Inutile aggiornare cartelle vuote e sogni,
con l’imbarazzo muto che riservo alle
giornate più tese, incespico svogliato
nell’indolenza piatta, belga o olandese,
fiandra battuta dal vento di memorie
appuntite, la mia destrimane specie d’uomo.
Sipari abbassati su mobiletti Ikea,
rappresentazioni pallide dell’ovvio.
Trilli
di telefoni immaginati, vivaci colori,
spericolate nebbie mascherate da luci,
fanali stinti, parabrezza morti di sonno:
fossi attendono, accoglienti, le spoglie
viventi dell’accaduto.
***
Si piantano bulbi nella terra ombrosa,
raccolti i capelli in una matassa spenta.
Non è questo il momento per partire,
humus di notte, germoglia la vita.
Sottile passa ogni anglicana confessione,
non udrai più parole sbagliate, nessun
suono verrà a seppellire il moto allegro
del lapis che incide la pietra.
Ai quattro canti del mondo segni di
Primavera, riscossa di verde la strada,
con alberi alti, finestre addobbate a festa.
Scaffalature nuove per pareti altrimenti
vuote.
Pensieri-lucciola si oppongono
sfiniti alla permanenza del buio, all’occhio
stanco che spreme la luce.

4 risposte a “Sogno n. 1”
Gran bella poesia!
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grazie Vincenzo!
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L’imbarazzo muto. la destrimane specie d’uomo… definizioni da abbracciare, e le abbraccio davvero.
Grazie, Daniele.
clelia
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grazie Clelia.
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