Di Annachiara Mezzanini
Ciascuno di noi è calato nel proprio personale contemporaneo, un segmento di tempo che si è soliti chiamare presente, ma la sua portata la comprendiamo solo quando questa assume la forma del passato. Cosa ci lega davvero al nostro tempo? Siamo esseri viventi calati in un’epoca e, come tali, la rispecchiamo in ogni scelta, in ogni azione, in ogni frammento che compone il nostro giorno. Ciò che ci tiene ancorati allo spazio-tempo che abitiamo è una sensazione stucchevole, una gomma da masticare che ha perso sapore e ci lega i denti, sciogliendosi irrimediabilmente sulla lingua. Instancabili continuiamo a masticare, non sappiamo cos’altro fare. Siamo incollati in quest’epoca, come mosche sulle strisce, quelle lasciate appese fuori dalla finestra, in estate. Un’estate che suda più di noi, che ci dimeniamo, cediamo: sentiamo qualcosa colarci addosso, come una coscienza a rallentatore, una melassa mischiata alle nostre cellule.
Lei, l’emblema dell’eccesso di sentimento, la sostanza ci tiene uniti a noi stessi e ci lascia osservare le cose da una prospettiva più vicina. Spaventa, perché ci immerge nella nostra esistenza, un qualcosa di cui conosciamo bene soltanto i profili, ma necessaria, perché ci rende animali sensibili, mutevoli, vivi.
Siamo una generazione che sente troppo, galleggiamo tra le immagini e le notizie dell’iperinformazione; per alcuni viviamo sdraiati, per altri lottiamo contro mulini a vento, ancorati in un qui & ora che cerchiamo di scrollarci di dosso, fatto di scelte prese da altri, che tentiamo di cambiare.
Siamo densi, siamo materia proteiforme, siamo agitati: siamo figli della melassa.
La melassa è una rubrica a cura di Annachiara Mezzanini che, attraverso vignette e illustrazioni, racconta l’attualità e il confuso, caotico, mondo delle relazioni.

