata ancella
la cella vergine e sopra ogni forza
il disordine la governa l’immutato
silenzio l’inarticolato vestibolo del cuore senza
più
battititi fecondi. In quella frattura, in quell’impercettibile
spuntano i miracoli si assopiscono i dissensi solo
il piacere
la vertigine che supera la velocità il tempo e lo spazio in uno scatto
movimento della caduta
uno spasimo prossimo alla morte e apre l’attimo
tutto ciò che è antecedente il miracolo
riaprire una pagina
sfogliare l’ultimo
libro sulla mensola
prima di cadere
senza fine ancora.
Sol Halabi
*
Riferimento:
http://fernirosso.wordpress.com/2010/02/19/cercavo-miracoli/



4 risposte a “Cercavo miracoli – f.f.”
è una vertigine questo viaggio nella lettura attraverso i tuoi versi, Ferni
la sensazione di un ciclone che ti risucchia in alto fino a toccare i vertici del cielo per poi rirecipitarti al suolo, chiusa l’ultima pagina
la lettura come una finestra si spalanca a mille mondi, sensi, esperienze, suoni … una fuga a volte, una vita tra le righe, al di sopra di tutto nel tutto.
mi hai riportata a Strand ed alla sua “eating poetry”
ora te la cerco.
un abbraccio, Grazie!
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eccola, te la incollo (bacio)
Eating Poetry, Mark Strand
Ink runs from the corners of my mouth.
There is no happiness like mine.
I have been eating poetry.
The librarian does not believe what she sees.
Her eyes are sad
and she walks with her hands in her dress.
The poems are gone.
The light is dim.
The dogs are on the basement stairs and coming up.
Their eyeballs roll,
their blond legs burn like brush.
The poor librarian begins to stamp her feet and weep.
She does not understand.
When I get on my knees and lick her hand,
she screams.
I am a new man.
I snarl at her and bark.
I romp with joy in the bookish dark.
Mangiare poesia
Cola inchiostro dagli angoli della mia bocca.
Non c’è felicità pari alla mia.
Ho mangiato poesia.
La bibliotecaria non crede ai suoi occhi.
Ha gli occhi tristi
e cammina con le mani chiuse nel vestito.
Le poesie sono scomparse.
La luce è fioca.
I cani sono sulle scale dello scantinato, stanno salendo.
Gli occhi ruotano le orbite,
le zampe chiare bruciano come stoppia.
La povera bibliotecaria comincia a battere i piedi e a piangere.
Non capisce.
Quando mi inginocchio e le lecco la mano,
urla.
Sono un uomo nuovo.
Le ringhio, abbaio.
Scodinzolo di gioia nel buio libresco.
Trad. nc 2009
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Ti ringrazio, del bacio, della traduzione,della presenza e della sensibilità che sempre ti rende viva,vicina.Ti sono davvero grata per questa generosità senza mezze misure. Anch’io ricambio abbraccio e bacio e…salvo,mi metto in salvo con le tue barche isole di luce.ferni
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Succede che a volte le farfalle passino inosservate, eppure è il volo delle farfalle a dare moto al prato in fiore.
tvb.
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