– Nie wieder Zensur in der Kunst –
Pubblicato il 11 febbraio 2010 da fernirosso
Gaetano Bevilacqua
.
Lo accesi e c’è sì
lo sento ancora
c’è un io che parla
accanto alla traccia
cerca di spegnere la figura l’ombratile
esperienza che in me innesca il mistero
e si fa luce di una eternità interrotta
nelle cose nella contiguità di tutte le cose
i n t e r r a i fonemi che falsamente diciamo siano questo o quello
le cose annunciate
pro-nunciate
la falsa coscienza dei vivi
che alla morte rivoltano la veste
e restano stupiti dal fitto crepitare delle ossa
un fuoco di vivi insetti voraci
batteri e i loro perigliosi erodibili programmi
che scoppiano nella bocca i vaticini della pizia e nell’orecchio
la presente assenza
la continua impermanenza di ogni cosa detta, dettata.
(Ci ) bruciano quei nomi
sfitti di ciò che noi crediamo portino in sé
e in vece loro una brace attizza il cavo
nella gola protrae il male pungola per ciò che manca
dal primo all’ultimo
il giorno in cui torniamo
nell’in-visibile cruna.
Con previdenza nel nostro occhio
la natura sparse in ognuno un pizzico delle sue braci
e la follia c’inseminò di passioni
forti a tal punto che la ragione
ancorata ai suoi ciocchi non riesce
ad evadere e i labili confini posti alle sue spalle guarda confusa.
Triste si costruisce la fossa il pensiero
quando non se ne lascia toccare
e mortalmente c o r r o t t a a ragione
la saggezza vorrebbe imprimerle i suoi ultimatum
nella fatuità del fuoco che le brucia gli argini
senza sapere che tutto è solo un giogo nell’eterno del gioco
g. bevilacqua
*
http://fernirosso.wordpress.com/2010/02/11/un-io-che-parla/
Categoria: poesiaTag: # fernanda ferraresso, contiguità, figura, fonemi, Gaetano Bevilacqua, ieri e oggi, incisioni, innesca, interra, io, mistero, poesia, traccia
Il presente blog collettivo non è da ritenersi testata giornalistica, fondando la sua attività solo sulla libertà d’espressione creativa, che da sempre ha animato il progredire del pensiero universale.
fernanda,
ogni volta che ti leggo resto senza parole.
pura fascinazione e, a costo di ripetermi, spessore e fertilità.
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(Ci ) bruciano quei nomi
sfitti di ciò che noi crediamo portino in sé
e in vece loro una brace attizza il cavo
nella gola protrae il male pungola per ciò che manca
dal primo all’ultimo
il giorno in cui torniamo
nell’in-visibile cruna.
un giogo nell’eterno del gioco…. bellissima Ferni e bellissimi i segni, le tracce, le lettere in punta di stilo incise nelle tavolette “tribali” di Bevilacqua.
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Grazie Enzo e grazie a Natalia.Scrivere ultimamente si è fatto un peso, ciò che desidero è che la parola li-qui-d’asse si facesse, un legno da tras-porto e niente altro. Grazie,ferni
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sta mutando la parola
resta però travolgente nonostante la sua “fatuità”
bel lavoro Fernanda
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Brava Fernanda!:)
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Grazie Vincenzo,mi fai sentire come chi ha svolto bene i compiti in classe! ferni
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Pardon Prof!;)
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Non uso mai i titoli, mi sento sempre nella condizione di un’allieva. Ciao Vincenzo.f
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la falsa coscienza dei vivi
che alla morte rivoltano la veste
e restano stupiti dal fitto crepitare delle ossa
…
un io che parla… la rabbia, il dolore quasi “fisico”.
Davvero bella, Fernanda.
Stefania
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