sotto cicale
e i loro canti indispettiti
trattengo la notte sotto velo
pauroso quanto solo
folle di ventre scovato a fatica
nelle pieghe del sogno
un’ape frantumata
un fruscio di gatto
prendo il biglietto per le nuvole,
sotto un albero che osserva
i miei gesti nascosti
che privi di castità
mi offrono al cielo.
Mi tentano le oscurità
riflesse fra le gambe
intorpiditi i sensi nel cercare
quando friniti e lacrime
hanno medesima sostanza di pioggia,
senza che nulla cambi
sotto il cappello stramato
come un orlo a giorno
tutto da rifare.
Disastro nell’ombra
di astro il corpo che risplende,
senza più domande.

