Una rubrica di Francesco Marangi
F non è granché bello, non so neanche perché ci sono andata a letto, forse perché dicevano tutti che era un disperato, ma disperato nel senso buono, tipo che leggeva un sacco, tipo che passava le giornate a leggere e fumare e magari leggeva per fumare o viceversa, e di solito aveva un cattivo odore. Sì, girava voce che non si lavasse troppo. Emanava solo un odore un po’ forte, tutto qui, l’odore di quelli che dimenticano di lavarsi, l’odore di quelli che dimenticano di avere un odore. Comunque gliel’ho detto quando siamo finiti a letto insieme, dopo la scopata, che devo dire non è stata una brutta scopata. Non è che gli ho detto di farsi una doccia, gli ho chiesto se voleva fare una doccia, con me, ed è finita che ci siamo lavati insieme e io l’ho insaponato e lui ha insaponato me, la schiena e fra le gambe e mi ci ha dato anche una leccata supplementare, per non farsi mancare nulla, come se non vedesse una fica da secoli, e questo di lui mi è piaciuto.
Siamo andati a casa mia perché F non voleva portarmi a casa sua, anche se probabilmente era più vicina. O almeno credo, non me l’ha detto esplicitamente, ma ho capito che da lui preferiva non andare. Così dopo aver bevuto, bevuto parecchio, tipo cinque birre, eravamo piuttosto sbronzi, devo dire abbiamo passato una piacevole serata, abbiamo pagato il conto metà per uno e siamo andati da me. Quando si è spogliato ho capito subito che non si sentiva a suo agio nudo. Forse per tutti quei peli. Tutto sommato non era così peloso. Ho visto di peggio in giro. Insomma avrebbe potuto almeno farsi una ceretta alle spalle. Non importa. Il sesso è stato simpatico, lui goffo, subito si aggirava per la camera come una strana scimmia ingenua, non sapeva se toccarmi o meno, credo avesse paura di farmi male o qualcosa del genere. Posso toccarti? mi ha chiesto, e io ho riso, gli ho detto che a quel punto doveva toccarmi, altrimenti mi sarei incazzata. Lui mi ha lanciato un’occhiata strana, non so se ha capito che stavo scherzando. Comunque mi è piaciuto che me l’abbia chiesto, cioè era chiaro che poteva toccarmi ma mi ha fatto piacere che se ne sia accertato un’ultima volta prima di passare ai succhiamenti e alle penetrazioni varie, diciamo al rituale amoroso vero e proprio. Il sesso in sé è stato soddisfacente, mi afferrava il corpo con forza, è forte, anche se dal fisico non si direbbe, ha anche un po’ di pancia, niente di troppo disastroso, sono sicura che con un po’ di palestra andrebbe via. Mi ha fatto venire due volte, poi ha voluto che mi toccassi e mi ha guardata. Lui non è venuto ma mi ha detto che andava bene così. Poi come ho detto ci siamo fatti una doccia, continuava a guardarmi negli occhi e io un po’ ero a disagio e un po’ mi sentivo apprezzata, nel senso che mi sentivo bella, mi ha fatto sentire desiderata, ecco. Ci siamo buttati sul divano e io ho girato una canna. Lui mi ha chiesto cosa stavo leggendo. Gli ho detto che stavo preparando un esame, un monografico su Saba. Mi ha detto che Saba è una gran rottura di coglioni e che l’unica cosa veramente brillante che ha scritto è stata che gli italiani non sono parricidi, come per esempio i francesi, ma fratricidi. Gli ho chiesto cosa leggeva lui e F ha detto solo che stava leggendo un po’ di tutto. Secondo me aveva detto così di Saba per fare la figura del ribelle, o qualcosa del genere, magari neanche l’aveva letto, magari quella roba sui francesi e sugli italiani l’aveva recuperata da qualche parte su Internet o su Instagram. Si è messo a guardare i libri che tenevo nella libreria. Li prendeva in mano, li sfogliava e poi li rimetteva a posto. Avrei voluto capire a cosa pensava. Mentre faceva così sembrava quasi un bambino. Mi faceva tenerezza. In quel momento credo di aver deciso che volevo ancora fare l’amore con lui. Quando se n’è andato mi sono messa a leggere qualcosa di Saba, non ricordo bene cosa, ma ho pensato che forse davvero è una rottura di coglioni.
In copertina: Alfabeto sedia by Amandine Alessandra

