(it was the world in which I walked) – Michael Krüger (post di Natàlia Castaldi)

da “Il coro del mondo” – a cura di Anna Maria CarpiCollana Lo Specchio – Mondadori, 2010

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Il quotidiano gioco dei falchi della torre,
una visione che si forma e distrugge
nell'interspazio fra le acque
che si erge e si spegne.
Abbracciare anche loro, avvolgere col filo
egoistico della traiettoria,
un mondo che va sempre più lontano.
Sant'Agostino ride.
Io vivo in tre mondi: in questo,
all'ombra del gelso;
nel mondo dei miei pensieri
(it was the world in which I walked)
e nel mondo dei libri in cui leggo
ciò che accadeva quando per breve tempo
conducevo la vita di un uccello.
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La natura, abbiate pazienza,
scrive una poesia: fa rimare
alla lepre il tremito di paura
sotto il pelo, poi le regala
una notte come tana. Un tempaccio.
La pioggia parla da folle, i lampi
danno enjabement perfetti.
La poesia è venuta non male.
La richiedono
per raccolte e antologie vecchio stile.
Se non c'è altri a prendere la parola
o a tirarla a sé, si può recitare sotto voce.
Usa parole semplici: lepre,
gufo, poligono, temporale, olmo, io.
(Ma anche la natura come poetessa
ha dovuto far esperienza
che le sue parole semplici dovevano
condurre una propria vita e spesso dire
ciò che a lei, la natura, andava contropelo.)
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***
COME VANNO LE COSE
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E’ tutto tranquillo. Non è successo niente.
L’errore di scoprire il mondo lo rimpiangiamo da un pezzo.
Ogni colpo di vanga, ogni osso ritrovato, ogni speranza dissepolta:
la loro inefficacia  è dimostrata da un pezzo. Le rovine
si edificano su progetto, anche questa è una vecchia soluzione per dopo.
Sulle macerie artificiali abitano famiglie, accanite
a distribuire foto a colori: istantanee senza garanzia.
Si parlava di una piccola lista di obiezioni,
ridicolaggini, non mette conto di parlarne: non mette conto
comunque di interrompere gli altri.
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Tutto è tranquillo. Non è successo niente.
Le piccole ferite sanguinano come al solito, i ritardi
non hanno motivo. In altre parole, in altro modo,
detto altrimenti: il caso ne esce di nuovo vittorioso.
La ragione è battuta: nemmeno questo
le si vede addosso. Il suo profilo si è fatto più morbido
da quando parla solo di se stessa, i suoi occhi sono
più accademici, ogni sua uscita è facilmente scusabile.
E’ uno spasso diabolico starla a guardare: le soavi
Drammatizzazioni della sua indifferenza.
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E’ tutto tranquillo. Non è successo niente.
I sentimenti si son fatti meno vistosi, era da aspettarselo, l’odio
si è mutato in invidia. Non vi  eccitate,
niente storie, niente malinconie: il finanziamento dell’apatia
è assicurato. L’export si sta riprendendo. La vita
è ora capace di miglioramento, finalmente
si compie una vecchia speranza, finalmente
gli sforzi sono valsi la pena. Al museo, indifese,
le timide ambizioni degli anni passati:
a ognuno si fa chiaro come il sole su cosa si è infranta la storia.
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Non è successo niente. E’ tutto tranquillo.
L’alfabeto è di nuovo in uso, le tabelline,
il dialogo ha congiuntura. I vecchi cappelli,
le vecchie profezie, i vecchi fenomeni: tutto
sembra nuovo. Ognuno si presenta bene. Ognuno guarda ognuno
con interesse. Le conversazioni balbettanti
sono ammutolite, tutto scorre, fluisce, gli intimi
deragliamenti non ci sono più. L’oscuro è stato eliminato:
aforismi descrivono il mondo con mortale chiarezza.
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Non le rughe, la sazietà
i confusi gesti della mano,
non il lamento sommesso
sulla colpa non estinguibile,
non il calore con la brina
del primo freddo. E nemmeno:
le verità definitive
su questo paese dilavato.
La faccia di bambola del tempo invoca
Una descrizione distaccata.
E non c’è nessuno
che sappia parlare senza calore.

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Michael Krüger

 

nasce a Wittgendorf nel 1943, ma cresce a Berlino. Attualmente risiede a Monaco, dove dirige la casa editrice Hanser e la rivista “Akzente“.

Poeta e Romanziere, ha pubblicato in Italia le raccolte Di notte tra gli alberi (2003) e Poco prima del temporale (2005). Fra i suoi lavori tradotti in italiano ricordiamo Perché Pechino (1987), Il ritorno di Himmelfard (1995), La fine del romanzo (2000) La violoncellista (2002), La commedia torinese (2007).

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5 risposte a “(it was the world in which I walked) – Michael Krüger (post di Natàlia Castaldi)”

  1. ah ah ah nat, stavo reparando anch’io un post sullo stesso libro…stasera ti mando le due poesie che avevo scelto, così le aggiungi

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