Gaetano Bevilacqua
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Lo accesi e c’è sì
lo sento ancora
c’è un io che parla
accanto alla traccia
cerca di spegnere la figura l’ombratile
esperienza che in me innesca il mistero
e si fa luce di una eternità interrotta
nelle cose nella contiguità di tutte le cose
i n t e r r a i fonemi che falsamente diciamo siano questo o quello
le cose annunciate
pro-nunciate
la falsa coscienza dei vivi
che alla morte rivoltano la veste
e restano stupiti dal fitto crepitare delle ossa
un fuoco di vivi insetti voraci
batteri e i loro perigliosi erodibili programmi
che scoppiano nella bocca i vaticini della pizia e nell’orecchio
la presente assenza
la continua impermanenza di ogni cosa detta, dettata.
(Ci ) bruciano quei nomi
sfitti di ciò che noi crediamo portino in sé
e in vece loro una brace attizza il cavo
nella gola protrae il male pungola per ciò che manca
dal primo all’ultimo
il giorno in cui torniamo
nell’in-visibile cruna.
Con previdenza nel nostro occhio
la natura sparse in ognuno un pizzico delle sue braci
e la follia c’inseminò di passioni
forti a tal punto che la ragione
ancorata ai suoi ciocchi non riesce
ad evadere e i labili confini posti alle sue spalle guarda confusa.
Triste si costruisce la fossa il pensiero
quando non se ne lascia toccare
e mortalmente c o r r o t t a a ragione
la saggezza vorrebbe imprimerle i suoi ultimatum
nella fatuità del fuoco che le brucia gli argini
senza sapere che tutto è solo un giogo nell’eterno del gioco
g. bevilacqua
*





9 risposte a “Un io che parla- f.f.”
fernanda,
ogni volta che ti leggo resto senza parole.
pura fascinazione e, a costo di ripetermi, spessore e fertilità.
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(Ci ) bruciano quei nomi
sfitti di ciò che noi crediamo portino in sé
e in vece loro una brace attizza il cavo
nella gola protrae il male pungola per ciò che manca
dal primo all’ultimo
il giorno in cui torniamo
nell’in-visibile cruna.
un giogo nell’eterno del gioco…. bellissima Ferni e bellissimi i segni, le tracce, le lettere in punta di stilo incise nelle tavolette “tribali” di Bevilacqua.
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Grazie Enzo e grazie a Natalia.Scrivere ultimamente si è fatto un peso, ciò che desidero è che la parola li-qui-d’asse si facesse, un legno da tras-porto e niente altro. Grazie,ferni
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sta mutando la parola
resta però travolgente nonostante la sua “fatuità”
bel lavoro Fernanda
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Brava Fernanda!:)
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Grazie Vincenzo,mi fai sentire come chi ha svolto bene i compiti in classe! ferni
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Pardon Prof!;)
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Non uso mai i titoli, mi sento sempre nella condizione di un’allieva. Ciao Vincenzo.f
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la falsa coscienza dei vivi
che alla morte rivoltano la veste
e restano stupiti dal fitto crepitare delle ossa
…
un io che parla… la rabbia, il dolore quasi “fisico”.
Davvero bella, Fernanda.
Stefania
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