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Just dropped in – Intervista a Chiara Alessi x Electa (a cura di Annachiara Atzei)

È possibile, per le donne, guardarsi con occhi nuovi? E ha senso, oggi, interrogarsi su quale sia la differenza che le donne introducono nella società? Il vastissimo mondo dell’editoria prova a dare risposte a domande spinose, offrendo nuove chiavi d’accesso alla conoscenza di storie che dovrebbero riguardarci tutti. In un momento di grande attenzione alle prospettive femministe, Electa, che da sempre si muove nell’ambito delle arti visive e della cultura figurativa, allarga il proprio orizzonte di interesse attraverso la collana Oilà, curata da Chiara Alessi, portando in libreria le vite di importanti protagoniste del panorama creativo del Novecento che sono state capaci di farsi largo in ambiti ritenuti di esclusiva pertinenza maschile.

 

Artwork by Horacio Quiroz

 


Come è nata la collana Oilà e perché la scelta di questo nome?

L’idea di una collana al femminile è venuta all’editore che mi ha poi affidato la direzione. Da parte mia, non volevo raccontare solo storie di donne in quanto tali, ma di donne che avessero portato la loro differenza di genere operando per produrre la possibilità di sguardo alternativo a quello patriarcale nel quale, peraltro, siamo ancora immersi. Il nome Oilà viene dal fatto che mi piaceva la parola e il suono che fa, che è quello di un’esclamazione di sorpresa, un evviva! al mondo delle donne. Poi c’è un altro aspetto, cioè il richiamo al mondo del lavoro: volevo parlare, infatti, di figure che si fossero espresse con successo in ambienti professionali che in quel momento erano a predominanza maschile – in particolare nel corso del Novecento – trasformandoli. Oilà è ripreso dal verso della canzone popolare Sebben che siamo donne, entrata poi nel repertorio delle mondine, in cui si mescolano temi fondamentali quali la consapevolezza di genere e, appunto, il tema lavorativo.

Come hai scelto i nomi che sono entrati a far parte della collana e cosa accomuna, ad esempio, Elsa Schiaparelli, Lisetta Carmi o Goliarda Sapienza?

Siamo partiti da tematiche consuete per Electa, cioè il mondo delle progettiste nell’architettura, nella grafica e nel design, e da lì abbiamo iniziato a esplorare delle aree che non fossero strettamente legate alla progettazione in senso tecnico coinvolgendo anche il mondo della letteratura, della pedagogia e della politica. Le donne di cui abbiamo deciso di parlare si sono tutte poste una domanda: è possibile ripensare sé stesse? Interrogarsi su quale sia la differenza che introducono le donne nella società è una domanda sensata che dovremmo continuare a porci: è questo che accomuna le donne di cui raccontiamo con Oilà.

Perché c’è bisogno di dedicare spazio a donne diventate di spicco nella loro disciplina o mestiere?

Quello che ci interessa non è tanto parlare di donne che siano diventate di spicco nel loro ambito – questo succede sempre di più anche oggi, per fortuna – perché, anzi, questo fatto potrebbe apparire di per sé come un malinteso. Siamo più attenti a raccontare di donne che abbiano introdotto un cambio di prospettiva. Il nostro intento è far riflettere intorno alla possibilità di dare un’immagine della donna che non si conformi a quella che passa attraverso lo sguardo maschile. Questa riflessione non è banale, perché la donna ha visto sé stessa sempre in rapporto all’uomo. Ci piace immaginare che le donne abbiano avviato un cambio di passo nel loro mestiere e non tanto che abbiano lavorato come uomini. Penso, ad esempio, al settore dell’architettura: pur partendo da una concezione inclusiva, c’è sempre l’idea che il mondo maschile debba legittimare quello femminile. Questo impatta sulle donne in maniera forte visto che sono sempre tenute a riconfermare un sistema già esistente che ereditano così com’è.

Come l’architettura, anche la letteratura costruisce mondi: quello dell’editoria è sufficientemente aperto alle tematiche femministe?

Da un certo punto di vista, questo è un momento di grande attenzione intorno alle prospettive femministe: questo è un oilà!, ma può anche esserci il rischio che diventi un fenomeno che, come tale, compare ed è poi destinato ad afflosciarsi. Questa attenzione così spiccata può avere un carattere retorico talvolta controproducente. Come curatrice della collana, guardare alle cose con una certa distanza di prospettiva – in particolare occuparmi delle protagoniste del ‘900 – mi permette di dare una lettura di contesto che, nella foga della registrazione dell’attualità, rischiamo di perdere. Raccontare queste storie come le storie eccezionali di poche elette le depotenzia, mentre vorrei fare il salto e pensare a questo fenomeno come una marea.

Tra quelli pubblicati, c’è un nome che prediligi e ci sono ancora dei nomi femminili di cui vorresti parlare all’interno di Oilà?

Isolarne uno è complicato. Le amo tutte e tutte sono importanti. E non solo le donne di cui parliamo sono importanti, ma anche le voci che le raccontano e che non sempre sono di scrittrici professioniste, ma di autrici che conoscevano così intimamente le donne di cui hanno deciso di parlare da permettere – in uno spazio di 60.000 battute – che potesse instaurarsi una sorta di familiarità anche con i lettori. Come delle finestrelle dalle quali sbirciare, la scelta di particolari momenti della loro storia e delle parole da usare per dar vita al racconto ha centrato la prospettiva che volevamo far emergere e cioè quella di una visione finalmente alternativa a quella usuale. Per quanto riguarda le prossime pubblicazioni, invece, anticipo alcuni nomi: per l’architettura, parleremo di Cini Boeri, in occasione del centenario dalla nascita. Sarà poi la volta di Francesca Alinovi, artista straordinaria e militante di cui si parla più spesso per il delitto del Dams che l’ha vista protagonista. Per il mondo della moda, parleremo di Germana Maruccelli, stilista audace e spregiudicata. Non nego che ci sono anche altre donne di cui mi piacerebbe parlare prima o poi: penso, ad esempio, a Rossana Rossanda e Susan Sontag.

 

Just dropped in
Intervista a cura di Annachiara Atzei

 

 


In copertina: Chiara Alessi (Foto di Chiara Marelli ©)


 

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