La dimensione squisitamente tecnologica dell’io è una nuova metafisica dell’esistenza? Cosa diamo, o cosa sacrifichiamo di noi, del nostro limitato tempo terreno, in nome delle potenzialità del digitale? Anche da questo schermo filtra una possibile risposta: il delirio ha le sue ragioni. Attraversiamole.
Il racconto di oggi è lungo una frase intera ed è di Francesco Marangi.
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Non c’è molto che io possa fare, mi siedo alla scrivania e guardo la pagina Word aperta, la pagina Word bianca, poi comincio a battere sui tasti, non è che lo faccio perché voglio farlo, lo faccio perché devo farlo, perché non posso fare altro, perché non ho alternative, perché sono totalmente incapace di vivere, provo a vivere il minor tempo possibile, passo più tempo possibile nella pagina, al suo interno, nella pagina Word, questo è quello che sono, sono la pagina Word, sono la pagina bianca, sono quei segni che lascio sulla pagina bianca, segni digitali, nulla di concreto, sono un insieme di segni digitali su una pagina digitale, sono un corpo digitale, con un cazzo digitale, posso solo sperare di riprodurmi in modo digitale, digitalizzando, posso solo riprodurmi sulla pagina Word, posso solo sperare di riprodurmi attraverso la pagina bianca, la pagina Word, mi riproduco attraverso i segni che traccio sulla pagina Word, i segni che traccio sulla pagina Word sono tutto ciò che rimane di me e tutto ciò che rimarrà della mia stirpe, sono tutto ciò che potrò lasciare al mondo, l’unica speranza che ho di lasciare qualcosa al mondo, tracciando segni digitali sulla pagina bianca digitale del mio computer, usando un programma chiamato Word, un programma di scrittura, un programma sviluppato appositamente per la scrittura, per tracciare segni su una pagina bianca, per tracciare segni digitali su una pagina bianca, Word è stato sviluppato precisamente per questo, per permettere a me di riprodurmi, per non farmi cadere nell’oblio, è stato sviluppato per darmi la possibilità di generare un erede, altrimenti c’era l’estinzione, Word è la mia alternativa all’estinzione, posso abitare Word e evitare la vita, posso nascondermi dentro a Word, Word è la mia placenta, le mie ovaie, le mie tube di Falloppio, la mia cervice, Word è la mia fica, grandi e piccole labbra, traccio segni sulla pagina bianca, digitalizzo gli organi, digitalizzo e imprimo caratteri su caratteri, milleottocento battute sono una pagina, per generare un erede servono almeno duecento/duecentocinquantamila caratteri spazi inclusi, per far godere la pagina Word devo imprimere segni, lettere ovviamente, stimolazioni clitoridee, orgasmo da penetrazione e orgasmo clitorideo, diciamo che attraverso Word mi propongo di generare figli e godere, mi propongo di godere soprattutto, non posso fare a meno di Word perché non posso fare a meno di godere, godo quando traccio lettere sulla pagina bianca, segni digitali certo, una somma di segni digitali su una pagina bianca, in quella forma riconosco me stesso e i miei figli, la mia prole, mia moglie, in quella pagina bianca sono uomo e donna, entro i limiti di Word posso essere uomo e donna, figlio, nonno e bisnonno, padre e madre di ogni segno digitale, di ogni lettera e di ogni pagina, sono padre e madre di Word, sono padre e madre di pagine bianche e di lettere e di frasi, sono padre e madre dell’alfabeto per intero, sono padre di A e di B, sono padre di vocali e madre di consonanti, è su Word che posso godere e generare, è su Word che posso rimanere immobile per secoli, aspettando una lettera, una gravidanza di nove mesi o nove anni non fa differenza, aspettando di generare un erede, nella vita sono sterile, sono maschio credo, ma sulla pagina Word decido io cosa essere, so esattamente cosa essere, cosa devo essere, so esattamente come gestire le cose, posso anche correre volendo, posso correre su un prato bianco, un prato di segni e significati, un prato di frasi e campi di girasoli, posso correre scansando i punti e i punti e virgola, posso continuare a correre verso il futuro e verso la morte inevitabile, sarà una morte digitale in grande stile, una morte scritta, Word è stato sviluppato unicamente per questo, per essere la mia tomba, così come per essere la mia casa, il mio letto, il mio talamo nuziale, Word è stato sviluppato per essere il mio cimitero, giacerò fra i suoi codici, assieme alla mia prole, assieme a padri madri sorelle e fratelli, la mia testa riposerà fra zero e uno, fra oscillazioni di onde elettromagnetiche, i cip e gli impulsi elettrici, le schermate, le finestre, le cartelle, le frecce, le icone, gli sfondi, il mio corpo giacerà immobile, senza decomporsi, senza alcuna cognizione della morte e del dolore.
Francesco Marangi
è nato a Genova nel 1998. Ha frequentato la Scuola Holden e ha conseguito la laurea triennale in Contemporary Humanities. Angeli di sale, il suo romanzo d’esordio, è risultato finalista alla XXXV edizione del Premio Italo Calvino e nella decina del Premio Pop 2024. Per Poetarum Silva ha curato la rubrica Frammenti di un’estate futura.

