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Il demone dell’analogia #23: Stelle

«Una strana amicizia, i libri hanno una strana amicizia l’uno per l’altro. Se li chiudiamo nella mente di una persona bene educata (un critico è soltanto questo), lì al chiuso, al caldo, serrati, provano un’allegria, una felicità come noi, esseri umani, non abbiamo mai conosciuto. Scoprono di assomigliarsi l’un l’altro. E ognuno di loro lancia frecce, bagliori di gioia verso gli altri libri che sembrano (e sono e non sono) simili. Così la mente che li raccoglie è gremita di lampi, di analogie, di rapporti, di corti circuiti, che finiscono per traboccare. La buona critica letteraria non è altro che questo: la scoperta della gioia dei libri che si assomigliano.»
Mario Praz

Collage di Dina Carrouzzo Nazzaro con immagine di Auguste Raynaud
Stelle

Stelle

Tornano in alto ad ardere le favole.
Cadranno colle foglie al primo vento.
Ma venga un altro soffio,
ritornerà scintillamento nuovo.

da Sentimento del tempo di Giuseppe Ungaretti

 

“Bright star, would I were stedfast as thou art…”

Bright star, would I were stedfast as thou art—
    Not in lone splendour hung aloft the night,
And watching, with eternal lids apart,
    Like nature’s patient, sleepless eremite,
The moving waters at their priestlike task
    Of pure ablution round earth’s human shores,
Or gazing on the new soft- fallen mask
    Of snow upon the mountains and the moors;
No—yet still stedfast, still unchangeable,
    Pillow’d upon my fair love’s ripening breast,
To feel for ever its soft swell and fall,
    Awake for ever in a sweet unrest,
Still, still to hear her tender-taken breath,
And so live ever—or else swoon to death.

“Stella lucente, foss’io come te costante…”

Stella lucente, foss’io come te costante –
    Ma non in solitario splendore sospesa sull’altura
Della notte a osservare, con le tue eterne luci accese,
    Quasi paziente, insonne eremita della natura,
Le acque mobili nel loro sacro dovere
    Di pure abluzioni per le spiagge umane,
O a contemplare le nuove, dolcemente scese, maschere
    Di neve sulle montagne e sulle brughiere –
No – costante sempre, mai mutevole, vorrei risiedere
    Sempre sul guanciale del seno dell’amore
Mio, per sentirlo sempre pulsare cedevole,
    Per sempre sveglio in dolce inquietudine,
Per sempre, sempre udire il suo respiro tenue
E così vivere in eterno – o venir meno nella morte.

da Poesie di John Keats
(traduzione di Silvano Sabbadini)

 

Stelle Smarrite

Perché siamo solo stelle smarrite
non indichiamo strade
perché ci siamo già perdute
non ancoriamo sogni
ma brilliamo sole e silenziose
restiamo a guardare
offuscate dai bagliori di questi strani mondi
troppo grandi per noi e non nostri
spegnendoci piano piano
sin quando arriva il giorno.

Poesia inedita di Dina Carruozzo Nazzaro

6 risposte a “Il demone dell’analogia #23: Stelle”

  1. Un connubio sempre bello e interessante quello tra poesia e immaginArte…grazie perchè riuscite a farmi sognare e a mantenere viva la mia sete di bellezza.

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  2. Alla dimensione simbolica delle costellazioni che presiedono i destini umani, si collega l’analogia di stelle-favole come infanzia perduta e ciclicità del tempo dal momento che il vento va e poi torna, ciò a significare che nessuna cosa muore. La stessa analogia di smarrimento e distanza siderale si può scorgere anche nella lirica intensa di Dina Carruozzo Nazzaro come il ritmo interiore su questa stessa musica profonda si coniuga al mistero dell’universo e della vita in Keats. Cercare in Dio l’unica realtà vera e il sentimento della tradizione e dell’eredità storica in cui siamo immersi nella dimensione sognante di “Stelle” rimanda alle illusioni umane destinate a infrangersi a contatto con la realtà.
    La notte di Auguste Raynaud allude sì allo spaesamento ma anche alla forza di opporsi. Grazie
    Maria

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  3. Parabola molto simile a quella della vita umana: una curva crescente e decrescente quella di una stella che nasce, brilla e muore. Ma lo spegnersi in attesa del giorno (come scrive Dina Carruozzo Nazzaro) è affar nostro….solo nostro

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