Riflesso in una vetrina
Che c’è nel mio sguardo assorto
specchiato in una lastra di vetro?
Scorrono rapide figure dietro me
passanti frettolosi che m’ignorano.
Sono lì davanti alla vetrina
volevo vedere un po’ di cianfrusaglie
oggetti da niente per un regalo da nulla
un tributo al consumo senza valore
e invece guardo una fronte stempiata
occhi stanchi che ancor s’interrogano
senza mai aver risposta
se mi chiedo chi mai sono,
se ricerco un’identità forse nascosta.
L’accenno di un sorriso
ma il viso ormai è un ghigno
una smorfia di stupore
non conosco quell’immagine
non son io mi ripeto
e con dolore m’allontano
lascio fra la roba del negozio
il riflesso di me stesso
volgo invano gli occhi al cielo
cerco un’inutile pietà
ma io son io
sono quello.
*
Il resto è solo silenzio
Mute distese di verde sferzate dal vento
percorse da lunghe linee bianche
lontano è il rumore del mare
un rombo aspro, quasi rauco
che si spezza contro l’alta costa.
Sembrano soldati impettiti
fermi in eterno sull’attenti
cippi marmorei, un nome e due date
tutto quel che resta di un uomo.
Scende una pioggia fine
da questo cielo spesso imbronciato
lacrime di madri e spose lontane
mesti ricordi che il tempo smorza
fra echi di nuove battaglie
pianti rinnovati
altre distese crocefisse a sogni
che mai prenderanno il volo.
Soffia forte il vento
brontola il mare
tutto il resto è solo silenzio.
*
Ai caduti di tutte le guerre
*
Fra mare e cielo
Mugghia forte oggi il mare
sospinto dal vento freddo
che scende dal lontano nord.
Le onde corrono impazzite
si urtano si superano
s’infrangono sulla scogliera.
Corre lo sguardo là dove
mare e cielo sono tutt’uno
un’incerta linea grigia
un confine senza sbarre
dove l’uno affonda nell’altro.
Nelle notti di luna
lì s’affollano vele
barche partite e mai tornate
ora sospese fra cielo e mare.
S’affannano invano i vogatori
ma i remi non calano nell’acqua
annaspano invano senza più
trovare la via di casa.
S’odono allora brusii sommessi
un coro a bocche chiuse
di chi non può più raccontare.
Sulla spiaggia s’alzano i richiami
di donne desolate di spose sconsolate
di madri addolorate.
Gridano i nomi che si perdono
nel fragore del mare.
E’ un amore disperato
che lanciato sull’onda
lesto torna alla riva
e s’aggrappa a capelli
mossi dal vento
a piedi intirizziti
affondati nella rena
a cuori sfiniti
che battono solo di speranza.
*
Una voce dal nulla
Passato è ormai
anche il tempo dei ricordi.
Nemmeno me ne accorsi
fu solo il buio d’un sole nero
che a mezzogiorno
spense l’ultima luce
una tremula fiammella
in preda al vento della vita.
Niente più fame
nemmeno sete
i desideri son finiti.
Se un tempo resta
non scorrono le ore
senza più albe
senza più tramonti.
La vita è dinamica continua
ma qui non c’è più oggi
né ieri e nemmeno domani.
E’ un luogo questo
senza più tempo
un luogo che non c’è
e io sono un uomo
che è stato
e mai più sarà.
*
Frontiere
Mosaici di nulla
invisibili frontiere
difese,
offese,
spazi ristretti
in cui frenetica
la vita si consuma.
Celle chiuse dall’interno
s’aprono solo
per l’ultimo viaggio.
*
Il deserto
Silenzio
solo silenzio
ma io odo
urla strozzate
sono vibrazioni
dentro al cuore
disperate solitudini
che fluiscono incessanti
soffocate alle orecchie
ma amplificate dentro me
Forse anch’io grido
a bocca chiusa
reclamo un ascolto
che non c’è
E’ grande questo deserto
d’ombre sfuggenti
granelli di sabbia
a stretto contatto
soli fra tanti
ognuno per sé
senza voce
se non l’urlo di dolore
per una vita racchiusa
nel guscio di un’ostrica
che l’onda del tempo
spinge sempre più a riva.
*
L’obelisco lucente
S’alzava dalla sabbia
un obelisco lucente.
Salii una scala senza gradini
e più andavo
più non scorgevo la cima
nessuna fatica
una levità dell’essere
mentre lasciavo dietro
cirri di pagine incompiute
e il sole rimpiccioliva
alla luce che abbagliante
scendeva da lassù.
Solo il risveglio
fermò la salita
fuori s’annunciava l’alba
ma già sapevo
che la mia aurora
era sorta in sogno
schegge luminose appuntate in me
come spilli di conoscenza
immagini rifratte nella mente
come squarci di luce nel buio.
Lassù mai arriverò
ma nel tempo che verrà
salirò ancora quella scala
senza più ritorno.
*
Quelli furono giorni
Ricordi?
C’era un’ebbrezza senza vino
un girar vuoto intorno
la risata per un nonnulla
corse a piedi nudi
senza una meta
quasi uno sfogo.
Stavamo ore al sole
a strofinarci spensierati
una gioia intensa
ci sommergeva.
E tutto per un bacio
quasi strappato
un contatto di labbra
dapprima fugace
poi passionale
intenso, a suggere la vita.
Quelli furono giorni
giorni senza ore
giorni inconcludenti
senza albe e tramonti.
Ormai il ricordo è vago
uno strascico di serena follia
che rende ancor più amari
i baci frettolosi
dei nostri giorni qualunque.
*
La regina d’inverno
Cristalli di ghiaccio i suoi occhi
fiocchi di neve i capelli
vento di tramontana
la sua voce.
Scende dal cielo
in groppa a una renna
viene al suo regno
di bianco e di brume
la regina d’inverno
dama condannata
al freddo eterno.
Mai un po’ di calore
anche nel cuore
Per lei si spezzano rami
raggelano viandanti
s’imbiancano abetaie
ma nemmeno
un cuore impazzisce
nemmeno
un principe s’appressa.
Corre i suoi giorni
su terre gelate
su ore di buio
sola e indurita
regina senza monarca
di una stagione
che muore
in pozze di fango
nel sole
che di nuovo ritorna.
*
La sconosciuta
Ci fu forse un momento di luce
un bagliore del cuore
un fremito impertinente.
Fu quasi un istante
un’ora
un giorno
una vita
un’emozione infinita.
Fu solo quel tuo sguardo
subito perso nel grigio quotidiano.
Nulla dicesti
bastarono gli occhi
e ti vidi lontana
sempre più piccola
un lampo di luce
un’immagine ormai sbiadita
conservata nell’album dell’anima.
Passati sono i giorni
resta solo un ricordo
un sentimento assopito
un sogno subito nato
e mai morto.
*
Mondine al lavoro
Non c’è cielo
che riesca a specchiarsi
nell’acqua fangosa ove affondano i piedi.
Prone, in file parallele,
avanzano sguazzando,
le mani vescicate ad artigliar le erbacce,
un unico esercito in parata,
impeccabilmente misero.
Nel sole che dardeggia,
fra gli sciami di irritanti moscerini,
ogni tanto s’alza un canto di speranza disperata,
di riscatto di una dignità derisa,
lordata dal sudiciume del denaro
che scorre nelle mani del padrone.
E nel torrido riverbero del meriggio assolato,
denso di umida calura,
s’assopiscono le voci nella fatica
di chi meno ha,
ma più dà.
_____________
Renzo Montagnoli nasce a Mantova l’8 maggio 1947. Laureato in economia e commercio, dopo aver lavorato per lungo tempo presso un’azienda di credito ora è in pensione e vive con la moglie Svetlana a Virgilio (MN).
Ha vinto con la poesia Senza tempo il premio Alois Braga edizione 2006, con il racconto I silenzi sospesi il Concorso Les Nouvelles edizione 2006, con le sillogi poetiche Canti celtici e Il cerchio infinito, rispettivamente, la settima edizione e l’ottava edizione del Premio letterario internazionale L’arcobaleno della vita.
Sue poesie e racconti sono pubblicati sulle riviste Carmina, Isola Nera, Prospektiva e Writers Magazine Italia, oltre a essere presenti in antologie collettive e in e-book.
Collabora inoltre con il trimestrale IF Rivista dell’Insolito e del Fantastico.
Ha pubblicato le sillogi poetiche Canti celtici (Il Foglio, 2007) e Il cerchio infinito (Il Foglio, 2008).
E’ il dominus del sito culturale Arteinsieme (www.arteinsieme.net)


2 risposte a “Renzo Montagnoli – poesie inedite (post di natàlia castaldi)”
Grazie, Natàlia.
Renzo
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Renzo, un vero piacere averti qui.
grazie per il tuo lavoro e la tua amicizia.
n.
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