Con le mie palpebre vorrei proteggere
la mandorla nella mano ma il tuo occhio
deve errare nella notte in esilio
per toccare oggi che sei nato il seno
domani le labbra di quella donna
in grado di svelarti col bacio
il segreto che nel parto gridiamo
madre e figlio quel richiamo nel ramo
proprio ora che non ci si prende più
Non comprendi gli strilli nel tuo cranio
se ho fame voglio per me tutti i suoni
o semplicemente odio l’odore dei mediocri
né comprendo la calma che hai in gola
perchè non puoi sposarmi se ci amiamo
mi dici che ogni figlio ammazza il padre
per farsi grande il padre pone il cranio del figlio
nel palmo vedi- dice- basta una leggera
pressione per fracassare il mondo
di Dome Bulfaro, tratta da “Poeti Italiani Underground” ed.Net Poesia 2006
13 risposte a “Con le mie palpebre vorrei proteggere”
Mammamia! Dome è proprio un grande … guardo attonita lo scenario che disegna, con la foto da te scelta, Antonella, l’impatto è fortissimo
uno schianto al suolo questa nascita, questa fragilità, questa potenza impotente nel suo grido fragile nell’effimero.
ammoutolisco, ogni mia parola risulterebbe “vuota” ed inadeguata.
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Dome ho avuto il piacere e l’onore di conoscerlo durante la presentazione dell’antologia sul “il corpo segreto: Corpo ed eros nella poesia maschile” della lietocolle un paio di anni fa…un giovanissimo poeta underground…
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io direttamente non l’ho mai conosciuto, ma siamo insieme in un’antologia di poeti anarchici e per me è stato ed è un onore.
:)
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ne hai una copia?=P
o meglio dimmi come posso accattarlo:P
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devo scrivere ad Alessandro Ramberti per ordinarne alcune copie in questi giorni.
te la farò avere io appena mi arriva.
no prob.
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di bulfaro c’è anche una plaquette della D’if di Napoli. Si chiama “Carne – 16 contatti”. Non so se è ancora disponibile ma si può vedere qui
http://www.edizionidif.it/archives/000237.html
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grazie Enzo!
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Prima prole
(Simone Bocchetta)
Sento già il gemito
che mi toccherà i piedi
fino ad una certa età,
le ginocchia a pochi anni
e via via fino a superarmi le spalle
mentre s’incurvano
ancor più irrimediabili.
Sento già le mille risa
con una vaga eco
data dal tuo stare
in caverna di madre,
dal tuo essere ancora da nascere
che mi fa rinascere e mi cambia.
Mi sento tremante,
uno scalino per volta sicuro,
perché ora che ci sei
la nostra discesa
sarà dolce
quanto la tua salita.
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Con le mie palpebre vorrei proteggere
la mandorla nella mano ma il tuo occhio
deve errare nella notte in esilio
per toccare oggi che sei nato il seno
domani le labbra di quella donna
in grado di svelarti col bacio
il segreto che nel parto gridiamo
madre e figlio quel richiamo nel ramo
proprio ora che non ci si prende più
Non comprendi gli strilli nel tuo cranio
se ho fame voglio per me tutti i suoni
o semplicemente odio l’odore dei mediocri
né comprendo la calma che hai in gola
perchè non puoi sposarmi se ci amiamo
mi dici che ogni figlio ammazza il padre
per farsi grande il padre pone il cranio del figlio
nel palmo vedi- dice- basta una leggera
pressione per fracassare il mondo
Come a dire che si commenta da sola.
Resto basito e soccombo, senza dimenarmi.
L.
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più che altro lo volevo sapere per avere qualcosa di te nat :-P
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e io infatti te la mando :)
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gh:-P
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non lo conosco…oh, ma se ne vale la pena di farlo!
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