sdraiato su vecchi giornali
l’uomo che ha l’acqua nelle scarpe
guarda le barche lontane.
Jacques Prévert
Vedi
nulla si può davvero contro un mare a pezzi
calato come un sipario liso sulle carte
– la parola fine mese non ha nulla del cominciamento–
e ti guardo tenere il timone, rasserenare gli innocenti
assecondare ogni attesa moltiplicare il pane
– che è tutta farina del tuo sacco –
vedi tu
la vita è che comunque te la immagini diversa
è un cielo aperto che sconti non farà mai ai marinai
né a chi li aspetta ed alle loro facce
– chine sul cuscino su cui riposano i sogni-
allora
quando il male come un’onda assale
il porticciolo ricurvo sulle povere barche
che nulla sembra fermare la furia – e così pare
allora
corre lo sguardo a cercare un lume
una luce qualsiasi che indichi salvezza,
e che seppure tenue dica vita
-così io guardo te-
.

7 risposte a “3 – versi inediti – Poesia d’amore numero tre – Francesco Forlani (post di natàlia castaldi)”
Questo conversare intimo, diretto, mi prende.
Grazie.
clelia
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Molto bella…concordo con Clelia e mi unisco nel sentire la poesia come una rivelazione intima che supera l’io del poeta per arrivare a tutti, senza distinzioni.
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(mi pare rispettoso nei tuoi confronti e anche di chi ti ospita lasciare qui il mio commento da facebook)
[…]
hai dato un nome esterno all’ interno. estrazioni da feritoie. leggendo questi versi è come se si avesse sete e si cercasse di bere dal bicchiere pieno che intanto però scivola inesorabilmente dalla mano allontanandosi sempre più dalla set…e. la mano ha preso e tiene qualcosa di saziante che non sazierà mai. vedi vedi tu allora
– è un delicato chiamare a massa la spinta per la sopravvivenza che si chiama anche amore. sono versi che hai usato per sostituzione a un corpo più abile all’ istinto. come addomesticati, forse stanchi, un po’ ipovedenti apposta ipovedenti per non scoprirsi troppo [vedi anche risparmio di energia], forse la retina altra – la non retina – che cestina briosa “la realtà apparente”.
vorrei lasciarti qui un pezzo di Michelstaedter tratto da “la persuasione e la rettorica”… così mi è venuto il riferimento. così.
“… ma tutto ciò non è mio: non è in me quanto vedo, e per più vedere non mai “ho visto”: la vista non la posseggo – il mare brilla lontano; in altro modo esso sarà mio; io scenderò alla costa; io sentirò la sua voce; navigherò sul suo dorso e sarò… contento. Ma ora che sono sul mare , “l’ orecchio non è pieno di udire” e la nave cavalca sempre nuove onde e “un’ ugual sete mi tiene”: se mi tuffo nel mare se sento le onde sul mio corpo – ma dove sono io non è il mare; se voglio andare dove l’ acqua e averla – le onde si fendono davanti all’ uomoche nuota; se bevo il salso, se esulto come un delfino – se m’ annego – ma ancora il mare non lo posseggo: sono “solo” e “diverso” in mezzo al mare. né se l’ uomo cerchi rifugiopresso alla persona che egli ama – egli non potrà saziare la sua fame: non baci non amplessi o quante altre dimostrazioni l’ amore inventi li potranno compenetrare l’ uno dell’ altro: ma saranno sempre due e ognuno solo e diverso difronte all’ altro”
insomma Francesco… antialchimia (?)pare…
ciao
paola
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sei la benvenuta, Paola, ti ringrazio per il commento, la presenza e il bellissimo brano di Michelstaedter.
n.
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e grazie a te, Natàlia.
paola
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paola grazie per l’attenzione consueta e il dire pertinente delle cose. perché di questo si tratta no? e condivido questa cifra da te evocata della distanzialità della scrittura che per quanto si voglia mobile e nomade rimane fissa a un qualche orizzonte (esperienza) e non colma quel vuoto (tu lo chiami pieno) ecco perché per esempio la parola amore ricorre ma solo numerata e solo nel titolo. alchimia dell’anti, dici tu, comunque dell’inappetenza, come a dire che non puoi mangiare l’aria né digerirla. come quando si ama veramente
effeffe
ps
ottima citazione peraltro
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così stanotte dal mio amico sparz a milano mi sono letto Michelstaedter in una bella edizione adelphi invecchiata bene come i buoni vini.
effeffe
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