Frammenti di un’estate futura – Giochiamo ancora a leccarci col sole sulle tempie

Di Francesco Marangi

 


Frammento dopo frammento…


#Frammento3

Sono riuscita a guardarmi allo specchio, la mia immagine aveva un aspetto sciatto, i capelli sporchi, devo ricordarmi di cambiare balsamo. Fuori pioveva come piove da giorni ormai. Sapevo che L. sarebbe venuto per cena. Mangiamo una pizza e guardiamo un film, una cosa leggera, magari un film d’azione, così L. non mi scogliona. Altrimenti si mette a dormire, non mi piace guardare un film mentre qualcuno dorme, non mi piace che mentre guardiamo un film quello con cui lo sto guardando si metta a dormire, non mi piace vedere L. mentre dorme: ha molti pregi, ma quando dorme sembra una scimmia; sgraziato, scomposto; come fa a piacermi davvero? Vorrà di sicuro scopare, viene qui e crede di poter scopare, probabilmente viene qui solo per scopare, non gli importa che sia io o un’altra, se avesse un’altra da scopare andrebbe da quell’altra, o comunque scoperebbe sia con me che con quell’altra. L’obbiettivo rimane quello di svuotarsi le palle. È palese, non c’è da scandalizzarsi. È inutile che parliamo di amore e altre stronzate. L. non è in grado di amare, il suo è più un interesse di tipo scientifico, quando sono nuda potrebbe fissarmi la fica per ore, ci parla, si confida, a volte sono gelosa del rapporto che hanno; non so neanche se gli piaccia esclusivamente la fica, può essere che non disdegni il cazzo, non mi sorprenderebbe, sapere che pure lui lo prende nel culo ogni tanto; tutto sommato non mi interessa, cazzo o fica non fa differenza, L. mi arrapa e basta, c’è poco da fare. Intendiamoci: L. non ce l’ha così grosso, di certo non è il cazzo più grosso che io abbia mai visto; ne ho visti parecchi, bianchi neri circoncisi e a palloncino, cazzi di ogni età e tipologia. Ma L. ha qualcosa nel modo di fare, già dai preliminari, che lo rende appetibile. Da subito non lo diresti. I denti incisivi un po’ storti, piccoli occhi scuri; le mani sottili quasi da donna, che passano il tempo a grattare la barba. E invece se gli dai fiducia, lui ti ripaga, proprio perché non è così bello, proprio perché non gli daresti un euro, lui si impegna per sorprenderti, perché pensa di doverti qualcosa; dopotutto l’hai scelto fra tanti. E come me la lecca lui mai nessuno me l’ha leccata, la sua lingua fa un suono piacevole già quando ti scorre lungo la schiena. Credo abbia un dono per questo; si appassiona, capisci che darti piacere è il suo modo di provare piacere. Vedo il suo cazzo rizzarsi e penso già a come farlo schizzare; gli piace venirmi sui capelli, gli piace quando li tengo legati. Non si accorgerà che sono sporchi, li laverò dopo che me li ha sborrati.
Per questo gli permetto di fare il bastardo. Stasera ho casa libera, non c’è né mio padre né mia sorella; lo aspetterò in terrazza, magari senza mutande, così già da sotto può vedermi. Per questo gli permetto di toccarmi la fica appena arrivato, quando ancora lo accolgo sulla soglia di casa. Neanche mi bacia, allunga la mano e mi accarezza le cosce, di solito ha le mani sudate. Per questo, quando lo sento parcheggiare nel piazzale di sotto, inizio a masticarmi le labbra. Anche solo aspettarlo mi eccita.


#Frammento4

Non ti è ancora mancato il respiro? Sei sott’acqua da secoli, guardi lo spostamento della sabbia sul fondale, conosci le curvature della corrente, le parole dei gorghi, le lingue azzurrine attorno agli scogli. Ti trascini lentamente da un lato all’altro del globo. Posi lo sguardo su di me, quasi per caso, riconosco il tuo sguardo senza tempo, mi guardi in mezzo alle gambe. Non dici una parola, il tuo occhio di alghe, il tuo occhio spento, decorato da denti di cane. Il tuo occhio nero, da bestia preistorica. Fra le mie gambe nascondi l’odore della tua bocca, nascondi le parole che mai avrai il coraggio di pronunciare. Solo io posso vederti.
Sei il mio doppio esatto, la mia seconda pelle. Sei tutto ciò che vorrei essere, bellissima, solitaria, crudele. La tua violenza è senza confini. Ti piace pensare di poter divorare gli uomini, farli a pezzi, squartarli, senza giudizio. Ti piace dormire negli angoli bui, e stare ore a pregare in silenzio, fra le pareti di una casa di fango.
Quella stessa casa di fango è il tuo tempio, il tuo sepolcro; riproduce l’architettura esatta del mio corpo, braccia e gambe sono colonne e il torace aperto in due, affrescato con figure di santi e torture. In quella casa di fango aspetti qualcuno abbastanza coraggioso da venire a bussare alla tua porta. Sanno che vivi lì, io per primo vorrei bussare alla tua porta, chiederti di uscire a fare due passi sul lungomare, chiederti chi sei e cosa vuoi da me? Eppure non lo faccio, rimango qui a ricambiare il tuo sguardo, in parte terrorizzato in parte strabiliato dal tuo misterioso splendore, dalla tua postura, dai tuoi piccoli seni, dalla tua incrollabile fede nella mia devozione.


#Frammento5

In macchina con L. giriamo per le strade di campagna. Gli alberi sono rosse lune di corteccia, gli alberi sono cicatrici dai rami sorridenti. Vola un passero, due passeri, uno dietro l’altro. Il cielo rotto dai cirri, si nota la solitudine dei picchi, la roccia grigia. Ascoltiamo la musica, forse i Red Hot Chilli Peppers, L. dice fermiamoci a fumare sul prato. Parcheggia la macchina. Io non guido. L. mi porta sempre con sé, come un amuleto. L’erba secca ci punge le gambe, puzziamo già di fumo, puzziamo di sudore. Puzziamo alla grande, magnificamente; sul prato facciamo una canna. L. ha gli occhi rossi, lo sbeffeggio, mi tira per un braccio, facciamo la lotta nell’erba. Cristo quanti insetti se guardi da vicino. L. mi schiaccia la faccia nell’erba, fra le labbra un po’ di terra, mi prende per i capelli. Sei bagnata, mi dice. Io non credo ma dico lo stesso di sì. Gli prendo la mano e me la metto sulla fica; siamo sdraiati, stiamo bene così, stiamo fermi per un po’. Come si riconosce un passero femmina da un passero maschio? Lo chiedo a L. ma non lo sa, ridacchia, mi scopre un seno, succhia un capezzolo, biascica, forse biascico anche io; non siamo ancora nudi. Vorrei cantare ma ho la gola secca. Forse se L. si decidesse a infilarmelo in bocca. Un dignitoso scambio di fluidi, aiuterebbe la salivazione. Credo di essere bagnata ora; credo che L. mi abbia tirato giù i pantaloni e le mutande, l’erba mi punge il culo nudo; non mi dispiace. L. mi massaggia la clitoride. Ce l’ho accompagnato io con le dita. L’erba che mi punge il culo incredibilmente accelera l’orgasmo. L. mi mette la faccia in mezzo alle gambe. La sua lingua ha la consistenza di una prugna, la sua lingua è una prugna; vorrei mangiargliela. Giochiamo ancora a leccarci col sole sulle tempie. Siamo fradici, la terra appiccicata alla schiena, i migliaia di insetti schiacciati, di sicuro qualche formica, forse un grillo. Sarà un’estate calda.

 

Continua…


In copertina: artwork by Michele Poirier Mozzone


 

Una replica a “Frammenti di un’estate futura – Giochiamo ancora a leccarci col sole sulle tempie”

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