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I poeti della domenica #342: Lawrence Ferlinghetti, One of These Days/Uno di questi giorni

Poet Lawrence Ferlinghetti — Image by © Christopher Felver/CORBIS

 

Uno di questi giorni

Uno di questi giorni
accetteranno mai quello che dico
come assoluta verità
e mi chiameranno maestro
e mi appunteranno sul petto la croce di Luce
E se lo faranno, oh se lo faranno
ne sarà la valsa la pena dopo tutto
Tutte le frasi spezzate cominciate da capo
tutti gli illusori trionfi
che possono avvenire soltanto di domenica
quando tutte le banche sono chiuse
e tutte le chiese fallite sono aperte
e tutte le lotterie vinte
solo per scoprire che i biglietti sono stampati
con inchiostro simpatico
e l’ultimo cavallo nell’ultima corsa
che salta l’ultimo ostacolo alla libertà
e io fermo nel recinto dei vincitori
con una corona attorno al collo
chiedendomi quale bionda mi bacerà
mentre la banda dei mariachi suona
I Giorni Felici Sono Tornati
o l’Inno di Battaglia della Repubblica
ed una sfilata procede
verso la piazza lontana
dove imbecilli che indossano ali di lamé
cadono dagli alberi?

[traduzione di Lucia Cucciarelli]

One of Those Days

When I am old
will they accept what I say
as the absolute truth
and call me maestro
and pin the cross of light on me
And if they do, oh if they do
will it have been worth if after all
all the broken sentences begun again
all the illusory triumphs
which could only happen on Sundays
when all the bank are closed
and the bankrupt churches open
and all the lotteries won
only to find the tickets printed
with evaporating ink
and the last horse in the last race
jumping the last fence to freedom
and I standing in the winner’s circle
with a wreath around my neck
wondering which blond will kiss me
as the mariachi band plays
Happy Days Are Here Again
or The Battle Hymn fo the Republic
and a parade goes by
to the distant plaza
where imbeciles wearing tinsel wings
drop from the trees?

 


da New Poems (Nuove poesie), 1993

Una replica a “I poeti della domenica #342: Lawrence Ferlinghetti, One of These Days/Uno di questi giorni”

  1. La consueta irridente profondità di Ferlinghetti, l’ironia circa la seriosità con la quale lo sciocco di turno prende davvero sul serio la propria presunta missione sulla terra campiscono questa godibilissima lirica.
    Appassionata musicalità del verso, accurata negligenza nel distillare le espressioni, cinica ma non perduta visione sugli uomini. La glorificazione, la santificazione del maestro, del poeta, del lungimirante che prefigura laddove tutti gli altri sono ancora alle prese con il sonno da scacciare via dagli occhi, potranno compiersi soltanto in un giorno di festa, quando la smania degli affari,sempre e comunque, dovrà necessariamente tacitarsi. Le chiese allora saranno aperte e i biglietti delle lotterie saranno solo da stracciare, perché l’opportunità, ammantata di promesse, è già stata qui senza evidenti segnali del suo passaggio. L’ultimo ostacolo sarà superato dall’ultimo cavallo e il poeta, in attesa di gloria eterna, se ne starà con la corona che gli cinge il collo. Qual è il senso della nostra vita? sembra chiedersi il poeta. Il senso…Potrà avere mai senso la nostra vita se lo sciocco, ancora in agguato, affiancherà l’uomo savio?

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