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Fabia Ghenzovich, Nudità

Fabia Ghenzovich, Nudità
Prefazione di Luigi Cannillo
Il Leggio Libreria Editrice 2020

 

Nudità di Fabia Ghenzovich ha nella dimensione corporea della parola un Leitmotiv che risulta più efficace là dove la tensione è verso le “frasi vere”, di cui scriveva Ingeborg Bachmann. Nudità come assenza di orpelli e, soprattutto, di finzioni; nudità come smascheramento della “lingua dei servi”, come  affrancamento da «ogni parola vassalla».
In tal senso mi appaiono centrali i versi, brevi come sono in prevalenza i versi di questa raccolta, isolati nella loro nudità e poi ricomposti in virtù di un onnipresente enjambement: «Dico – la nudità –/ qualcosa insomma/ di integro come alba// dico ecco la voce/ pulita sotto strati e strati/ la voce del fondo che spiazza/ ogni parola vassalla».
Nella stessa direzione, di rivolta, ma con un accento amaro, per la constatazione che nel presente stravolto dalla parola vassalla non ci si riconosce più, va l’omaggio al poeta nella poesia A Zanzotto: «più non ti riconosco mondo/ ridotto a residuo/ di un click messo all’asta».
Già la citazione in esergo, il verso di Velimir Chlebnikov  «la libertà arriva nuda», dichiara questa accezione di «nudità», ribellione di voce, «nuda fiamma», un andare “alla radice della parola”, così come si intitola l’intervista di Anna Lombardo a Fabia Ghenzovich, che conclude il volume.
A questa, che individuo come la principale, si collegano altre manifestazioni della nudità: la corporeità del desiderio («Su queste acque/ del Sile un cigno/ vorrei essere ora// o come in Dedalus nudo/ riflesso d’occhi/ liquefatti// un airone»), la fisicità della visione («al di sotto/ si apre salato/ il ventre del mare.»), lo svelamento del sogno, un “cuore messo a nudo”, per ricorrere alle parole di Baudelaire («Il sogno finito/ e infinito svelare/ d’un uomo. Saprebbe inventarla/ la Pace// un bambino).
Altra forma di nudità, esito e controcanto alla ribellione di voce, è infine il momento in cui è la voce stessa a spogliarsi, a liberarsi del quotidiano affanno, a «posare l’orecchio/ nell’andare e ritornare l’eterno/ cantico// del silenzio».

Anna Maria Curci

 

Una sillaba
ribelle
spoglia
libera
fermentata nella polvere

nuda
fiamma.

 

Dico – la nudità –
qualcosa insomma
di integro come alba
o natale ma corporale

dico ecco la voce
pulita sotto strati e strati
la voce dal fondo che spiazza
ogni parola vassalla

che non suona
che non filtra
più la luce.

 

C’è silenzio qui
tanto da sembrare una pace
postuma eppure il corpo

del reato giace a terra
e certo non avevo acconsentito
ad una morte

precoce. Lascio la scena con le vesti
imbrattate del rosso
che scolora nel regno
in cui sola

mi incammino.

——————Se un lume
tu avessi saputo darmi almeno
——————chiedere perdono…

 

Ovunque tracce
braccate nel passo
alle caviglie
dalla fame dell’ombra
mai sazia

disabitati
corpi in assedio
fino all’ultimo bagliore

se la rosa muore.

2 risposte a “Fabia Ghenzovich, Nudità”

  1. Paiono sollevati. I versi galleggiano nella rappresentazione di una scena onirica. Una vestale.Ancora. La rappresentazione di se stessi, che anelano ad una rapida verticale. La scrittura del verso allungato. Queste tonalità classiche. Azzardo l’ipotesi poetica: tutto il passato nel teatro delle parole.
    Anche il passato ha un suo teatro, una sua rappresentazione nelle parole.

    Un caro saluto.

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  2. Ringrazio Anna Maria Curci per l’attenta lettura del mio libro pubblicato proprio in tempo di coronavirus. Grazie per le tue parole, un regalo che ho accolto con grande gioia.
    Fabia

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