Antisillabario – G e A sanno a cosa servono le biblioteche

Ogni lettera dell’alfabeto è un personaggio, con una volontà precisa, desideri e paure, deliri e ossessioni.
Come ogni personaggio che si rispetti anche le lettere hanno una loro storia personale, un passato con cui fare i conti e un futuro a cui sono inevitabilmente destinate.
Oggi G e A.

 

Una rubrica di Francesco Marangi



G, una ragazza con lo sguardo azzurro, occhiali con la montatura rotonda. Studentessa. Spesso frequenta la biblioteca di Scienze Letterarie Filologiche, vicino a dove abitano A e B, in zona Santa Giulia. Studia lettere moderne o qualcosa del genere, forse Lingue e Letterature straniere, forse frequenta un qualche master con un nome troppo complicato da ricordare; studia tipo spagnolo e francese, o magari russo e francese, comunque di sicuro francese. Di certo è una brava studentessa. Viene da una famiglia borghese, anche se oggi il termine borghese risulta un po’ antico; non credo si sposi bene con la reale situazione sociale, non credo sia più così netta la distinzione fra borghesia e proletariato. G non conosce A, ma è destinata a conoscerlo, c’è sempre il fato di mezzo, qualcosa che noi non possiamo vedere, un filo che ci lega polsi e caviglie gli uni agli altri e ci costringe a girare a destra o a sinistra a seconda dei casi. In questo caso particolare ha portato G a sedersi esattamente di fronte ad A, proprio quel giorno, che poteva essere un giovedì come un venerdì. A come al solito si è preso troppi libri; ha vagato per quasi un’ora fra gli scaffali della biblioteca in preda a una forte eccitazione, quasi sudava: nella biblioteca di Scienze Letterarie e Filologiche di solito i riscaldamenti vanno a manetta. A ci va ogni pomeriggio, così non è costretto a stare a casa al freddo, non può permettersi di accendere il riscaldamento, lui e B hanno deciso questo di comune accordo: il riscaldamento è un lusso che non possono permettersi. Arrivano bollette micidiali, trimestrali, botte di duecento euro alla volta. A e B hanno i soldi a malapena per andare qualche volta al cinema, il mercoledì al Greenwich Village in via Po, il mercoledì il biglietto costa solo sei euro. B dice che senza cinema non può sopravvivere, preferisce spendere i soldi che gli avanzano per vedere un buon film, piuttosto che pagare le bollette o altro. La scelta del film segue un rituale preciso: scelgono un film a turno, ma a seconda dei casi l’altro può opporsi alla scelta, dando le giuste motivazioni, e si può ritrattare il film da vedere. Comunque G si è avvicinata proprio allo stesso tavolo di A; l’ha guardato e il suo aspetto gli ha ispirato fiducia, ha notato che leggeva le Memorie dell’Oltretomba, anche se più che leggerlo sembrava sfogliarlo. Il titolo ricordava a G le lezioni di francese al Liceo Linguistico di Savona, tempi oscuri, da dimenticare. In ogni caso A sembrava tranquillo, così G si è tolta la giacca e si è seduta; ha aperto il computer e ha preso a riordinare gli appunti del giorno, avevano parlato de Il corpo e lo spazio nei romanzi del Marchese De Sade. A intanto le ha lanciato qualche occhiata: G è una bella ragazza. A esce già con una ragazza, una coi capelli rossi e corti, anche lei davvero carina, ma diciamo che A fa fatica a non guardare le altre donne. È ossessionato dal corpo femminile, ama subito, senza riflettere, occhi nasi bocche nei, trova subito qualcosa a cui aggrapparsi, nelle forme femminili in cui si imbatte, e si affeziona, senza sforzarsi, è una cosa che gli viene naturale, si affeziona a determinati particolari che crede arrogantemente di poter notare solo lui. Questo è argomento di discussioni e litigi fra lui e B. B sostiene che A soffra di un vero e proprio complesso affettivo, qualcosa che ha a che fare con la madre o col padre, ripete sempre B.
G non sapeva nulla dei problemi di A, aveva già da pensare ai suoi, di problemi, tipo il coinquilino che le rompeva i coglioni tutti i giorni solo perché una volta ci era andata a letto; non una grande scopata, e poi lui si era fissato, e si sa come vanno queste cose. Aveva bisogno di trovare un’altra stanza. Spesso le cose succedono e basta, forse A era capitato al momento giusto, e poi di certo era un ragazzo attraente, tutto preso a sfogliare quei quindici libri che aveva saccheggiato dagli scaffali della biblioteca. Sta di fatto che G stava leggendo della roba su De Sade, roba sconcia, tipo un estratto dalle 120 giornate; G aveva visto il film con un’amica alle superiori, se lo ricordava ancora, poi con l’amica ci aveva scopato. Sta di fatto che era vagamente eccitata e quasi per caso ha incontrato lo sguardo di A, e in qualche modo, senz’altro inconscio, si sono compresi. G si è alzata e A l’ha guardata sparire fra gli scaffali. Dopo poco si è alzato anche lui: forse aveva già in mente qualcosa, forse doveva solo pisciare. In bagno A e G si sono incrociati; G stava uscendo da quello delle donne e pensava a quel saggio di Blanchot che il professore aveva detto di leggere; A stava entrando in quello degli uomini e pensava a quella ragazza seduta dietro G, la biondina, che aveva sul tavolo una vecchia edizione Einaudi delle poesie di Dylan Thomas. G ha sorriso e A ha sorriso, G ha toccato il cavallo dei pantaloni di A per sbaglio, A ce l’aveva già quasi duro: allora G ha deciso che doveva succhiarglielo. Quando A è tornato a casa, B ha subito notato che era di buonumore. Gli ha chiesto se era riuscito a scrivere in biblioteca. A ha risposto che non aveva scritto una riga.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.