Carità del mio paese?
Da questo poggio, le viti ancora
ci soverchiano e grappoli e fronde,
risentiremo il subbuglio del paese
soffiare dalle trombe delle case.
Alle finestre illuminate corrono
le tristi campane delle chiese.
E d’alti uccelli neri gorgogliare.
Battono colpi nelle mascalcie.
L’allarme del primo gallo alla Badia.
Dalle fosse supini
con noi quanto nostri fratelli
li collocammo dirimpetto
per darci a vicenda conforto,
faranno di sentire le tue voci
nel vento dei pini!
Ma non ce ne importa più
a me e alla mia amica
se insistono le voci all’asta pubblica
e fosca a noi si sente
la tromba del fornaio nelle case.
Intricato è qui contare i caduti
che hanno perduto le poste.
Andiamo con la mia amica
mettendo i piedi sui viali
attono alla tua morte, paese,
attorno al tuo furore,
sapendo il fosso ove pestarti il cuore.
Una replica a “I poeti della domenica #370: Rocco Scotellaro, Carità del mio paese?”
Una costruzione incalzante ma soprattutto uno spettacolarmente alto finale in crescendo: “mettendo i piedi sui viali
attono alla tua morte, paese,
attorno al tuo furore”
meraviglioso!
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